1915-18: Caduti di Villaputzu dalla L alla M

Epigrafe sul Colle Sant’Elia
(foto di Silvia Seu)

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Cognomi dalla L alla M:

Lecca Maurizio, figlio di Emanuele (contadino) e Annica Melis (massaia), nacque a Villaputzu il 7 febbraio 1893.
Soldato del 6° Reggimento fanteria (Brigata Aosta).
Fu dichiarato disperso l’8 luglio 1915 a Tekut, in Libia, a seguito di un combattimento. Aveva 22 anni.
La Brigata Aosta partecipò, con alcuni battaglioni, alla Campagna di Libia combattuta dal Regno d’Italia contro l’Impero ottomano per conquistare le regioni della Tripolitania e della Cirenaica. Allo scoppio della Grande guerra una parte dei suoi uomini era ancora dislocata in territorio nordafricano, e Lecca era tra questi.


Atto di morte di Loi

Loi Ponziano, figlio di Raffaele (minatore) e Francesca Seu (massaia), nacque a Villaputzu il 20 agosto 1880. Coniugato con Angela Zucca il 2 ottobre 1902. Prima della mobilitazione militare esercitava la professione di minatore.
Soldato del 1° Battaglione Complemento.
Morì il 2 marzo 1917 alle ore 6.00, come indicato nell’atto di morte trasmesso all’ufficiale dello Stato Civile del Comune di Sassari e pervenuto al Comune di Villaputzu solo nell’agosto del 1922. Come specificato nel documento, il decesso venne comunicato dal “Direttore di questo Spedale Militare“. Aveva 36 anni.
La mancanza di altre informazioni ci impedisce di ricostruire la sua storia militare.
Il suo nome compare nel monumento ai caduti del Comune di Villaputzu ma non è presente nell’Albo d’oro.


Emanuele Maccioni

Maccioni Emanuele, figlio di Francesco (contadino) e Giuseppina Lussu (massaia), nacque a Villaputzu il 7 novembre 1883. Celibe.
Soldato del 64° Reggimento Fanteria (Brigata Cagliari), 1^ Sezione Pistola.
Come indicato nell’estratto dell’atto di morte, mancò ai vivi il 27 dicembre 1917 alle ore 16.45 a Salonicco, nell’Ospedale da campo N. 0107. Aveva 34 anni. Nel documento è descritto in dettaglio il motivo del decesso: “morto in seguito a ferita da scheggia bombarda trasfossa gamba destra con frattura comminuta testa, tibia e perone. Ferita da scheggia bombarda a solo foro di entrata ginocchio destro con frattura, rottura e condilo femorale mediale. Setticemia“. Come primo luogo di sepoltura è indicato il Cimitero militare italiano di Salonicco.

Anche in Grecia, a partire dal primo dopoguerra, ci si pose il problema di raccogliere le vittime del fronte macedone in un unico, grande cimitero militare interalleato. Venne così costruito a Salonicco il grande sacrario di Zeitenlik, inaugurato nel 1936 e oggi suddiviso in varie aree distinte per nazionalità, una delle quali dedicata ai caduti italiani. Tra questi, è presente anche Maccioni.

Iscrizione sulla lapide di Maccioni (tratto dal libro di Chirra*)

Per tutto il 1917 la Brigata Cagliari fu impiegata nel fronte macedone: a gennaio i due Reggimenti si trovavano a Tepavci per sostituire, da febbraio, la Brigata Ivrea e cercare di respingere i violenti attacchi dei bulgari. Da maggio a dicembre la Cagliari fu dislocata sul Settore Ovest (Vranovci, sud di Dobromir, Sudokol) e sul Settore Est (quota 1050, Piton Brulè, Piton Rocheux), dove alternò la vita di trincea a periodi di riposo.


Cippo sul monte San Michele
(foto di Silvia Seu)

Madeddu Beniamino, figlio di Vincenzo (fabbro) e Angelina Corona (massaia), nacque a Villaputzu il 15 marzo 1893. Celibe. Prima della mobilitazione militare esercitava la professione di fabbro ferraio.
Soldato del 46° Reggimento Artiglieria, matricola 2306.
Morì il 12 agosto 1915 alle ore 21.00, come certificato dall’atto di morte trasmesso dal Ministero della Guerra, nell’Ospedaletto da campo N. 83 del XIII Corpo d’Armata 25^ Divisione, precisamente nella Villa Prandi di Cassegliano, in comune di San Pier d’Isonzo (prov. Gorizia). Come causa del decesso è indicata una “commozione visceri addominali in seguito a scoppio di proiettile“. Aveva 22 anni.
Il corpo di Madeddu, inizialmente tumulato nel cimitero di San Pier d’Isonzo, venne traslato insieme a quelli dei suoi commilitoni nel grande sacrario militare di Redipuglia, dove riposa tuttora nella tomba N. 24.777 al gradone 13. Da sottolineare come, ancora una volta, il nominativo riportato sul loculo presenta errori di trascrizione: “Modeddo” al posto di Madeddu, così come la data di morte che è posticipata di un giorno. In questo caso la fonte dell’errore, però, è da ricercare a monte, visto che anche l’atto di morte riporta lo stesso sbaglio nel cognome.
Il 46° Reggimento Artiglieria da campagna, nelle prime fasi della guerra, venne dislocato sul Carso. Anche se non conosciamo la data esatta del ricovero di Madeddu, possiamo però ipotizzare che sia stato ferito durante la Seconda battaglia dell’Isonzo (18 luglio – 3 agosto), anche detta Battaglia del San Michele, o nella fase immediatamente successiva.


Estratto atto di morte Madeddu Vittorio

Madeddu Vittorio -Vittorino nell’atto di nascita-, figlio di Giovannico (minatore) e Chiara Murgioni (massaia), nacque a Villaputzu il 31 maggio 1897. Celibe.
Soldato del 31° Reggimento Fanteria (Brigata Siena), 5^ Compagnia, matricola N. 11557.
Dalle informazioni contenute nell’estratto dell’atto di morte, si evince che Madeddu si spense il 16 luglio 1917 alle ore 9.00 circa, sul Carso, alle pendici di quota 241, settore compreso tra la strada Komarje e la strada di Selo (Sela na Krasu in sloveno). Motivo del decesso fu “proiettile di fucile alla testa per fatto di guerra“; il suo corpo rimase insepolto sul campo, come risultò dalla dichiarazione di due caporali. Aveva 20 anni.
La Brigata Siena venne trasferita nella zona del Carso per essere impiegata nella Decima battaglia dell’Isonzo (12 maggio – 5 giugno), con l’obiettivo di rompere il fronte nemico per raggiungere Trieste. Nonostante l’altissimo numero di vittime (circa 2000 uomini fuori combattimento, dei quali 80 ufficiali), non si registrarono risultati significativi. La Brigata rimase in trincea fino al 20 luglio, riuscendo a respingere i continui, violenti attacchi degli austro-ungarici che tentarono in diverse occasioni di riprendere le poche posizioni perse, tra le quali quota 241 (dove rimase ferito mortalmente Madeddu), e le quote 235 e 219.
In quest’ultima fase, tra l’8 giugno e il 13 agosto, il 31° Reggimento registrò tra gli ufficiali 5 morti e 7 feriti, e tra gli uomini di truppa 52 morti, 296 feriti e 48 dispersi.


Magari Angelo -o Magai-, figlio di Giovanni (manovale) e Teresa Cabiddu (massaia), nacque a Ilbono il 30 novembre 1893; fratello minore di Priamo, anch’egli deceduto nel conflitto. Prima della mobilitazione militare esercitava la professione di pastore.
Soldato del 2° Reggimento Genio Guastatori.
Il 13 aprile 1916, mentre si trovava in zona di guerra con il 152° Reggimento Fanteria, diede mandato al fratello Priamo di rappresentarlo per la richiesta delle pubblicazioni per il matrimonio con Pietrina Pisanu. Le nozze vennero poi celebrate il 15 marzo 1917 nel Comune di Villaputzu, dove Magai era residente. Da sottolineare come nell’atto di nascita del Comune di Ilbono e nel certificato di matrimonio del Comune di Villaputzu sia riportato il cognome Magari, mentre nel monumento dedicato ai caduti è indicato come Magai.
Morì in prigionia, per tubercolosi, il 7 giugno 1918, all’età di 24 anni, a Heinrichsgrün (attuale Jindrichovice) comune della Repubblica Ceca. Non conoscendo il periodo e nemmeno il luogo della sua cattura, in mancanza del foglio matricolare non possiamo neanche ipotizzare in quali battaglie venne impiegato.
Oggi riposa nel Cimitero Internazionale di Jindrichovice, nella tomba N. 500.
Dal 1915 al 1918, Heinrichsgrün ospitò uno dei più grandi campi di prigionia dell’Impero austro-ungarico, dove vennero internati circa 40.000 prigionieri di guerra. Le condizioni di vita erano pessime: si moriva per malnutrizione, sfinimento, freddo, le malattie dilagavano e le cure mediche erano praticamente inesistenti.


Priamo Magai

Magari Priamo -o Magai-, figlio di Giovanni (contadino) e Teresa Cabiddu (massaia), nacque a Jerzu il 4 marzo 1883; fratello maggiore di Angelo. Coniugato il 4 luglio 1908 con Maria Zeberu nel Comune di Villaputzu, e qui residente. Prima della mobilitazione militare esercitava la professione di pastore. Anche in questo caso in tutti i certificati anagrafici viene riportato il cognome Magari, ma è da rilevare che nei documenti il militare si firmi come “Magai”.
Soldato del 63° Reggimento Fanteria (Brigata Cagliari), matricola N. 14639.
Morì il 13 dicembre 1917 alle ore 8.00, come riportato nell’estratto dell’atto di morte inviato al Comune di Villaputzu, nel posto di sgombero del 135° Reparto someggiato di Sanità, in seguito ad “asfissia di gas per fatto di guerra“. Viene registrato come sepolto a Est di Solmodol (o forse Sukodol?), in Macedonia, ma il luogo della prima sepoltura qui indicato potrebbe non essere corretto a causa di un probabile errore di trascrizione dell’ufficiale dello stato civile. Aveva 34 anni.
Appena due settimane dopo, sempre sul fronte macedone, sarebbe deceduto un altro suo compaesano, Emanuele Maccioni, anch’egli appartenente alla Brigata Cagliari e impegnato negli stessi fatti d’arme.
Dalla fine di dicembre del 1916 al settembre del 1918, le truppe italiane in Macedonia condussero una logorante guerra di trincea che terminò solo il 3 ottobre 1918, con l’abbandono del fronte da parte delle truppe bulgare.
Il 63° Reggimento registrò, nel 1917 (anno della morte di Magai), 8 morti, 13 feriti e 1 disperso tra gli ufficiali, e 231 morti, 781 feriti e 36 dispersi tra gli uomini di truppa.


Marongiu Efisio, figlio di Maria Marongiu e di padre ignoto, nacque a Villaputzu il 1° giugno 1881.
Soldato del 45° Reggimento Fanteria (Brigata Reggio).
Morì il 19 gennaio 1919 nel Manicomio Provinciale di Cagliari, come certificato dall’atto di morte redatto dal segretario del Comune di Villaputzu. Aveva 37 anni. Il suo corpo riposa a Cagliari, nel cimitero di Bonaria.
Durante e dopo la Grande guerra moltissimi furono i soldati che vennero ricoverati negli ospedali militari a causa di disturbi nervosi e mentali scatenati dalla violenza e dagli orrori del conflitto. Quando gli uomini colpiti da nevrosi erano in una condizione tale da non poter più essere impiegati al fronte, venivano trasferiti nei manicomi delle rispettive regioni d’appartenenza. Gli altri, invece, dopo cure disumane, venivano rispediti dagli Stati Maggiori in battaglia, accusati di codardia e tradimento.
Non sappiamo di quale patologia soffrisse Marongiu, ma la gran parte dei combattenti ricoverati negli ospedali psichiatrici era affetta dal cosiddetto “shell shock”, traducibile come “trauma da bombardamento”: ossessioni, delirio di persecuzione, amnesia, disfunzioni motorie, aggressività, ma anche catatonia e mutismo i sintomi più comuni.


Lapide di Salvatore Melis
Foto tratta da: http://www.nieobecni.com.pl

Melis Salvatore, figlio di Daniele (minatore) e Paola Cancedda (massaia), nacque a Villaputzu il 19 febbraio 1883. Coniugato il 29 luglio 1904 con Anna Corona. Prima della mobilitazione militare esercitava la professione di bracciante.
Soldato del 15° Reggimento Bersaglieri.
Morì in prigionia il 31 gennaio 1918 all’età di 34 anni, per malattia, nel campo di “Stanislau” situato in Polonia, come indicato nel prospetto riassuntivo del Ministero della guerra contenente i nominativi dei militari caduti.
Oggi riposa nel cimitero militare italiano di Varsavia “Bielany”. Sulla lapide è incisa una data di morte differente rispetto a quella indicata nella documentazione italiana, 2 febbraio al posto del 31 gennaio.
Non sappiamo con certezza quando Melis venne catturato, ma scorrendo gli elenchi delle perdite del 15° Reggimento si è potuto appurare che tra il 27 ottobre e il 7 novembre 1917, tra i dispersi si segnalarono 66 ufficiali e ben 2315 uomini di truppa!
Erano, questi, i giorni della disfatta di Caporetto.
Il 15° Reggimento, in quel momento schierato in Carnia, ebbe l’ordine di ripiegare sulla linea del Piave in seguito allo sfondamento del nemico. I bersaglieri cercarono di raggiungere la Val Meduna allo scopo di attraversarla e risalire verso il Cadore ma, all’altezza del torrente Chiarzò, vennero accerchiati e annientati dalle truppe austro-ungariche rinforzate da quelle tedesche.
Con molta probabilità è in questa fase della guerra che Melis fu fatto prigioniero e internato in Polonia.


Mulas Felice, figlio di Battista e Chiara Coas (massaia), nacque a Villaputzu il 30 aprile 1898. Celibe.
Soldato del 151° Reggimento Fanteria (Brigata Sassari), 7^ Compagnia, matricola N. 5756.
L’estratto dell’atto di morte inviato dal Ministero della Guerra al Comune di Villaputzu riporta che Mulas morì il 1° settembre 1917 sull’altopiano della Bainsizza, in seguito a “ferite riportate in combattimento per fatto di guerra“. Aveva 19 anni. Come luogo di prima sepoltura viene indicato il Cimitero reggimentale nei pressi del 3° Battaglione.
Nell’agosto del 1917 anche la Brigata Sassari fu impegnata nell’Undicesima battaglia dell’Isonzo, che aveva come obiettivo quello di conquistare l’altopiano della Bainsizza per poter proseguire l’avanzata e rompere lo schieramento austro-ungarico. La Sassari fu schierata in linea a partire dal 26 agosto al 24 settembre, e con molta probabilità fu in questo contesto che Melis venne ferito mortalmente.


Emanuele Mullanu

Mullanu Emanuele, figlio di Giovanni (muratore) ed Efisia Sirigu (massaia), nacque a Villaputzu il 1° luglio 1890 (l’Albo d’oro riporta la data di nascita errata). Celibe.
Soldato del 47° Reggimento Fanteria (Brigata Ferrara).
Venne fatto prigioniero dall’esercito austro-ungarico durante la nota battaglia di Caporetto e trasferito in un campo di detenzione ungherese. Morì in prigionia per tubercolosi polmonare l’11 settembre 1918 e, come riporta l’atto di morte inviato al Comune di Villaputzu, luogo della sua prima sepoltura fu Miskolc (Ungheria). Aveva 28 anni.
L’inarrestabile avanzata del nemico che riuscì a sfondare a Caporetto, coinvolse anche la Brigata Ferrara che in quel momento si trovava sotto le dipendenze della 62^ Divisione. Il 27 ottobre 1917, perdute le posizioni di monte Purgessimo e di Castelmonte, la brigata, nonostante le gravi perdite, riuscì a ripiegare in direzione del Tagliamento e poi del Piave. Nei lunghi giorni della ritirata, il 47° Reggimento registrò 42 dispersi tra gli ufficiali e 1479 dispersi tra gli uomini di truppa, a testimonianza dell’alto numero di soldati caduti in mano delle truppe tedesche e austro-ungariche.


Trincee sul monte San Michele
(foto di Silvia Seu)

Mullanu Raffaele, figlio di Pasquale (manovale) e Greca Porcu (massaia), nacque a Villaputzu il 17 gennaio 1893. Celibe. Prima della mobilitazione militare esercitava la professione di minatore.
Soldato del 142° Reggimento Fanteria (Brigata Catanzaro), 11^ Compagnia, matricola N. 41133.
Morì il 24 ottobre 1915 alle ore 10.15 in seguito a “ferita di arma da fuoco“, nella Sella di San Martino. Nell’estratto dell’atto di morte inviato dal Ministero della Guerra al Comune di Villaputzu, viene indicato come sepolto nel campo stesso. Aveva 22 anni.
Dal 18 settembre al 4 novembre 1915 la brigata Catanzaro fu schierata nella zona di guerra Sella di San Martino del Carso – pendici del San Michele e venne coinvolta nella Terza battaglia dell’Isonzo, che aveva come obiettivi la conquista di Gorizia, l’occupazione del monte Calvario e del monte San Michele. Il 21 ottobre la brigata si mosse verso il paese di San Martino e il 24 iniziò l’offensiva verso la Sella, con il sostegno della brigata Caltanisetta. Quando il territorio sembrava essere sotto il controllo italiano, si scatenò un devastante fuoco di artiglieria seguito dal contrattacco degli austro-ungarici che rioccuparono la zona costringendo le truppe italiane a ripiegare su tutta la linea. Fu in questa circostanza che Mullanu perse la vita.
In questa fase del conflitto, il 142° Reggimento registrò, tra gli ufficiali, 10 morti, 28 feriti e 2 dispersi, e tra gli uomini di truppa, 84 morti, 626 feriti e 11 dispersi.


Mura Giuseppe, figlio di Antonio (bracciante) e madre non indicata nell’atto di nascita, nacque a San Vito il 29 luglio 1875. Residente a Villaputzu.
Operaio nel distaccamento aviatori di Trappes.
Come indicato nell’atto di morte inviato al Comune di Villaputzu dal Governatorato di Parigi, morì il 5 maggio 1917 alle ore 4.00 nell’Ospedale militare “Domenico Larri” a Versailles, presumibilmente per malattia. Aveva 41 anni.
Con molta probabilità, Mura era un lavoratore civile militarizzato, uno dei tanti operai che con lo scoppio del conflitto vennero arruolati per lavorare nei cantieri presenti sul fronte di guerra. Dalla primavera del 1917 molti lavoratori vennero impiegati sul fronte francese a seguito della progressiva intensificazione dei rapporti economico-militari tra gli stati alleati.
Mura era un civile, per questo motivo il suo nome non compare nè sull’Albo d’oro, nè sul monumento ai caduti del Comune di Villaputzu.


Murrau Luigi, figlio di Domenico (calzolaio) e Angelina Loi (massaia), nacque a Villaputzu il 16 febbraio 1898. Celibe.
Soldato del 67° Reggimento Fanteria (Brigata Palermo), 1^ Compagnia, matricola N. 16123.
Morì il 30 agosto 1917 alle ore 8.00 circa, alla Sella di Dol (fondo valle) sotto le pendici occidentali del monte San Gabriele (attualmente nel Comune di Nova Gorica), in seguito a “ferite multiple da schegge di granata per fatto di guerra“. Come dichiarato nell’estratto dell’atto di morte trasmesso al Comune di Villaputzu, il suo corpo rimase insepolto. Aveva solo 19 anni.
Dall’11 agosto al 14 settembre 1917 la Brigata Palermo venne schierata nei pressi del monte San Gabriele dove partecipò all’Undicesima battaglia dell’Isonzo. Il 30 agosto, giorno del decesso di Murrau, il 67° Reggimento era impegnato in violenti combattimenti che portarono alla conquista, con l’aiuto della Brigata Messina, del monte Veliki Hrib, una delle propaggini del massiccio montuoso del Monte San Gabriele (spesso indicato come quota 526).



Fonti principali:

  • Brigate di fanteria: riassunti storici dei corpi e comandi nella guerra 1915-1918;
  • Atti di nascita, atti di morte e certificati di matrimonio;
  • Le foto dei combattenti sono tratte dall’immagine “Gruppo d’onore dei Caduti per la Patria ed ex combattenti” del Comune di Villaputzu;
  • Elenco nomi: L’Unione sarda, Eroi e Caduti Sardi 1915 – 1918;
  • Albo d’Oro, Ministero della Difesa;
  • “Statistica dei caduti, Albo d’Oro della Sardegna”, di Guido Rombi;
  • Info e foto panoramica dell Cimitero italiano di Salonicco: sito web Storia e memoria di Bologna, di Giacomo Bollini;
  • Info sul fronte macedone: sito web Storia e memoria di Bologna, di Paolo Antolini;
  • Per maggiori informazioni sugli operai borghesi: “Cantieri di guerra. Il lavoro dei civili nelle retrovie del fronte italiano (1915-1918)”, di Matteo Ermacora.
  • L’immagine della lapide di Melis è stata tratta dal sito http://www.nieobecni.com.pl/;
  • La foto della tomba di Maccioni è stata tratta dal libro: “Mortos in terra anzena” di Giuliano Chirra.


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