1915-18: Caduti di Villaputzu dalla S alla Z

Dettaglio Sacrario Redipuglia
(foto di Silvia Seu)

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Cognomi dalla S alla Z

Sanna Domenico, figlio di Mariannica Sanna e di padre ignoto, nacque a Villaputzu il 6 maggio 1882. Coniugato il 30 aprile 1904 con Giuseppina Carrus. Prima della mobilitazione militare esercitava la professione di zampogniere.
Soldato del 316° Battaglione Milizie Territoriali.
Morì il 14 settembre 1918, alle ore antimeridiane 3 e 15 minuti, nell’Ospedale Civico di Modena, come indicato nell’atto di morte trasmesso dall’ufficiale dello Stato Civile del Comune di Modena e pervenuto al Comune di Villaputzu nell’aprile del 1919. Aveva 36 anni.
Al momento dell’entrata in guerra, l’Esercito italiano era suddiviso in tre forze: l’Esercito in servizio permanente (formato dai soldati chiamati alla leva obbligatoria della durata di 2 anni), la Milizia Mobile (formata dai congedati ancora in piena efficienza fisica e pronta a subentrare nel conflitto) e la Milizia Territoriale (composta dagli elementi più anziani, da impiegare come ulteriore riserva e per la difesa interna dello Stato). Sanna faceva parte di quest’ultima Milizia.
La mancanza di altre informazioni ci impedisce di ricostruire la sua storia militare.
Il suo nome non compare nè sull’Albo d’oro, nè sul monumento ai caduti del Comune di Villaputzu.


Schirru Giovanni -Giovannico nell’atto di nascita-, figlio di Efisio (bracciante) e Francesca Melis (massaia), nacque a Villaputzu il 22 gennaio 1894. Celibe.
Soldato del 210° Reggimento Fanteria (Brigata Bisagno).
Morì il 9 giugno 1916, alle ore antimeridiane 11 e 50 minuti, nello Spedale Militare di Verona posto in piazza Santo Spirito, come indicato nell’atto di morte inviato dal Municipio di Verona e pervenuto al Comune di Villaputzu nel marzo del 1917. Nell’Albo d’Oro risulta essere deceduto per ferite riportate in combattimento. Aveva 22 anni.
I militari deceduti negli ospedali venivano generalmente sepolti nei cimiteri comunali della città. Nel caso di Verona, i soldati riposano nel Sacrario Militare dei caduti della Prima guerra mondiale, all’interno del Cimitero Monumentale. Tra le spoglie dei 3.925 caduti ivi tumulati, una lapide riporta il nome di Schirru.
La Brigata Bisagno fu costituita nel marzo del 1916 e il 22 maggio venne schierata in linea nel settore del Pòsina, nel vicentino, per garantire la difesa della zona. In queste settimane di violenti combattimenti, i ripetuti attacchi degli austro-ungarici ebbero come risultato una piccola rettifica del fronte, ma in generale non si concretizzarono in netti vantaggi territoriali.
Nelle giornate dal 19 maggio al 7 agosto, la Bisagno registrò un alto numero di vittime. In particolare, il 210° Reggimento contò, tra gli ufficiali 4 morti, 14 feriti e 3 dispersi, e tra gli uomini di truppa 104 morti, 669 feriti e 224 dispersi.


Estratto Atto di morte di Secci (errore Sicci)

Secci Eugenio, figlio di Giovanni (contadino) e Pietrina Palla (massaia), nacque a Villaputzu il 31 marzo 1892. Celibe.
Soldato del 152° Reggimento Fanteria (Brigata Sassari), 9^ Compagnia, matricola N. 42192.
Come certificato dall’estratto dell’atto di morte inviato al Comune di Villaputzu, morì il 7 gennaio 1916 alle ore 20 e 30 minuti, a Perteole (frazione di Ruda in provincia di Udine) nell’ospedale da campo N. 014, in seguito a “colera”. Aveva 23 anni.
Il corpo di Secci, inizialmente tumulato nel cimitero militare di Perteole, venne traslato insieme a quelli dei suoi commilitoni nel grande sacrario monumentale di Redipuglia, dove riposa tuttora nella tomba N. 34.762 al gradone 19. Da sottolineare come, ancora una volta, il nominativo riportato sul loculo presenta errori di trascrizione: “Sicci” al posto di Secci, così come la data di morte che è posticipata di un giorno (8 gennaio 1916). In questo caso la fonte dell’errore, però, è da ricercare a monte, visto che anche l’atto di morte riporta lo stesso sbaglio nel cognome.
Un altro suo compaesano, nonchè commilitone della Brigata Sassari, era deceduto pochi giorni prima a Perteole, sempre a causa della gastroenterite colerica contratta in trincea: Follesa Genesio, appena più grande di un anno. Nelle prime fasi del conflitto, un’epidemia di colera si diffuse rapidamente sul fronte isontino, favorita dalle condizioni di vita disumane, dalle precarie condizioni igieniche delle trincee e dalla mancanza di acqua potabile. Solo dopo l’inverno 1915/1916 si poté procedere alla vaccinazione delle truppe contro il colera e il tifo. Cifre ufficiali indicano, da luglio all’inizio di dicembre 1915, circa 7900 contagiati e un totale di 2288 decessi, grosso modo il trenta per cento dei casi. Una nuova impennata di contagi si registrò nel dicembre 1915 con 3700 nuovi ammalati.


Trincee sul M. San Michele (foto di Silvia Seu)

Seu Eugenio, figlio di Priamo (macellaio) e Raffaela Cara (massaia), nacque a Villaputzu il 18 dicembre 1893. Celibe. Fratello minore di Serafino, anch’egli deceduto nel conflitto.
Soldato del 148° Reggimento Fanteria (Brigata Caltanissetta), 9^ Compagnia, matricola N. 42193.
Grazie alla lettura dei fogli matricolari conservati nell’Archivio di Stato di Cagliari, abbiamo maggiori informazioni riguardanti la carriera del soldato. Alto 158 cm, capelli e occhi castani, analfabeta, Eugenio prima della mobilitazione militare esercitava la professione di pastore. Soldato di leva di 1^ categoria facente parte del distretto di Cagliari, dichiarato rivedibile, fu lasciato in congedo illimitato il 5 giugno 1914. Fu richiamato alle armi il 9 settembre 1914, il 9 ottobre risulta arruolato nelle file del 75° Reggimento di Fanteria e, a partire dal 5 gennaio 1915, nel 148° Reggimento Fanteria. L’8 giugno dello stesso anno, nelle prime fasi del conflitto, giunse in territorio dichiarato in stato di guerra.
Eugenio rimase gravemente ferito durante un combattimento avvenuto il 28 ottobre 1915 sul Monte San Michele e venne ricoverato nell’Ospedale da campo N. 009 da 100 letti nel comune di Medea (provincia di Gorizia), dove morì il 30 ottobre 1915, alle ore 7.30. Aveva 21 anni. Nell’estratto dell’atto di morte è descritto in dettaglio il motivo del decesso: “morto in seguito a shock per ferita da scheggia di granata all’avambraccio sinistro con frattura del radio e ferita da shrapnel alla coscia sinistra con frattura del femore”. Lo shrapnel, adottato da quasi tutti gli eserciti durante il conflitto, era un proiettile di grandi dimensioni contenente al suo interno pallottole che, al momento dell’esplosione in aria o in terra, venivano scagliate tutt’intorno con conseguenze letali per i soldati.
Il corpo di Eugenio, inizialmente sepolto nel Cimitero militare di Medea, nella tomba 45 B, venne traslato insieme a quelli dei suoi commilitoni nel grande sacrario militare di Redipuglia, dove riposa tuttora nella tomba N. 34470 al gradone 19. Da sottolineare come, anche in questo caso, il nominativo riportato sul loculo presenta errori di trascrizione: “Sen” al posto di Seu, mentre risulta essere esatta la data del decesso. Lo sbaglio probabilmente nasce da una veloce e superficiale trascrizione del cognome riportato nei documenti ufficiali in corsivo (la “u” si poteva facilmente confondere con la “n”).
Eugenio venne ferito mortalmente durante la Terza battaglia dell’Isonzo (18 ottobre 1915 – 4 novembre 1915). Alla fine di ottobre, la Brigata Caltanissetta schierò il 148° Reggimento su Bosco Lancia e il 147° su Bosco Cappuccio. La Brigata si rese protagonista di una lotta accanita contro il nemico, con le posizioni avversarie che furono più volte conquistate e perdute grazie alla reazione dei difensori.
In questa fase, tra il 22 ottobre e il 16 novembre, le perdite furono ingentissime: solo il 148° Reggimento registrò tra gli ufficiali 13 morti, 28 feriti e 8 dispersi, e tra gli uomini di truppa 145 morti, 752 feriti e 329 dispersi.


Serafino Seu

Seu Serafino, figlio di Priamo (macellaio) e Raffaela Cara (massaia), nacque a Villaputzu il 24 ottobre 1891. Coniugato con Lucia Melis il 15 gennaio 1917. Fratello maggiore di Eugenio, anch’egli deceduto nel conflitto.
Caporale del 14° Reggimento Bersaglieri, 5^ Compagnia, matricola N. 34829.
Come per il fratello Eugenio, anche nel caso di Serafino grazie ai numerosi documenti a nostra disposizione, possiamo ricostruire nel dettaglio la sua storia.
Dai fogli matricolari rinvenuti nell’Archivio di Stato di Cagliari, si evince che Serafino era alto 164 cm, aveva occhi e capelli neri, come segno particolare un neo sulla guancia destra, al momento dell’arruolamento era analfabeta e prima della mobilitazione militare esercitava la professione di contadino.
Soldato di leva di 1^ Categoria nel Distretto di Cagliari, venne mandato in congedo illimitato il 26 aprile 1911, per poi essere richiamato alle armi il 23 ottobre dello stesso anno. Con l’11° Reggimento dei Bersaglieri si imbarcò a Napoli il 25 aprile 1912 per raggiungere la Tripolitania e la Cirenaica, dove nel settembre del 1911 aveva avuto inizio la Guerra italo-turca per la conquista da parte del Regno d’Italia delle due regioni nordafricane. Dichiarato zappatore il 25 giugno 1913 (addetto allo scavo delle trincee e più in generale all’approntamento delle posizioni/postazioni di linea, ricoveri, baracche), rientrò in Italia per rimpatrio sbarcando a Napoli il 28 agosto 1913.
Per la partecipazione alla Campagna di guerra italo-turca ottenne un encomio: “Dimostrò lodevole calma e coraggio in combattimento e slancio e valore nell’attacco alla baionetta. – Sidi Said, 14 luglio 1912“.
Richiamato alle armi il 15 luglio 1914 nelle file del 3° Reggimento Bersaglieri, riuscì a far ottenere al fratello Ferdinando la dispensa alla chiamata alle armi, anche se lo stesso verrà poi arruolato nel maggio del 1915 a seguito di un nuovo Decreto Regio e giungerà in territorio di guerra con il 151° Reggimento Fanteria nel novembre di quello stesso anno.
Mandato in congedo illimitato il 31 ottobre 1914, con lo scoppio della Grande guerra Serafino venne richiamato alle armi il 23 aprile 1915 e inviato in territorio in stato di guerra il mese successivo. Dopo un breve esonero temporaneo, fu trasferito nel 14° Reggimento Bersaglieri e inviato al fronte il 21 marzo 1916.
Il 12 gennaio 1917, mentre si trovava a Villaputzu per la breve licenza invernale, ottenne la dispensa dalle pubblicazioni e l’ammissione al matrimonio da contrarre con Lucia Melis, dispensa ottenuta grazie alle leggi vigenti in tempo di guerra.
Ritornato al fronte, venne fatto prigioniero nel fatto d’armi di Caporetto il 28 ottobre 1917 e morì in prigionia a Milowitz (Boemia) il 2 settembre 1918. Aveva 26 anni.

Dettaglio errore cognome.

Il Comune di Villaputzu ricevette dal Ministero della Guerra l’atto di morte (compilato dal nemico) del soldato Serafino Seu il 29 giugno 1920, morte poi confermata nel febbraio del 1928. Grazie a questo documento sappiamo che il soldato ricevette i sacramenti secondo il rito cattolico dal curato del campo e che il 4 settembre 1918 fu seppellito nel Cimitero militare di Milowitz (oggi Milovice), luogo in cui riposa tuttora. Il corpo di Serafino è all’interno della fossa comune 200/2 e anche nel suo caso, così come per il fratello Eugenio, il cognome presenta lo stesso errore di trascrizione: “Sen” al posto di Seu.
Dopo lo sfondamento di Caporetto, con l’aumento vertiginoso dei prigionieri, la situazione nel campo divenne più che drammatica. Le autorità austriache non riuscivano a sfamare il gran numero di internati che, abbandonati a se stessi e senza l’aiuto delle autorità italiane, morivano principalmente di fame e di stenti. Il campo ospitò 15.000 soldati italiani, di questi almeno 7.000 non riuscirono a sopravvivere alle durissime condizioni di vita. Tra loro vi era anche Serafino, morto di edema.
Il 14° Reggimento Bersaglieri, a partire dal 1° aprile 1917, costituì assieme al 20° Reggimento la IV Brigata Bersaglieri. Il 21 ottobre i due reggimenti vennero trasferiti, per ferrovia, a Cividale per poi essere schierati sulle pendici Sud del Monte Matajur con il compito di bloccare un’eventuale offensiva nemica. Travolta dall’avanzata austro-tedesca in quella che viene ricordata come la disfatta di Caporetto, la Brigata fu costretta a ripiegare dopo aver sacrificato buona parte dei suoi soldati.
In questa fase, tra il 24 ottobre e il 12 novembre, il 14° Reggimento Bersaglieri registrò tra gli ufficiali 4 morti, 2 feriti e 20 dispersi, e tra gli uomini di truppa 32 feriti e ben 1503 dispersi, a dimostrazione dell’alto numero di soldati fatti prigionieri dal nemico.


Sirigu Efisio, figlio di Antonio (minatore) e Angelina Porcu (massaia), nacque a Villaputzu il 28 maggio 1895. Celibe.
Soldato del 152° Reggimento Fanteria (Brigata Sassari).
Morì il 27 luglio 1916, alle ore 5.00, nell’Ospedale territoriale di via Arena 42 a Milano, come certificato dall’atto di morte inviato dall’ufficio dello Stato Civile di Milano al Comune di Villaputzu nel maggio del 1918. Aveva 21 anni. Nel documento non viene specificata la causa di morte.
I resti di Sirigu oggi riposano nel Cimitero Monumentale di Milano, precisamente nel Sacrario di Sant’Ambrogio, nell’ossario N. 3219. Nello stesso cimitero riposa anche il suo compaesano e commilitone Giuseppe Porcu.
Non conoscendo la data del ricovero nell’ospedale lombardo, in mancanza di altre informazioni non possiamo neanche ipotizzare le ultime battaglie a cui partecipò. Sappiamo però che la Brigata Sassari nel periodo compreso tra giugno e inizio settembre 1916 era schierata sull’Altopiano di Asiago, precisamente sul Monte Fior e Castelgomberto. In questa fase il 152° Reggimento registrò tra gli ufficiali 19 morti, 57 feriti e 3 dispersi, e tra gli uomini di truppa 240 morti, 1158 feriti e 48 dispersi.


Estratto di morte di Sirigu

Sirigu Ferdinando, figlio di Giuseppe (sarto) e Francesca Porcu (casalinga), nacque a Villaputzu il 14 ottobre 1894. Celibe.
Soldato del 76° Reggimento Fanteria (Brigata Napoli), 2^ Compagnia, matricola N. 2309.
Come certificato dall’estratto dell’atto di morte inviato al Comune di Villaputzu, morì l’11 novembre 1915 alle ore 13 nella località denominata Ronchi, in seguito “a ferita d’arma da fuoco all’addome“. Aveva 21 anni. Come luogo di prima sepoltura viene indicato Ronchi.

Vecchio Cimitero degli Invitti
(foto di Silvia Seu)

Gran parte dei caduti che inizialmente vennero inumati a Ronchi e nei cimiteri di guerra della zona vennero traslati in altri sacrari, per poi essere infine raccolti nel grande cimitero monumentale di Redipuglia. Scorrendo la lista dei soldati ivi sepolti, però, il cognome Sirigu sembrerebbe non essere presente. Facendo ricerche più approfondite, si è trovato il nominativo “Sirico Ferdinando”, sepolto inizialmente nel Cimitero degli Invitti, “Redipuglia, tomba 78, fila 18, sett. 3”. Non è presente nè la data di morte, nè l’appartenenza all’Arma e al reparto, per questo motivo, in assenza di informazioni più specifiche, non possiamo avere certezza che si tratti del soldato villaputzese. Tuttavia, controllando la banca dati dei Caduti e Dispersi della 1ª Guerra Mondiale, non compare nessun militare “Sirico”, cosa che fa ipotizzare l’ennesimo errore di trascrizione nei nominativi.
Il milite Sirico Ferdinando è sepolto nella tomba N. 35020 al gradone 19.
La Brigata Napoli, nell’autunno del 1915, venne schierata fra il Monte Sei Busi e l’abitato di Selz (nei pressi di Ronchi). Partecipò alla Terza Battaglia dell’Isonzo (18 ottobre – 4 novembre) attaccando le linee sui Monti Cosich e Debeli, senza ottenere risultati, e alla Quarta Battaglia dell’Isonzo (10 novembre – 5 dicembre) contro le posizioni di Monte Sei Busi, riuscendo a conquistare alcuni elementi di trincea che presidiò fino alla fine dell’anno. Presumibilmente, Ferdinando venne ferito mortalmente in uno di questi scontri.


Estratto Atto di morte di Sulis

Sulis Maurizio, figlio di Vincenzo (minatore) e Angelina Ghiani (massaia), nacque a Villaputzu l’8 luglio 1889. Celibe.
Soldato del 132° Reggimento Fanteria (Brigata Lazio), 8^ Compagnia.
Come certificato dall’estratto dell’atto di morte inviato al Comune di Villaputzu, morì il 4 novembre 1916 alle ore 10 e 30 minuti, nella Quota 202 (a sud-est di Boscomalo, sul fronte carsico) e qui risulta essere stato sepolto (non sono state trovate informazioni circa la sepoltura attuale). Sul documento viene riportata la causa del decesso, avvenuto in seguito a “ferite di proiettili di mitragliatrici per fatto di guerra”. Aveva 27 anni.
Nel mezzo dei combattimenti della IX Battaglia dell’Isonzo, la Brigata Lazio venne trasportata in autocarri a Vermegliano (frazione del Comune di Ronchi) e il 3 novembre ebbe l’ordine di eseguire un’avanzata in direzione di Versic e di Selo. Il giorno successivo i suoi battaglioni raggiunsero la strada che collega Oppacchiasella a Castagnevizza del Carso e la dolina a sud di Quota 202, ma la violentissima reazione degli austriaci non consentì di procedere oltre. Questo scontro costò alla Brigata Lazio la perdita di 21 ufficiali e 1395 militari di truppa.


Tramatzu Lazzaro, figlio di Antonio (bracciante) e Giuseppina Pisu (massaia), nacque a Villaputzu il 23 gennaio 1898. Celibe.
Soldato del 152° Reggimento Fanteria (Brigata Sassari).
Morì il 26 settembre 1920 alle ore 16 e 20 minuti nella sua casa a Villaputzu, in via Santa Vittoria, per malattia contratta in trincea. Aveva 22 anni.
La mancanza di altre informazioni ci impedisce di ricostruire la sua storia militare.
Il suo nome non compare nel momumento ai caduti del Comune di Villaputzu.


Comunicazione al Comune di Villaputzu

Usai Emanuele, figlio di Luigi (minatore) e Francesca Anedda (massaia), nacque a Villaputzu il 21 maggio 1892. Celibe.
Operaio del Genio militare.
Morì il 3 febbraio 1916 alle ore 16 e 50 minuti nell’Ospedale da campo N. 058, in seguito a bronco-polmonite, come indicato nell’atto di morte inviato dal Ministero della Guerra al Comune di Villaputzu. Aveva 23 anni.
Il corpo di Emanuele, inizialmente tumulato nel cimitero di Villa Vicentina nella tomba N. 52, venne poi traslato nel grande sacrario di Redipuglia, dove riposa tuttora nella tomba N. 37599 al gradone 21. Da sottolineare come, ancora una volta, le informazioni riportate sul loculo presentano errori di trascrizione: “Usaia” al posto di Usai, così come risulta essere errata la data del decesso indicata sul registro, il 3 novembre al posto del 3 febbraio.
Emanuele era un lavoratore civile militarizzato, uno dei tanti operai inviati nei cantieri del fronte e assegnati ai reparti del Genio militare con il compito di allestire linee difensive, ricoveri e strade a ridosso delle prime linee. La vicinanza delle linee di combattimento, i lavori eseguiti sotto la costante minaccia del fuoco nemico, la pessima condizione degli alloggi e le razioni alimentari insufficienti, resero questa esperienza particolarmente difficile. Si moriva per i colpi delle granate, per i gas asfissianti, per gli infortuni e, come in questo caso, per le malattie che imperversavano anche nelle retrovie.
Probabilmente proprio perchè Usai non era un soldato ma un operaio del Genio, il suo nome non compare nè sull’Albo d’oro, nè sul monumento ai caduti del Comune di Villaputzu.


Usai Eugenio, figlio di Nicolò (pastore) e Chiara Codonesu (massaia), nacque a Villaputzu il 29 marzo 1884. Coniugato con Filippina Utzeri il 16 giugno 1907.
Soldato dell’86° Reggimento Fanteria (Brigata Verona).
Morì il 10 giugno 1917 con molta probabilità sul monte Ermada, collina posta sul confine italo-sloveno nel comune di Duino-Aurisina (prov. di Trieste), in seguito a ferite riportate dopo un aspro combattimento. Aveva 33 anni.
Sepolto inizialmente nel cimitero di Aurisina, nella tomba N. 1324, le sue spoglie furono poi traslate nel grande sacrario di Redipuglia e tumulate nella tomba N. 37595 al gradone 21, quasi al fianco del suo compaesano Usai Emanuele. Anche in questo caso la data di morte presente sul registro cimiteriale è errata, viene indicato il 19 giugno invece del 10.
La Brigata Verona fu inviata sul fronte isontino alla fine del maggio 1917, a disposizione della 45^ divisione. I due reggimenti furono schierati lungo il tratto San Giovanni di Duino e le posizioni delle quote 110 e 43, al fine di conquistare il monte Ermada. All’alba del 4 giugno, il nemico sferrò un violento attacco che colse di sorpresa le truppe italiane. La Brigata Verona non riuscì a mantenere le sue posizioni e fu costretta ad arretrare, venendo poi mandata a riposo dopo tre giorni di duri scontri per ricostruirsi dopo aver subito perdite ingentissime.


Pietrino Zucca

Zucca Pietro -Pietrino nell’atto di nascita-, figlio di Eugenio (contadino) e Giuseppina Ghiani (massaia), nacque a Villaputzu il 18 gennaio 1895. Celibe.
Soldato dell’85° Reggimento Fanteria (Brigata Verona).
Morì il 24 ottobre 1915 sul monte San Michele (provincia di Gorizia), per ferite riportate in combattimento. Aveva 20 anni.
Gran parte dei soldati deceduti in questo luogo vennero tumulati nel cimitero di Sagrado e successivamente traslati nel grande sacrario di Redipuglia. Nonostante le ricerche, però, il nominativo di Zucca non è stato trovato in queste liste.
Nella Terza battaglia dell’Isonzo, alla Brigata Verona fu assegnato il compito di attaccare le posizioni tra Peteano (frazione di Sagrado, in prov. di Gorizia) e le pendici del M. San Michele. Il 21 ottobre l’azione iniziò con l’attacco da parte del 86° Reggimento che, contrastato violentemente dal fuoco nemico, non riuscì a progredire. Nei giorni successivi venne schierato anche l’85° Reggimento e, grazie a questi rinforzi, la Brigata riuscì a conquistare alcuni elementi di trincea nel M. San Michele.
Tra il 18 ottobre e l’11 novembre, l’85° Reggimento Fanteria registrò tra gli ufficiali 17 morti, 39 feriti e 2 dispersi, e tra gli uomini di truppa 632 morti, 988 feriti e 89 dispersi. Fu in questa fase del conflitto che il soldato Zucca perse la vita.

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Fonti principali:

  • Brigate di fanteria: riassunti storici dei corpi e comandi nella guerra 1915-1918;
  • Atti di nascita, atti di morte e certificati di matrimonio;
  • Fogli matricolari Seu Eugenio e Seu Serafino: Archivio di Stato di Cagliari;
  • Le foto dei combattenti sono tratte dall’immagine “Gruppo d’onore dei Caduti per la Patria ed ex combattenti” del Comune di Villaputzu;
  • Elenco nomi: L’Unione sarda, Eroi e Caduti Sardi 1915 – 1918;
  • Albo d’Oro, Ministero della Difesa;
  • “Statistica dei caduti, Albo d’Oro della Sardegna”, di Guido Rombi;
  • Sulla struttura dell’Esercito Italiano: sito web Storia e memoria di Bologna;
  • Info sul Cimitero Monumentale di Verona: sito web Pietri Grande Guerra;
  • Le informazioni sul colera del 1915 in Friuli sono tratte dal sito Atlante della Grande Guerra;
  • Info sui militari sepolti a Milovice sito http://www.gualdograndeguerra.com;
  • Sul campo di prigionia Milowitz: La strage di Milovice;
  • Per maggiori informazioni sugli operai borghesi: “Cantieri di guerra. Il lavoro dei civili nelle retrovie del fronte italiano (1915-1918)”, di Matteo Ermacora.

2 pensieri riguardo “1915-18: Caduti di Villaputzu dalla S alla Z

  1. Bel lavoro. Sono Giovanni Fenu uno degli autori con Guido Rombi del lavoro Caduti Su Unione Sarda. Avevo gia fatto le ricerche sui Caduti di VillaPuztu tramite Family Search. Tra i Caduti non trovo notizie di Manca Domenico , presente su Monumento ma non su Albo Oroo e G.F. VACCA GIOVANNI nato il 18.04.1891 San Vito residente Villaputzu caduto il 06.07.1919 Porto Corallo(atto di morte Comune Villaputzu 1919 C2)

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  2. Mi fa molto piacere che abbia apprezzato il mio lavoro, grazie.

    Per quel che riguarda il soldato Domenico Manca, ho deciso al momento di escluderlo dalla lista dei caduti villaputzesi perchè non ho trovato info a riguardo. L’unico caduto con questo nome presente nell’Albo d’oro risulta nato a Santu Lussurgiu. Anche io, tramite Family Search ho avuto modo di leggere sia l’atto di nascita che l’atto di morte custoditi negli archivi del comune oristanese, ma non ho trovato nessun collegamento con Villaputzu. Il nominativo non è sicuramente presente negli atti di morte di questo comune, e a una veloce lettura, neanche negli atti di nascita.
    Ho avuto modo di visionare un documento redatto dal Comune di Villaputzu durante gli anni del conflitto, “Elenco militari di cui è accertata la morte”, e questo nome non c’è, anche se sappiamo che potrebbe trattarsi di un elenco impreciso, visti gli errori sempre presenti in questo genere di documentazione.
    Il nominativo, come lei stesso sottolinea, è presente sul monumento ai caduti. E’ anche vero, però, che nello stesso non compare un altro militare villaputzese di nome Domenico Sanna: potrebbe essere un errore di trascrizione? Un’altra lista, redatta recentemente dal Comune e visionata durante una mostra dedicata al conflitto, indicava “Sanna Manca Domenico”, come se i due militari fossero in realtà la stessa persona.
    Non ho potuto verificare se il soldato Manca nativo di Santu Lussurgiu fosse, eventualmente, residente a Villaputzu, cosa questa che spiegherebbe il suo nome presente sul monumento.

    Il finanziere Giovanni Vacca non è stato inserito nell’elenco perchè non è un caduto della Grande guerra. Il finanziere morì nel tentativo di salvare un collega che rischiava di annegare nel tratto di mare antistante la torre di Porto Corallo, all’epoca e fino agli anni ’60 sede della Guardia di Finanza.

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