Tra il 1936 e il 1939 la Spagna fu teatro di una sanguinosa guerra civile che, caricandosi di un importante significato ideologico, diventò ben presto uno scontro tra democrazia e fascismo. Numerosi furono gli antifascisti che da tutto il mondo arrivarono in Spagna per sostenere i propri ideali, molti provenivano dalla Sardegna.
Dopo la fine della dittatura di Primo de Rivera e la caduta della monarchia, la Spagna aveva vissuto una forte instabilità economica e sociale, che aveva visto succedersi un fallito colpo di Stato militare e una insurrezione anarchica sanguinosamente repressa.
Quando, nel 1936, le sinistre unite nel Fronte Popolare (comunisti, socialisti e repubblicani schierati assieme per la prima volta) vinsero le elezioni e salirono al governo, la tensione esplose.
Le masse proletarie vittoriose si scagliarono contro i grandi proprietari e il clero cattolico, mentre la vecchia classe dominante reagì dando sfogo alla violenza squadristica della Falange (organizzazione fascista) e tentando un nuovo colpo di Stato per mano militare.
Iniziata nel luglio del 1936, la ribellione ebbe il suo punto di forza nelle truppe coloniani di stanza nel Marocco spagnolo, guidate dal generale Francisco Franco.
A modificare lo stato della situazione che inizialmente vide in vantaggio il governo repubblicano, fu il comportamento delle potenze europee. Mussolini aiutò i franchisti inviando almeno 50.000 volontari (in realtà reparti regolari) e ingente materiale bellico, mentre Hitler potè sperimentare l’aviazione tedesca contro gli obiettivi del governo.
Nessun aiuto arrivò alla Repubblica dalle potenze democratiche.
L’unico sostegno ai repubblicani venne dall’Unione Sovietica che non solo fornì materiale bellico, ma favorì la promozione di Brigate Internazionali: reparti di volontari composti da comunisti ma aperti ad antifascisti di tutte le tendenze e di tutto il mondo (ricordiamo la partecipazione dell’americano Hemingway e dell’inglese Orwell).
Molto numerosi furono gli italiani e i tedeschi che trovarono nella guerra l’occasione per combattere quella battaglia che ancora non potevano affrontare in patria. “Oggi in Spagna, domani in Italia” fu lo slogan degli antifascisti italiani presenti soprattutto nella Brigata Garibaldi.
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Discorso pronunciato da Carlo Rosselli alla radio di Barcellona il 13 novembre 1936
Compagni, fratelli, italiani, ascoltate.
Un volontario italiano vi parla dalla Radio di Barcellona per portarvi il saluto delle migliaia di antifascisti italiani esuli che si battono nelle file dell’armata rivoluzionaria.
Una colonna italiana combatte da tre mesi sul fronte di Aragona. Undici morti, venti feriti, la stima dei compagni spagnuoli : ecco la testimonianza del suo sacrificio.
Una seconda colonna italiana, formatasi in questi giorni, difende eroicamente Madrid. In tutti i reparti si trovano volontari italiani, uomini che avendo perduto la libertà nella propria terra, cominciano col riconquistarla in Ispagna, fucile alla mano.
Giornalmente arrivano volontari italiani: dalla Francia, dal Belgio, dalla Svizzera, dalle lontane Americhe. Dovunque sono comunità italiane, si formano comitati per la Spagna proletaria. Anche dall’Italia oppressa partono volontari.
Nelle nostre file contiamo a decine i compagni che, a prezzo di mille pericoli, hanno varcato clandestinamente la frontiera. Accanto ai veterani dell’antifascismo lottano i Giovanissimi che hanno abbandonato l’università, la fabbrica e perfino la caserma. Hanno disertato la guerra borghese per partecipare alla guerra rivoluzionaria. […] Sappiamo che le dittature passano e che i popoli restano. La Spagna ce ne fornisce la palpitante riprova. Nessuno parla più di de Rivera. Nessuno parlerà più domani di Mussolini. E’ come nel Risorgimento, nell’epoca più buia, quando quasi nessuno osava sperare, dall’estero vennero l’esempio e l’incitamento, cosi oggi noi siamo convinti che da questo sforzo modesto, ma virile dei volontari italiani, troverà alimento domani una possente volontà di riscatto.
E’ con questa speranza segreta che siamo accorsi in Ispagna.
Oggi qui, domani in Italia.
Tanti i sardi che risposero a questo appello. Molti non sono tutt’ora conosciuti, altri dopo il conflitto preferirono rimanere nell’anonimato, di alcuni si hanno avuto notizie solo recentemente, come il caso di un antifascista di Villaputzu.
Questi i volontari di cui si hanno maggiori informazioni:
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Per la provincia di Cagliari:
Eppure il loro contributo fu importantissimo. Terminato il conflitto, quasi tutti questi volontari continueranno la loro lotta al fascismo, diventeranno comandanti e dirigenti politici negli anni della Resistenza Italiana. La guerra civile spagnola, benchè abbia visto la vittoria finale dei franchisti, ha permesso di creare quell’importante unità antifascista che, espressa nella Resistenza, porterà al trionfo della democrazia.
https://trepassiavanti.wordpress.com/2022/08/05/antifascisti-del-sarrabus-nella-guerra-di-spagna-1/
https://trepassiavanti.wordpress.com/2022/12/22/introduzione-i-caduti-di-villaputzu-nella-grande-guerra/
Un pensiero riguardo “Antifascisti sardi nella guerra civile spagnola -1-”