1915-18: Caduti di Villaputzu dalla O alla P

Museo di Caporetto -Kobarid-
(foto di Silvia Seu)

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Cognomi dalla O alla P

Estratto atto di morte di Orrù

Orrù Eugenio, figlio di Domenico (contadino) e Defenza Carrus (massaia), nacque a Villaputzu il 25 marzo 1890. Celibe.
Soldato del 221° Reggimento Fanteria (Brigata Ionio), 5^ Compagnia.
Come certificato dall’estratto dell’atto di morte inviato al Comune di Villaputzu, morì il 17 giugno 1916 alle ore 14.00, a Pieve Tesino (in prov. di Trento) nell’ospedale da campo N. 085, in seguito a “peritonite da ferita d’arma da fuoco all’addome”. Aveva 26 anni. Nel documento viene indicato come sepolto a Pieve Tesino. La gran parte dei caduti noti e non noti esumati dai cimiteri di questo altipiano vennero successivamente spostati nel sacrario di Trento (il suo nome, però, non risulta tra queste sepolture).
Non conoscendo la data del ricovero, non possiamo sapere in che contesto Orrù rimase gravemente ferito. Sappiamo però che nell’aprile del 1916, la brigata Ionio fu dislocata nella zona di guerra del Trentino. Qui, a partire dal 15 maggio, gli austriaci diedero avvio alla Strafexpedition raggiungendo il loro punto di massima estensione ad Arsiero (in prov. di Vicenza). I due Reggimenti furono coinvolti nei combattimenti e, tra il 16 e il 17 giugno, cercarono di attaccare la linea del torrente Maso. Tra il 22 aprile e l’8 agosto, il 221° Reggimento registrò 1 morto e 19 feriti tra gli ufficiali e 61 morti, 416 feriti e 40 dispersi tra gli uomini di truppa.


Maurizio Pilia

Pilia Maurizio, figlio di Giovanni (muratore) ed Efisia Spanu (massaia), nacque a Villaputzu il 4 gennaio 1891 (secondo l’atto di nascita, la data sull’Albo d’oro è errata). Celibe.
Soldato dell’82° Reggimento Fanteria (Brigata Torino), 1° Reparto Zappatori.
Morì il 1° dicembre 1916, alle ore 17.20, come certificato dall’atto di morte trasmesso dal Ministero della Guerra, in località Rio Castello, sul monte Col di Lana (prov. di Belluno). Aveva 25 anni. Come causa del decesso è indicata una “frattura del cranio con fuoriuscita di materia cerebrale“.
Il corpo di Pilia, inizialmente tumulato a Buchenstein (in italiano Livinallongo del Col di Lana), nel 1935 venne traslato insieme a quelli dei suoi commilitoni nel Sacrario Militare di Pocol, dove riposa tuttora nella tomba N. 3593. Il sacrario è situato a 1.535 m. di quota, a pochi chilometri da Cortina d’Ampezzo, e raccoglie i resti di caduti italiani, noti ed ignoti, provenienti dai vari cimiteri di guerra del Cadore e dell’Ampezzano.
La Brigata Torino per tutto il 1916 fu dislocata nel settore dell’Alto Cordevole, nel Bellunese. Non è chiaro in che contesto Pilia sia stato ferito mortalmente, anche perchè negli ultimi mesi dell’anno la Brigata Torino non registrò episodi di particolare importanza.
Bisogna però rilevare che nel settembre 1916, due battaglioni della Brigata furono trasferiti nel settore tra il monte Marmolada e il monte Costabella per dare avvio ai preparativi di un’azione bellica che si sarebbe svolta agli inizi del 1917. Non è dunque da escludere che Pilia, facendo parte del reparto Zappatori, possa essere stato ferito mortalmente in una di queste operazioni che, normalmente, prevedevano la costruzione o lo scavo di trincee e gallerie.


Iscrizione sulla lapide di Piludu
(tratto dal libro di Chirra*)

Piludu Giuseppe, figlio di Francesco (minatore) e Angelina Melis (massaia), nacque a Villaputzu il 7 novembre 1896. Celibe.
Soldato elettrotecnico del 125° Reggimento Fanteria (Brigata Spezia), 5^ Compagnia.
Morì in prigionia, per malattia, il 14 febbraio 1918 alle ore 8.00, a Regensburg (Ratisbona) nel lazzaretto della Caserma di via Greflinger n.4. Aveva 21 anni.
Sepolto inizialmente a Regensburg, le sue spoglie furono poi traslate nel “Cimitero militare italiano d’onore” all’interno del cimitero di Waldfriedhof, a Monaco di Baviera, e tumulato nel 237° reparto, tomba N. 582. In quest’area riposano 1790 militari italiani della Grande guerra, prigionieri nei dintorni della città di Monaco.
Non sappiamo con certezza quando Piludu venne catturato, ma scorrendo gli elenchi delle perdite del 125° Reggimento si è potuto appurare che tra il 24 ottobre e l’8 novembre 1917, tra i dispersi si segnalarono 48 ufficiali e ben 1786 uomini di truppa, a testimonianza dell’alto numero di soldati caduti in mano del nemico. Il 24 ottobre aveva inizio la Battaglia di Caporetto con lo sfondamento degli austro-tedeschi nelle linee italiane tra Plezzo e Tolmino, dove era schierata anche la Brigata Spezia. I due Reggimenti cercarono di arginare l’offensiva nemica, ma finirono con l’essere travolti e quasi completamente distrutti. Probabilmente è in questo contesto che Piludu venne fatto prigioniero.


Piras Emanuele, figlio di Marco (pastore) e Giuseppina Seu (massaia), nacque a Villaputzu il 12 dicembre 1881. Coniugato il 1° agosto 1909 con Giovanna Bonu nel Comune di Iglesias e qui residente. Prima della mobilitazione militare esercitava la professione di agricoltore.
Soldato del 45° Reggimento Fanteria (Brigata Reggio).
Morì il 4 luglio 1918 alle ore 04.30, nell’Ospedale militare Carlo Alberto di Cagliari, come certificato dall’atto di morte trasmesso dall’ufficiale di stato civile del Comune di Cagliari al Comune di Iglesias. Nell’Albo d’Oro risulta essere deceduto causa malattia. Aveva 36 anni. Le sue spoglie riposano nel Cimitero di Bonaria, a Cagliari.
Il suo nome non compare sul monumento ai caduti del Comune di Villaputzu.


Estratto atto di morte di Pisanu (errore Pisani)

Pisanu Eugenio, figlio di Daniele (minatore) e Marietta Pisanu (massaia), nacque a Villaputzu il 9 novembre 1882. Coniugato con Francesca Atzeni il 16 gennaio 1913. Prima della mobilitazione militare esercitava la professione di bracciante.
Soldato della 620^ Compagnia Mitraglieri, matricola 11941.
Come indicato nell’estratto dell’atto di morte, mancò ai vivi il 10 febbraio 1917 alle ore 21.15 a Cervignano del Friuli (prov. Udine), nell’Ospedale da campo N. 037. Aveva 34 anni. Nel documento è descritto in dettaglio il motivo del decesso: “morto in seguito a embolia consecutiva a ferite multiple estese in tutto il corpo con esportazione delle mani e spappolamento O. S. da scoppio bomba a mano“.
Il corpo di Pisanu, inizialmente tumulato nel cimitero di San Giorgio di Nogaro, venne traslato insieme a quelli dei suoi commilitoni nell’Ossario di Udine, dove riposa tuttora nella tomba N. 13.590. Da sottolineare come, anche in questo caso, il nominativo riportato sul loculo presenta errori di trascrizione: “Pisani” al posto di Pisanu. Lo stesso errore è riportato anche nell’atto di morte inviato dal Ministero della Guerra.
Non avendo dati riguardanti la dislocazione della 620^ Compagnia, non possiamo ipotizzare in quale contesto Pisanu venne ferito.


Pisu Emanuele, figlio di Giuseppe e di Chiara Porcu, nacque a Villaputzu probabilmente nel 1861. Coniugato con Angelina Mullanu il 14 maggio 1885. Tra le sue professioni passate ci fu anche quella di minatore.
Operaio borghese del Genio militare di Grosio (prov. di Sondrio).
Morì il 1° agosto 1917, nell’Ospizio Visconti Venosta, alle ore 19.20, in seguito a polmonite bilaterale, come indicato nell’estratto dell’atto di morte inviato dal Ministero della Guerra al Comune di Villaputzu. Aveva 56 anni.
Sepolto inizialmente a Grosio, oggi riposa nella Cappella Ossario di Sondrio.
Questo sacrario, completato nel 1927, raccoglie le spoglie dei caduti provenienti da sepolture provvisorie all’interno del cimitero comunale di Sondrio (soprattutto soldati deceduti negli ospedali militari) e dai vari cimiteri civili e militari sparsi in tutta la provincia.
Con l’inizio del conflitto fu necessario inviare manodopera nei cantieri del fronte e, a questo scopo, vennero arruolati muratori, minatori, contadini e anche piccoli artigiani tra i 17 e i 65 anni. Gran parte dei lavoratori vennero assegnati ai reparti del genio militare con il compito di allestire linee difensive, ricoveri e strade a ridosso delle prime linee; contingenti minori furono invece affidati al genio civile e alle intendenze d’armata per costruire infrastrutture logistiche e curare la manutenzione stradale. L’impiego degli operai tra fronte e retrovie, si contraddistinse per condizioni di lavoro particolarmente difficili. La vicinanza delle linee di combattimento, i lavori eseguiti sotto la costante minaccia delle artiglierie nemiche, i disagi ambientali, la pessima condizione degli alloggi, le razioni alimentari insufficienti e spesso immangiabili, resero questa esperienza particolarmente dura e sofferta. Tantissimi morirono colpiti da granate, asfissiati dai gas utilizzati dalle truppe, dagli infortuni e dalle malattie che, a causa delle difficili situazioni igieniche e alimentari, imperversavano anche nelle retrovie.
Pisu era un lavoratore civile militarizzato, non un militare, e probabilmente è per questo motivo che il suo nome non compare nè sull’Albo d’oro, nè sul monumento ai caduti del Comune di Villaputzu.


Estratto atto di morte di Podda

Podda Efisio, figlio di Pietro (contadino) e Giuseppina Cossu (massaia), nacque a Villaputzu il 1° maggio 1890. Coniugato con Felicita Pintori il 13 febbraio 1913, nel Comune di San Vito. Prima della mobilitazione militare esercitava la professione di contadino.
Soldato del 240° Reggimento Fanteria (Brigata Pesaro), 1° Reparto zappatori.
Morì il 2 maggio 1917 alle ore 14.15, presso Enego (provincia di Vicenza), durante il trasporto all’ospedale da campo n. 31. Come riportato nell’estratto dell’atto di morte, causa del decesso fu “ferita penetrante da mitragliatrice, regione pettorale destra“. Aveva 27 anni.
Anche nell’altopiano di Asiago si decise di costruire un cimitero monumentale che raccogliesse le spoglie dei caduti provenienti dalle sepolture sparse nei vari campi di guerra della zona. Il corpo di Podda, inizialmente tumulato nel cimitero comunale di Enego, venne così traslato nel grande sacrario militare di Asiago, dove riposa tuttora nella tomba N. 9.529.
La Brigata Pesaro venne formata tra gli ultimi giorni di gennaio e i primi di febbraio 1917, nella zona del Trevigiano. Dopo una serie di trasferimenti, a maggio venne dislocata sull’altipiano di Asiago e il 240° Reggimento inviato in linea. Fu in questa prima fase operativa della Brigata che Podda perse la vita.


Podda Vittorio, figlio di Salvatore (pastore) e Greca Cabras (massaia), nacque a Villaputzu l’8 ottobre 1887. Coniugato con Mariannica Atzori il 14 novembre 1912, vedovo. Prima della mobilitazione militare esercitava la professione di bracciante.
Soldato del 45° Reggimento Fanteria (Brigata Reggio).
Morì il 20 dicembre 1918 alle ore 22.00 a Livorno, nel lazzaretto degli “Spedali Riuniti” della città, per malattia, come certificato dall’atto di morte inviato al Comune di Villaputzu nell’aprile del 1919. Aveva 31 anni.
I militari deceduti negli ospedali venivano generalmente sepolti nei cimiteri comunali della città. Nel caso di Livorno, i caduti trovarono riposo nel cimitero “La Cigna”, conosciuto anche con il nome di camposanto “I Lupi”, e qui, con molta probabilità, sono state tumulate anche le spoglie di Podda.
Il suo nome non è presente nel monumento ai caduti di Villaputzu.


Porcu Domenico, figlio di Agostino (minatore) e Raimonda Marongiu (massaia), nacque a Villaputzu il 4 ottobre 1879.
Soldato del 220° Reggimento Fanteria (Brigata Sele).
Morì il 10 gennaio 1919 in prigionia, per malattia. Aveva 39 anni. Purtroppo, in mancanza dell’estratto dell’atto di morte e del foglio matricolare, non possiamo indicare il luogo e la causa del decesso, e neanche avere la certezza del momento in cui Porcu venne catturato. Tuttavia, scorrendo gli elenchi delle perdite della Brigata Sele, si è potuto notare che il maggior numero di dispersi venne registrato in due occasioni. La prima, nel corso della Strafexpedition (15 maggio – 27 giugno 1916), quando il 220° Reggimento schierato sul fronte della Val Pòsina riportò 783 dispersi e un altissimo numero di morti e feriti. La seconda, durante il ripiegamento causato dall’offensiva nemica a Caporetto, con il 220° Regg. (inizialmente dislocato nell’isontino) che segnalò 516 dispersi tra gli uomini di truppa, a dimostrazione dell’alto numero di soldati catturati dagli austro-ungarici. Arrivata nella zona di Padova con soli 800 uomini, il 22 novembre 1917 la Brigata venne sciolta.
Il nome di Porcu non è stato inserito nel monumento dedicato ai caduti di Villaputzu.


Porcu Eugenio, figlio di Tommaso (proprietario) e Maria Efisia Todde (massaia), nacque a Villaputzu il 18 settembre 1888.
Soldato del 128° Reggimento Fanteria (Brigata Firenze).
Scomparve in prigionia; in mancanza del foglio matricolare, queste sono le uniche informazioni che abbiamo.
Anche in questo caso però, per ipotizzare la data della cattura, possono esserci d’aiuto le schede riguardanti le perdite della Brigata Firenze. Dal 4 maggio al 10 luglio 1917, periodo in cui la Brigata partecipò alle operazioni della Decima battaglia dell’Isonzo riuscendo a conquistare i Monti Kuk e Vodice, il 128° Reggimento registrò 285 dispersi. Il numero delle perdite fu ancora più alto tra il 24 ottobre e il 7 novembre, giorni della disfatta di Caporetto. In questo periodo la Brigata era dislocata nella zona di Cividale del Friuli dove diede inizio a una forte resistenza che si infranse contro l’offensiva austro-tedesca. Nel lungo movimento di ripiegamento concluso con l’arrivo nel piacentino, il 128° Reggimento riportò ben 1177 dispersi, soldati evidentemente caduti nelle mani del nemico. Potrebbe essere in una di queste fasi della guerra che Porcu venne fatto prigioniero.


Porcu Giovanni, -Giovannico nell’atto di nascita- figlio di Bernardo (contadino) e Paola Chiriu (massaia), nacque a Villaputzu il 24 febbraio 1898. Celibe.
Soldato del 73° Reggimento Fanteria (Brigata Lombardia), 4^ Compagnia.
Come indicato nell’estratto dell’atto di morte, mancò ai vivi il 20 giugno 1918 sul Montello (rilievo montuoso della prov. di Treviso). Aveva 20 anni. Nel documento è descritto il motivo del decesso: “colpito da pallottola nemica per fatto di guerra“, e il luogo di prima sepoltura: “nei pressi di Casa Serena -Montello-“, nel Comune di Nervesa della Battaglia.
Oggi le spoglie di Porcu riposano nel Sacrario del Montello, nella tomba N. 4588.
Il Sacrario, ultimato nel 1935, raccoglie i resti di 9.325 soldati italiani precedentemente sepolti in circa centoventi cimiteri sparsi lungo il fronte del Piave.
Durante la Seconda battaglia del Piave, conosciuta anche come Battaglia del solstizio (15 – 24 giugno 1918), la Brigata Lombardia fu schierata sul Montello e il 19 giugno entrò in azione verso Casa Serena, una casa colonica a tre piani divenuta caposaldo italiano, riuscendo a respingere i violenti contrattacchi del nemico che il 23 giugno iniziò il ripiegamento oltre il Piave. Nelle giornate dal 19 al 24 giugno, il 73° Reggimento registrò 7 morti, 12 feriti e 1 disperso tra gli ufficiali e 102 morti, 297 feriti e 94 dispersi tra gli uomini di truppa. Tra questi morti vi era anche Porcu.
Il suo nome non compare nel monumento ai caduti di Villaputzu.


Giuseppe Porcu

Porcu Giuseppe, figlio di Efisio (pastore) e Francesca Tramatzu (massaia), nacque a Villaputzu il 25 gennaio 1895. Celibe.
Soldato del 153° Reggimento Fanteria (Brigata Novara).
Morì il 30 novembre 1918, alle ore 8 pomeridiane, all’Ospedale militare Mantegna di Milano in seguito a “tubercolosi polmonare“, come certificato dall’atto di morte inviato dal Municipio di Milano al Comune di Villaputzu. Aveva 23 anni.
I resti di Porcu oggi riposano nel Cimitero Monumentale di Milano, precisamente nel Sacrario di Sant’Ambrogio, ossario N. 2734. Nello stesso cimitero riposa anche il suo compaesano e commilitone Efisio Sirigu.
Non conoscendo la data del ricovero nell’ospedale lombardo, in mancanza di altre informazioni non possiamo neanche ipotizzare il luogo in cui il soldato contrasse la malattia e tantomeno le ultime battaglie a cui partecipò.


Dettaglio Sacrario Redipuglia
(foto di Silvia Seu)

Porcu Giuseppe -Giuseppino nell’atto di nascita-, figlio di Giovanni (minatore) e Caterina Deidda (massaia), nacque a Villaputzu il 24 marzo 1882. Celibe. Prima della mobilitazione militare esercitava la professione di minatore.
Caporale del 152° Reggimento Fanteria (Brigata Sassari), 7^ Compagnia.
Morì il 7 febbraio 1916, all’età di 33 anni, nell’infermeria avanzata della Sezione di Sanità 25^ Divisione (situata nell’isontino), in seguito “alle ferite riportate in combattimento”. Nell’estratto di morte è indicato anche il luogo di prima sepoltura, “il cimitero di San Pietro”, ovvero San Pier d’Isonzo (comune in prov. di Gorizia).
Oggi le spoglie di Porcu riposano nel grande sacrario militare Redipuglia, nella tomba N. 29.923, gradone 16, la cui lapide è sistemata fuori dall’ordine alfabetico.
Dal 21 gennaio al 10 febbraio 1916, la Sassari venne schierata in linea nelle trincee “delle Frasche”, “dei Razzi”, “Rocciose” e “dei Sacchetti” (sotto il monte San Michele) registrando, nei i due reggimenti, un totale di 6 feriti tra gli ufficiali e di 30 morti, 187 feriti e 2 dispersi tra gli uomini di truppa.


Porcu Salvatore, figlio di Emanuele (contadino) e Felicita Follesa (massaia), nacque a Villaputzu il 24 maggio 1893.
Soldato del 151° Reggimento Fanteria (Brigata Sassari), 8^ Compagnia, matricola N. 42191.
Dalle informazioni contenute nell’estratto dell’atto di morte, si evince che Porcu si spense il 12 luglio 1916, alle ore 13.00, nei pressi di Croce Sant’Antonio, sull’altopiano di Asiago. Aveva 23 anni. Nel documento è descritto in dettaglio il motivo del decesso: “morto in seguito a ferita trasfossa torace addome con foro d’entrata regione epatica per fatto di guerra“. Come primo luogo di sepoltura è indicato il cimitero improvvisato presso Croce Sant’Antonio. La gran parte dei caduti noti e non noti esumati dai piccoli cimiteri di questo altipiano vennero successivamente spostati nel Sacrario militare di Asiago (il suo nome, però, non risulta tra queste sepolture).
Dal 5 giugno al 1 settembre 1916, la Brigata Sassari fu dislocata sul fronte di guerra dell’Altopiano dei Sette Comuni, sulla linea Monte Fior-Castelgomberto. Raggiunti i due obiettivi alla fine di giugno, nel mese successivo gli attacchi furono indirizzati contro il Monte Mosciagh che, però, non venne conquistato a causa della tenace resistenza dell’avversario. Gli austriaci respinsero per tutta l’estate i quotidiani assalti delle fanterie italiane e il campo di battaglia si riempì di morti, come testimoniarono poi gli ufficiali Lussu, Bellieni, Tommasi e Motzo. Fu in questa fase del conflitto che Porcu perse la vita.


Estratto atto di morte di Porcu Severino

Porcu Severino, figlio di Giovanni (minatore) e Barbara Seu (massaia), nacque a Villaputzu il 20 marzo 1887. Coniugato con Caterina Podda il 17 settembre 1910 a Kalaat Senan, comune della Tunisia. Prima della mobilitazione militare esercitava la professione di minatore.
Caporal maggiore del 51° Reggimento Fanteria (Brigata Alpi), 2^ Compagnia, matricola 24528.
Morì il 25 giugno 1917, alle ore 4.00, nell’Ospedaletto da campo N. 60, situato nella frazione di Falcade Alto (in provincia di Belluno). Aveva 30 anni. L’estratto dell’atto di morte indica con precisione il motivo del decesso: “vastissima ferita lacera della coscia sinistra con asportazione subtotale dell’arto – anemia – shock”. Luogo della sua prima sepoltura fu il cimitero di Falcade, come testimoniato da vari commilitoni.
Oggi le sue spoglie mortali riposano nel Sacrario Militare di Pocol, nella tomba N. 3702 (indicato erroneamente con il cognome Porcù) a poca distanza dalla tomba del suo compaesano Maurizio Pilia.
Porcu fu decorato di Medaglia d’Argento al Valor Militare con la seguente motivazione: “Costante esempio di valore, quale addetto al telefono, durante un intenso bombardamento nemico, benchè ferito una prima volta, rimaneva al suo posto, dando prova di mirabile coraggio e fermezza, finchè un secondo proiettile avversario lo feriva gravemente. Decedeva nella notte successiva. – Busa D’Orso, 24 giugno 1917”.
La Brigata Alpi, dal 1° gennaio al 23 ottobre 1917, fu dislocata nell’Alto Cordevole, nella zona di Belluno. Obiettivo dei due reggimenti era presidiare quelle importanti posizioni, rafforzare le difese e arginare eventuali offensive del nemico. In questo arco di tempo il 51° Reggimento registrò, tra gli ufficiali, 3 morti e 3 feriti, e tra gli uomini di truppa, 5 morti, 41 feriti e 2 dispersi.


Fonti principali:

  • Brigate di fanteria: riassunti storici dei corpi e comandi nella guerra 1915-1918;
  • Atti di nascita, atti di morte e certificati di matrimonio;
  • Le foto dei combattenti sono tratte dall’immagine “Gruppo d’onore dei Caduti per la Patria ed ex combattenti” del Comune di Villaputzu;
  • Elenco nomi: L’Unione sarda, Eroi e Caduti Sardi 1915 – 1918;
  • Albo d’Oro, Ministero della Difesa;
  • “Statistica dei caduti, Albo d’Oro della Sardegna”, di Guido Rombi;
  • Info sul sacrario di Sondrio: sito web Pietri Grande Guerra;
  • Per maggiori informazioni sugli operai borghesi: “Cantieri di guerra. Il lavoro dei civili nelle retrovie del fronte italiano (1915-1918)”, di Matteo Ermacora.
  • Info sul cimitero di Livorno: sito web del Comune;
  • Info sul Sacrario del Montello: Sacrari militari della Guerra 1915-1918;
  • Info sul Sacrario militare di Pocol: sito web Ministero della Difesa;
  • Sulla battaglia dell’estate 1916 svolta sull’altopiano di Asiago: Il cavaliere dei Rossomori di Giuseppe Fiori;
  • La foto della tomba di Piludu è stata tratta dal libro: “Mortos in terra anzena” di Giuliano Chirra.

1915-18: Caduti di Villaputzu dalla L alla M

Epigrafe sul Colle Sant’Elia
(foto di Silvia Seu)

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Cognomi dalla L alla M:

Lecca Maurizio, figlio di Emanuele (contadino) e Annica Melis (massaia), nacque a Villaputzu il 7 febbraio 1893.
Soldato del 6° Reggimento fanteria (Brigata Aosta).
Fu dichiarato disperso l’8 luglio 1915 a Tekut, in Libia, a seguito di un combattimento. Aveva 22 anni.
La Brigata Aosta partecipò, con alcuni battaglioni, alla Campagna di Libia combattuta dal Regno d’Italia contro l’Impero ottomano per conquistare le regioni della Tripolitania e della Cirenaica. Allo scoppio della Grande guerra una parte dei suoi uomini era ancora dislocata in territorio nordafricano, e Lecca era tra questi.


Atto di morte di Loi

Loi Ponziano, figlio di Raffaele (minatore) e Francesca Seu (massaia), nacque a Villaputzu il 20 agosto 1880. Coniugato con Angela Zucca il 2 ottobre 1902. Prima della mobilitazione militare esercitava la professione di minatore.
Soldato del 1° Battaglione Complemento.
Morì il 2 marzo 1917 alle ore 6.00, come indicato nell’atto di morte trasmesso all’ufficiale dello Stato Civile del Comune di Sassari e pervenuto al Comune di Villaputzu solo nell’agosto del 1922. Come specificato nel documento, il decesso venne comunicato dal “Direttore di questo Spedale Militare“. Aveva 36 anni.
La mancanza di altre informazioni ci impedisce di ricostruire la sua storia militare.
Il suo nome compare nel monumento ai caduti del Comune di Villaputzu ma non è presente nell’Albo d’oro.


Emanuele Maccioni

Maccioni Emanuele, figlio di Francesco (contadino) e Giuseppina Lussu (massaia), nacque a Villaputzu il 7 novembre 1883. Celibe.
Soldato del 64° Reggimento Fanteria (Brigata Cagliari), 1^ Sezione Pistola.
Come indicato nell’estratto dell’atto di morte, mancò ai vivi il 27 dicembre 1917 alle ore 16.45 a Salonicco, nell’Ospedale da campo N. 0107. Aveva 34 anni. Nel documento è descritto in dettaglio il motivo del decesso: “morto in seguito a ferita da scheggia bombarda trasfossa gamba destra con frattura comminuta testa, tibia e perone. Ferita da scheggia bombarda a solo foro di entrata ginocchio destro con frattura, rottura e condilo femorale mediale. Setticemia“. Come primo luogo di sepoltura è indicato il Cimitero militare italiano di Salonicco.

Anche in Grecia, a partire dal primo dopoguerra, ci si pose il problema di raccogliere le vittime del fronte macedone in un unico, grande cimitero militare interalleato. Venne così costruito a Salonicco il grande sacrario di Zeitenlik, inaugurato nel 1936 e oggi suddiviso in varie aree distinte per nazionalità, una delle quali dedicata ai caduti italiani. Tra questi, è presente anche Maccioni.

Iscrizione sulla lapide di Maccioni (tratto dal libro di Chirra*)

Per tutto il 1917 la Brigata Cagliari fu impiegata nel fronte macedone: a gennaio i due Reggimenti si trovavano a Tepavci per sostituire, da febbraio, la Brigata Ivrea e cercare di respingere i violenti attacchi dei bulgari. Da maggio a dicembre la Cagliari fu dislocata sul Settore Ovest (Vranovci, sud di Dobromir, Sudokol) e sul Settore Est (quota 1050, Piton Brulè, Piton Rocheux), dove alternò la vita di trincea a periodi di riposo.


Cippo sul monte San Michele
(foto di Silvia Seu)

Madeddu Beniamino, figlio di Vincenzo (fabbro) e Angelina Corona (massaia), nacque a Villaputzu il 15 marzo 1893. Celibe. Prima della mobilitazione militare esercitava la professione di fabbro ferraio.
Soldato del 46° Reggimento Artiglieria, matricola 2306.
Morì il 12 agosto 1915 alle ore 21.00, come certificato dall’atto di morte trasmesso dal Ministero della Guerra, nell’Ospedaletto da campo N. 83 del XIII Corpo d’Armata 25^ Divisione, precisamente nella Villa Prandi di Cassegliano, in comune di San Pier d’Isonzo (prov. Gorizia). Come causa del decesso è indicata una “commozione visceri addominali in seguito a scoppio di proiettile“. Aveva 22 anni.
Il corpo di Madeddu, inizialmente tumulato nel cimitero di San Pier d’Isonzo, venne traslato insieme a quelli dei suoi commilitoni nel grande sacrario militare di Redipuglia, dove riposa tuttora nella tomba N. 24.777 al gradone 13. Da sottolineare come, ancora una volta, il nominativo riportato sul loculo presenta errori di trascrizione: “Modeddo” al posto di Madeddu, così come la data di morte che è posticipata di un giorno. In questo caso la fonte dell’errore, però, è da ricercare a monte, visto che anche l’atto di morte riporta lo stesso sbaglio nel cognome.
Il 46° Reggimento Artiglieria da campagna, nelle prime fasi della guerra, venne dislocato sul Carso. Anche se non conosciamo la data esatta del ricovero di Madeddu, possiamo però ipotizzare che sia stato ferito durante la Seconda battaglia dell’Isonzo (18 luglio – 3 agosto), anche detta Battaglia del San Michele, o nella fase immediatamente successiva.


Estratto atto di morte Madeddu Vittorio

Madeddu Vittorio -Vittorino nell’atto di nascita-, figlio di Giovannico (minatore) e Chiara Murgioni (massaia), nacque a Villaputzu il 31 maggio 1897. Celibe.
Soldato del 31° Reggimento Fanteria (Brigata Siena), 5^ Compagnia, matricola N. 11557.
Dalle informazioni contenute nell’estratto dell’atto di morte, si evince che Madeddu si spense il 16 luglio 1917 alle ore 9.00 circa, sul Carso, alle pendici di quota 241, settore compreso tra la strada Komarje e la strada di Selo (Sela na Krasu in sloveno). Motivo del decesso fu “proiettile di fucile alla testa per fatto di guerra“; il suo corpo rimase insepolto sul campo, come risultò dalla dichiarazione di due caporali. Aveva 20 anni.
La Brigata Siena venne trasferita nella zona del Carso per essere impiegata nella Decima battaglia dell’Isonzo (12 maggio – 5 giugno), con l’obiettivo di rompere il fronte nemico per raggiungere Trieste. Nonostante l’altissimo numero di vittime (circa 2000 uomini fuori combattimento, dei quali 80 ufficiali), non si registrarono risultati significativi. La Brigata rimase in trincea fino al 20 luglio, riuscendo a respingere i continui, violenti attacchi degli austro-ungarici che tentarono in diverse occasioni di riprendere le poche posizioni perse, tra le quali quota 241 (dove rimase ferito mortalmente Madeddu), e le quote 235 e 219.
In quest’ultima fase, tra l’8 giugno e il 13 agosto, il 31° Reggimento registrò tra gli ufficiali 5 morti e 7 feriti, e tra gli uomini di truppa 52 morti, 296 feriti e 48 dispersi.


Magari Angelo -o Magai-, figlio di Giovanni (manovale) e Teresa Cabiddu (massaia), nacque a Ilbono il 30 novembre 1893; fratello minore di Priamo, anch’egli deceduto nel conflitto. Prima della mobilitazione militare esercitava la professione di pastore.
Soldato del 2° Reggimento Genio Guastatori.
Il 13 aprile 1916, mentre si trovava in zona di guerra con il 152° Reggimento Fanteria, diede mandato al fratello Priamo di rappresentarlo per la richiesta delle pubblicazioni per il matrimonio con Pietrina Pisanu. Le nozze vennero poi celebrate il 15 marzo 1917 nel Comune di Villaputzu, dove Magai era residente. Da sottolineare come nell’atto di nascita del Comune di Ilbono e nel certificato di matrimonio del Comune di Villaputzu sia riportato il cognome Magari, mentre nel monumento dedicato ai caduti è indicato come Magai.
Morì in prigionia, per tubercolosi, il 7 giugno 1918, all’età di 24 anni, a Heinrichsgrün (attuale Jindrichovice) comune della Repubblica Ceca. Non conoscendo il periodo e nemmeno il luogo della sua cattura, in mancanza del foglio matricolare non possiamo neanche ipotizzare in quali battaglie venne impiegato.
Oggi riposa nel Cimitero Internazionale di Jindrichovice, nella tomba N. 500.
Dal 1915 al 1918, Heinrichsgrün ospitò uno dei più grandi campi di prigionia dell’Impero austro-ungarico, dove vennero internati circa 40.000 prigionieri di guerra. Le condizioni di vita erano pessime: si moriva per malnutrizione, sfinimento, freddo, le malattie dilagavano e le cure mediche erano praticamente inesistenti.


Priamo Magai

Magari Priamo -o Magai-, figlio di Giovanni (contadino) e Teresa Cabiddu (massaia), nacque a Jerzu il 4 marzo 1883; fratello maggiore di Angelo. Coniugato il 4 luglio 1908 con Maria Zeberu nel Comune di Villaputzu, e qui residente. Prima della mobilitazione militare esercitava la professione di pastore. Anche in questo caso in tutti i certificati anagrafici viene riportato il cognome Magari, ma è da rilevare che nei documenti il militare si firmi come “Magai”.
Soldato del 63° Reggimento Fanteria (Brigata Cagliari), matricola N. 14639.
Morì il 13 dicembre 1917 alle ore 8.00, come riportato nell’estratto dell’atto di morte inviato al Comune di Villaputzu, nel posto di sgombero del 135° Reparto someggiato di Sanità, in seguito ad “asfissia di gas per fatto di guerra“. Viene registrato come sepolto a Est di Solmodol (o forse Sukodol?), in Macedonia, ma il luogo della prima sepoltura qui indicato potrebbe non essere corretto a causa di un probabile errore di trascrizione dell’ufficiale dello stato civile. Aveva 34 anni.
Appena due settimane dopo, sempre sul fronte macedone, sarebbe deceduto un altro suo compaesano, Emanuele Maccioni, anch’egli appartenente alla Brigata Cagliari e impegnato negli stessi fatti d’arme.
Dalla fine di dicembre del 1916 al settembre del 1918, le truppe italiane in Macedonia condussero una logorante guerra di trincea che terminò solo il 3 ottobre 1918, con l’abbandono del fronte da parte delle truppe bulgare.
Il 63° Reggimento registrò, nel 1917 (anno della morte di Magai), 8 morti, 13 feriti e 1 disperso tra gli ufficiali, e 231 morti, 781 feriti e 36 dispersi tra gli uomini di truppa.


Marongiu Efisio, figlio di Maria Marongiu e di padre ignoto, nacque a Villaputzu il 1° giugno 1881.
Soldato del 45° Reggimento Fanteria (Brigata Reggio).
Morì il 19 gennaio 1919 nel Manicomio Provinciale di Cagliari, come certificato dall’atto di morte redatto dal segretario del Comune di Villaputzu. Aveva 37 anni. Il suo corpo riposa a Cagliari, nel cimitero di Bonaria.
Durante e dopo la Grande guerra moltissimi furono i soldati che vennero ricoverati negli ospedali militari a causa di disturbi nervosi e mentali scatenati dalla violenza e dagli orrori del conflitto. Quando gli uomini colpiti da nevrosi erano in una condizione tale da non poter più essere impiegati al fronte, venivano trasferiti nei manicomi delle rispettive regioni d’appartenenza. Gli altri, invece, dopo cure disumane, venivano rispediti dagli Stati Maggiori in battaglia, accusati di codardia e tradimento.
Non sappiamo di quale patologia soffrisse Marongiu, ma la gran parte dei combattenti ricoverati negli ospedali psichiatrici era affetta dal cosiddetto “shell shock”, traducibile come “trauma da bombardamento”: ossessioni, delirio di persecuzione, amnesia, disfunzioni motorie, aggressività, ma anche catatonia e mutismo i sintomi più comuni.


Lapide di Salvatore Melis
Foto tratta da: http://www.nieobecni.com.pl

Melis Salvatore, figlio di Daniele (minatore) e Paola Cancedda (massaia), nacque a Villaputzu il 19 febbraio 1883. Coniugato il 29 luglio 1904 con Anna Corona. Prima della mobilitazione militare esercitava la professione di bracciante.
Soldato del 15° Reggimento Bersaglieri.
Morì in prigionia il 31 gennaio 1918 all’età di 34 anni, per malattia, nel campo di “Stanislau” situato in Polonia, come indicato nel prospetto riassuntivo del Ministero della guerra contenente i nominativi dei militari caduti.
Oggi riposa nel cimitero militare italiano di Varsavia “Bielany”. Sulla lapide è incisa una data di morte differente rispetto a quella indicata nella documentazione italiana, 2 febbraio al posto del 31 gennaio.
Non sappiamo con certezza quando Melis venne catturato, ma scorrendo gli elenchi delle perdite del 15° Reggimento si è potuto appurare che tra il 27 ottobre e il 7 novembre 1917, tra i dispersi si segnalarono 66 ufficiali e ben 2315 uomini di truppa!
Erano, questi, i giorni della disfatta di Caporetto.
Il 15° Reggimento, in quel momento schierato in Carnia, ebbe l’ordine di ripiegare sulla linea del Piave in seguito allo sfondamento del nemico. I bersaglieri cercarono di raggiungere la Val Meduna allo scopo di attraversarla e risalire verso il Cadore ma, all’altezza del torrente Chiarzò, vennero accerchiati e annientati dalle truppe austro-ungariche rinforzate da quelle tedesche.
Con molta probabilità è in questa fase della guerra che Melis fu fatto prigioniero e internato in Polonia.


Mulas Felice, figlio di Battista e Chiara Coas (massaia), nacque a Villaputzu il 30 aprile 1898. Celibe.
Soldato del 151° Reggimento Fanteria (Brigata Sassari), 7^ Compagnia, matricola N. 5756.
L’estratto dell’atto di morte inviato dal Ministero della Guerra al Comune di Villaputzu riporta che Mulas morì il 1° settembre 1917 sull’altopiano della Bainsizza, in seguito a “ferite riportate in combattimento per fatto di guerra“. Aveva 19 anni. Come luogo di prima sepoltura viene indicato il Cimitero reggimentale nei pressi del 3° Battaglione.
Nell’agosto del 1917 anche la Brigata Sassari fu impegnata nell’Undicesima battaglia dell’Isonzo, che aveva come obiettivo quello di conquistare l’altopiano della Bainsizza per poter proseguire l’avanzata e rompere lo schieramento austro-ungarico. La Sassari fu schierata in linea a partire dal 26 agosto al 24 settembre, e con molta probabilità fu in questo contesto che Melis venne ferito mortalmente.


Emanuele Mullanu

Mullanu Emanuele, figlio di Giovanni (muratore) ed Efisia Sirigu (massaia), nacque a Villaputzu il 1° luglio 1890 (l’Albo d’oro riporta la data di nascita errata). Celibe.
Soldato del 47° Reggimento Fanteria (Brigata Ferrara).
Venne fatto prigioniero dall’esercito austro-ungarico durante la nota battaglia di Caporetto e trasferito in un campo di detenzione ungherese. Morì in prigionia per tubercolosi polmonare l’11 settembre 1918 e, come riporta l’atto di morte inviato al Comune di Villaputzu, luogo della sua prima sepoltura fu Miskolc (Ungheria). Aveva 28 anni.
L’inarrestabile avanzata del nemico che riuscì a sfondare a Caporetto, coinvolse anche la Brigata Ferrara che in quel momento si trovava sotto le dipendenze della 62^ Divisione. Il 27 ottobre 1917, perdute le posizioni di monte Purgessimo e di Castelmonte, la brigata, nonostante le gravi perdite, riuscì a ripiegare in direzione del Tagliamento e poi del Piave. Nei lunghi giorni della ritirata, il 47° Reggimento registrò 42 dispersi tra gli ufficiali e 1479 dispersi tra gli uomini di truppa, a testimonianza dell’alto numero di soldati caduti in mano delle truppe tedesche e austro-ungariche.


Trincee sul monte San Michele
(foto di Silvia Seu)

Mullanu Raffaele, figlio di Pasquale (manovale) e Greca Porcu (massaia), nacque a Villaputzu il 17 gennaio 1893. Celibe. Prima della mobilitazione militare esercitava la professione di minatore.
Soldato del 142° Reggimento Fanteria (Brigata Catanzaro), 11^ Compagnia, matricola N. 41133.
Morì il 24 ottobre 1915 alle ore 10.15 in seguito a “ferita di arma da fuoco“, nella Sella di San Martino. Nell’estratto dell’atto di morte inviato dal Ministero della Guerra al Comune di Villaputzu, viene indicato come sepolto nel campo stesso. Aveva 22 anni.
Dal 18 settembre al 4 novembre 1915 la brigata Catanzaro fu schierata nella zona di guerra Sella di San Martino del Carso – pendici del San Michele e venne coinvolta nella Terza battaglia dell’Isonzo, che aveva come obiettivi la conquista di Gorizia, l’occupazione del monte Calvario e del monte San Michele. Il 21 ottobre la brigata si mosse verso il paese di San Martino e il 24 iniziò l’offensiva verso la Sella, con il sostegno della brigata Caltanisetta. Quando il territorio sembrava essere sotto il controllo italiano, si scatenò un devastante fuoco di artiglieria seguito dal contrattacco degli austro-ungarici che rioccuparono la zona costringendo le truppe italiane a ripiegare su tutta la linea. Fu in questa circostanza che Mullanu perse la vita.
In questa fase del conflitto, il 142° Reggimento registrò, tra gli ufficiali, 10 morti, 28 feriti e 2 dispersi, e tra gli uomini di truppa, 84 morti, 626 feriti e 11 dispersi.


Mura Giuseppe, figlio di Antonio (bracciante) e madre non indicata nell’atto di nascita, nacque a San Vito il 29 luglio 1875. Residente a Villaputzu.
Operaio nel distaccamento aviatori di Trappes.
Come indicato nell’atto di morte inviato al Comune di Villaputzu dal Governatorato di Parigi, morì il 5 maggio 1917 alle ore 4.00 nell’Ospedale militare “Domenico Larri” a Versailles, presumibilmente per malattia. Aveva 41 anni.
Con molta probabilità, Mura era un lavoratore civile militarizzato, uno dei tanti operai che con lo scoppio del conflitto vennero arruolati per lavorare nei cantieri presenti sul fronte di guerra. Dalla primavera del 1917 molti lavoratori vennero impiegati sul fronte francese a seguito della progressiva intensificazione dei rapporti economico-militari tra gli stati alleati.
Mura era un civile, per questo motivo il suo nome non compare nè sull’Albo d’oro, nè sul monumento ai caduti del Comune di Villaputzu.


Murrau Luigi, figlio di Domenico (calzolaio) e Angelina Loi (massaia), nacque a Villaputzu il 16 febbraio 1898. Celibe.
Soldato del 67° Reggimento Fanteria (Brigata Palermo), 1^ Compagnia, matricola N. 16123.
Morì il 30 agosto 1917 alle ore 8.00 circa, alla Sella di Dol (fondo valle) sotto le pendici occidentali del monte San Gabriele (attualmente nel Comune di Nova Gorica), in seguito a “ferite multiple da schegge di granata per fatto di guerra“. Come dichiarato nell’estratto dell’atto di morte trasmesso al Comune di Villaputzu, il suo corpo rimase insepolto. Aveva solo 19 anni.
Dall’11 agosto al 14 settembre 1917 la Brigata Palermo venne schierata nei pressi del monte San Gabriele dove partecipò all’Undicesima battaglia dell’Isonzo. Il 30 agosto, giorno del decesso di Murrau, il 67° Reggimento era impegnato in violenti combattimenti che portarono alla conquista, con l’aiuto della Brigata Messina, del monte Veliki Hrib, una delle propaggini del massiccio montuoso del Monte San Gabriele (spesso indicato come quota 526).



Fonti principali:

  • Brigate di fanteria: riassunti storici dei corpi e comandi nella guerra 1915-1918;
  • Atti di nascita, atti di morte e certificati di matrimonio;
  • Le foto dei combattenti sono tratte dall’immagine “Gruppo d’onore dei Caduti per la Patria ed ex combattenti” del Comune di Villaputzu;
  • Elenco nomi: L’Unione sarda, Eroi e Caduti Sardi 1915 – 1918;
  • Albo d’Oro, Ministero della Difesa;
  • “Statistica dei caduti, Albo d’Oro della Sardegna”, di Guido Rombi;
  • Info e foto panoramica dell Cimitero italiano di Salonicco: sito web Storia e memoria di Bologna, di Giacomo Bollini;
  • Info sul fronte macedone: sito web Storia e memoria di Bologna, di Paolo Antolini;
  • Per maggiori informazioni sugli operai borghesi: “Cantieri di guerra. Il lavoro dei civili nelle retrovie del fronte italiano (1915-1918)”, di Matteo Ermacora.
  • L’immagine della lapide di Melis è stata tratta dal sito http://www.nieobecni.com.pl/;
  • La foto della tomba di Maccioni è stata tratta dal libro: “Mortos in terra anzena” di Giuliano Chirra.


1915-18: Caduti di Villaputzu dalla A alla F

Intestazione comunicazioni Caduti

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Cognomi dalla A alla F:

Lapide commemorativa ai caduti
(foto di Silvia Seu)

Agus Emanuele, figlio di Serafino e Giuseppina Faa (massaia), nacque a Villaputzu il 1° dicembre 1897.
Soldato del 268° Reggimento fanteria (Brigata Caserta).
Morì il 4 settembre 1917 sul Carso, per ferite riportate in combattimento. Aveva 19 anni. Non sono state trovate informazioni circa la sua sepoltura.
Dalla metà di agosto e fino al 10 settembre 1917, la Brigata Caserta era dislocata nel settore compreso tra Kostanjevica (in italiano Castagnevizza) e Pod Korite. Il 4 settembre, giorno del decesso di Agus, il 268° Reggimento subì un durissimo attacco da parte degli austriaci riuscendo però a mantenere le posizioni. In questa sola giornata la Caserta perse 18 ufficiali e 435 uomini di truppa.


Airi Pietro -Pietrino nell’atto di nascita-, figlio di Giuseppe (contadino) e Francesca Cannas (massaia), nacque a Villaputzu il 12 settembre 1893. Celibe. Prima della mobilitazione militare esercitava la professione di minatore.
Soldato del 152° Reggimento fanteria (Brigata Sassari).
Dichiarato disperso il 18 giugno 1916 sull’altipiano di Asiago, precisamente sul monte Castelgomberto, a seguito di un combattimento. Aveva 22 anni.
Dal 16 giugno al 2 luglio 1916 la Brigata Sassari fu impegnata nella riconquista del monte Fior (affidata al 151° Regg.) e di monte Castelgomberto (152° Regg.) passati sotto il controllo degli austriaci con la Strafexpedition. Il 18 giugno, giorno in cui Airi venne dichiarato disperso, gli attacchi della Sassari portarono alla conquista della linea q. 1548, vetta sud del Bosco Batta. Per le operazioni sul Carso nel luglio 1915, e sull’altopiano dei Sette Comuni nel giugno 1916, le bandiere dei due Reggimenti furono decorate di medaglia d’oro al valor militare. Dal 5 giugno al 1° settembre 1916, il 152° Reggimento registrò tra gli ufficiali 19 morti e 3 dispersi, e tra gli uomini di truppa 240 morti e 48 dispersi.


Atzeni Emanuele, figlio di Giuseppino (minatore) e Angelina Porcu (massaia), nacque a Villaputzu l’8 maggio 1896. Celibe.
Soldato della 656^ Compagnia mitraglieri Fiat, matricola 54707.
Morì il 21 agosto 1917 alle ore 14.10, come certificato dall’atto di morte, sul Dosso Faiti, nel Carso sloveno, precisamente nel luogo indicato come “dolina Milano” (durante il conflitto a ogni dolina veniva assegnato un nome specifico per distinguerla dalle altre). Causa della morte fu lo scoppio di una granata nemica di grosso calibro. Aveva 21 anni. Luogo della prima sepoltura fu “la dolina successiva a quella denominata Milano“, come attestato dal Cap. Magg. Vargiu.
Durante il conflitto, i reparti mitraglieri vennero integrati nei vari Reggimenti di fanteria. Nell’agosto del 1917 la 656^ Compagnia si trovava nel settore del dosso Faiti dove, assieme a varie brigate come la Tevere, la Perugia e la Piacenza, cercò di conquistare le trincee nemiche con una serie di violenti attacchi. Nonostante i progressi, le quote del Faiti non passarono mai saldamente sotto il controllo italiano. Gli uomini schierati su questa area vivevano in una situazione di costante pericolo: le doline carsiche erano sotto la continua osservazione degli austriaci che dominavano la zona dall’alto e il dosso Faiti era uno dei punti più avanzati del fronte, con molte quote circostanti controllate dal nemico.


Giuseppe Atzori

Atzori Giuseppe, figlio di Giovanni (minatore) e Regina Lussu (massaia), nacque a Villaputzu l’11 settembre 1890. Sposato il 30 aprile 1914 con Pietrina Massessi, vedovo. Prima della mobilitazione militare esercitava la professione di pastore.
Caporale maggiore del 234° Reggimento fanteria (Brigata Lario), matricola 34831.
Morì il 2 ottobre 1917 alle ore 22.00, come certificato dall’atto di morte trasmesso dal Ministero della Guerra, nell’ospedale di guerra n. 5 (nel Comune di Schio, prov. di Vicenza), deceduto in seguito a “ferite riportate in combattimento“. Aveva 27 anni. Come luogo della prima sepoltura è indicato “Rocchi”, località del comune di Castelgomberto (VI).
Non conoscendo la data del ricovero, non possiamo sapere in che contesto Atzori rimase gravemente ferito. Sappiamo però che nei primi mesi del 1917, la Brigata Lario era schierata nella zona tra Gazzo, Gillalta, Marola e Camisano Vicentino (comuni vicini all’ospedale in cui avvenne il decesso) e che, dalla fine di marzo, i due reggimenti vennero prima trasferiti nel bresciano per poi essere dislocati, a partire da maggio, sul fronte carsico.


Estratto atto di morte di Cabras

Cabras Tomaso, figlio di Giorgio (contadino) e Agnete Porcu (massaia), nacque a Villaputzu il 26 maggio 1895. Celibe.
Caporale del 152° Reggimento fanteria (Brigata Sassari), 11^ Compagnia, matricola 20311.
Morì il 4 giugno 1916 alle ore 17.00 circa, come indicato nell’estratto dell’atto di morte trasmesso dal Ministero della Guerra, nella località Molino in Fontaniva (prov. Padova) “in seguito a ferita da proiettile con foro d’entrata nella regione temporo-mascellare destra e d’uscita nella regione temporo-auricolare sinistra con fuoriuscita massa cerebrale, -a scopo suicida-“. Aveva 21 anni. Come luogo di prima sepoltura viene indicato il cimitero comunale di Fontaniva.
Dalla lettura delle movimentazioni della Brigata Sassari, scopriamo che il 4 giugno era l’ultimo giorno di riposo dei due reggimenti che, a partire dal 5, sarebbero stati schierati in linea sul fronte di combattimento nell’altipiano dei Sette Comuni. Cabras si tolse la vita la sera prima di far ritorno in trincea. Due settimane dopo la sua morte, nello stesso altipiano sarebbe morto Pietro Airi, suo commilitone e compaesano.
Il nome di Cabras non compare nè sul monumento ai caduti del Comune di Villaputzu, nè sull’Albo d’Oro.


Camboni Antonio, figlio di Pietro (pastore) e Giuseppina Mocci (massaia), nacque a Villaputzu il 15 ottobre 1888 (secondo l’atto di nascita, la data sull’Albo d’oro è errata). Coniugato con Cesarina Seu il 20 aprile 1916. Prima della mobilitazione militare esercitava la professione di minatore.
Soldato del 231° Reggimento fanteria (Brigata Avellino).
Come indicato nell’atto di morte, la sua salma venne rinvenuta il 27 giugno 1917 nella località di Zagomila (oggi territorio sloveno), decesso avvenuto in seguito a “ferite per fatto d’armi“. Il 20 maggio venne erroneamente segnalato come ferito. Nella documentazione non viene comunicato il luogo della sua prima sepoltura. Aveva 28 anni.
La Brigata Avellino, a partire dal 14 maggio, iniziò l’offensiva sull’Isonzo con la scalata alla rocca di Zagomila riuscendo a occupare le trincee di Zagora e i fortini della rocca. I furiosi scontri per la conquista delle nuove posizioni e i continui contrattacchi da parte degli austriaci fecero registrare, in queste lunghe giornate di maggio, la perdita di 115 ufficiali e 2331 uomini di truppa. Tra questi vi era anche Camboni, il cui corpo venne recuperato solo un mese dopo.


Emanuele Casula

Casula Emanuele, figlio di Antonio (bracciante) e Marianna Marongiu (massaia), nacque a Villaputzu il 29 settembre 1883. Coniugato il 14 ottobre 1904 con Francesca Cara. Rimasto vedovo, contrasse matrimonio con Gesuina Barberis il 16 ottobre 1916 in Tunisia.
Soldato del 31° Reggimento fanteria (Brigata Siena), matricola 8708.
Morì a 33 anni, il 15 febbraio 1917 a seguito dell’affondamento del piroscafo “Minas” colpito da due siluri lanciati dal sommergibile tedesco SM U-39 durante il tragitto Napoli – Salonicco. La nave, impiegata durante il conflitto per trasportare armi e truppe italiane, francesi e serbe in Macedonia, si inabissò a circa 160 miglia da Capo Matapan causando la morte di circa 870 passeggeri (numero approssimativo). Tra i 366 militari italiani deceduti, 76 erano sardi (di questi, 33 soldati del 31° Reggimento e 36 del 39° Reggimento). Nell’affondamento del “Minas”, morì anche un soldato di Muravera, Scalas Salvatore, appartenente al 39° Reggimento Brigata Bologna.
L’atto di scomparizione in mare, redatto dalla Capitaneria di porto del compartimento marittimo di Siracusa, venne trasmesso al Comune di Villaputzu solo nel 1926.


Estratto atto di morte di Codonesu

Codonesu Emanuele, figlio di Giovanni Efisio (calzolaio) e Giuseppina Murgioni (massaia), nacque a Villaputzu il 20 settembre 1886. Residente a Villasalto, celibe.
Caporale del 152° Reggimento fanteria (Brigata Sassari), 5^ Compagnia, matricola 26751.
L’estratto dell’atto di morte trasmesso al Comune di Villasalto indica che Codonesu mancò ai vivi l’11 novembre 1915 alle ore 21.20, nell’Ospedale di guerra n. 40 della C.R.I. -dislocato a San Giorgio di Nogaro (prov. Udine)-, morto in seguito a “ferite di guerra“. Luogo della prima sepoltura fu l’omonima cittadina. Oggi Codonesu riposa nel Tempio – Ossario di Udine, nella tomba N. 10.111 che riporta il cognome in modo errato, “Codomfi”. Aveva 29 anni. Il suo nome non compare nel monumento ai caduti del Comune di Villaputzu.
La Brigata Sassari ebbe il suo battesimo del fuoco il 25 aprile 1915, in quella che fu definita la “Seconda battaglia dell’Isonzo”. Obiettivo dei Reggimenti era l’occupazione di Bosco Cappuccio, in mano austriaca, al fine di poter conquistare il vicino paese di San Martino del Carso. In questa prima fase la Brigata registrò la perdita di 32 ufficiali e 922 uomini di truppa. Dopo un periodo di riposo passato a Villa Vicentina (tra il 27 agosto e il 4 novembre), la Sassari rientrò in linea e il 10 novembre iniziò l’offensiva per la conquista delle trincee nella zona a Est di Castelnuovo del Carso e del monte San Michele (la “Quarta battaglia dell’Isonzo”). L’11 novembre venne avviato l’assalto per l’occupazione delle trincee “delle Frasche” e “dei Razzi”, che vennero conquistate rispettivamente il 13 e il 14 novembre. Nei feroci combattimenti avvenuti tra il 10 e il 16 novembre la Brigata perse 66 ufficiali e 1777 uomini di truppa. Anche se non conosciamo la data esatta del ricovero di Codonesu, possiamo però dedurre che sia stato ferito durante queste operazioni di guerra.


Comida Pietro, figlio di Agostino (bracciante) e Barbara Fanni (massaia), nacque a Villaputzu il 3 novembre 1898. Celibe.
Soldato del 256° Reggimento fanteria (Brigata Veneto).
Morì il 13 luglio 1919 alle ore 15.30 nella sua casa, in via San Giorgio a Villaputzu, per malattia contratta in trincea. Aveva 20 anni.
Il suo nome non compare nel monumento ai caduti del Comune di Villaputzu.
Costituita solo nel 1917, la Brigata Veneto venne decorata della Medaglia d’argento per le operazioni di guerra svolte sul monte Zebio e a Brestovizza, e per aver contribuito alla vittoriosa avanzata seguita al ripiegamento sul Piave. Il 256° Reggimento registrò in totale 12 morti, 34 feriti e 6 dispersi tra gli ufficiali, e 325 morti, 839 feriti e 497 dispersi tra gli uomini di truppa.


Aurelio Congiu

Congiu Aurelio, figlio di Giacomo e Giovanna Tamponi, nacque a San Vito il 28 ottobre 1883, residente a Villaputzu. Coniugato il 18 aprile 1914 con Chiarina Sanna, vedovo. Conseguì la laurea nella Facoltà di Medicina e Chirurgia di Cagliari nel novembre del 1910.
Tenente medico di complemento direzione di sanità militare del IX corpo d’armata, 6° Reggimento Alpini, Battaglione Alpini Bassano, 62^ Compagnia.
Morì il 10 giugno 1917 alle ore 16.40, nel primo giorno della “Battaglia del monte Ortigara”, sul monte omonimo nel comune di Enego (prov. di Vicenza), in seguito allo “scoppio di una bomba al ventre“. Aveva 33 anni. Nell’estratto di morte viene indicato come sepolto nelle pendici dell’Ortigara (luogo di prima sepoltura).
Congiu fu decorato di Medaglia d’Argento al Valor Militare con la seguente motivazione: “Con calma e fermezza mirabili, di propria iniziativa si recava, col suo posto di medicazione, in una nuova località, nonostante che l’unica strada da percorrere per raggiungerla fosse violentemente battuta dall’artiglieria nemica. Conscio del grave pericolo cui si esponeva, e animato soltanto da alto sentimento del dovere, mentre adempiva il proprio compito cadeva colpito a morte da una granata avversaria. -Passo dell’Agnella (monte Ortigara), 10 giugno 1917”.
Il Comune di Villaputzu gli ha intitolato una via.
Il Battaglione Alpini Bassano fu tra i protagonisti dell’offensiva sul monte Ortigara, situato nella zona dei Sette Comuni sull’altopiano di Asiago. La 62^ e 63^ Compagnia avviarono il primo sanguinoso assalto il 10 giugno 1917, con l’obiettivo di riconquistare i vasti territori persi durante l’offensiva austro-ungarica del maggio 1916. In questa sola giornata rimasero feriti o uccisi il comandante di battaglione e tutti i comandanti di compagnia.
Le perdite italiane registrate in questa azione di guerra, terminata il 29 giugno 1917, furono altissime: tra gli ufficiali si contarono 169 morti, 716 feriti, 98 dispersi e tra gli uomini di truppa 2.696 morti, 16.018 feriti e 5.502 dispersi.
La battaglia del monte Ortigara viene raccontata anche da Emilio Lussu nel suo capolavoro “Un anno sull’altipiano”.


Estratto atto di morte di Faa A.

Faa Antonio, figlio di Giovanni Efisio (minatore) e Giuseppina Pisanu (massaia), nacque a Villaputzu il 29 gennaio 1883. Coniugato il 16 novembre 1907 con Adelaide Boi. Prima della mobilitazione militare esercitava la professione di pastore.
Soldato del 151° Reggimento fanteria (Brigata Sassari), 7^ Compagnia, matricola 14881.
Come indicato nell’atto di morte, morì il 16 giugno 1916 nel combattimento avvenuto a monte Fior (sull’altopiano di Asiago), in seguito a “ferite riportate in diverse parti del corpo per fatto di guerra“. Aveva 33 anni. Come luogo di prima sepoltura è indicato il monte omonimo. Due giorni prima era scomparso un altro suo compaesano, Pietro Airi, anch’egli appartenente alla Brigata Sassari e impegnato negli stessi fatti d’arme.


Sacrario militare Redipuglia (foto di Silvia Seu)

Follesa Genesio, figlio di Giovanni (proprietario) e Angelina Agus (massaia), nacque a Villaputzu il 30 maggio 1891. Celibe.
Caporale del 151° Reggimento fanteria (Brigata Sassari), 8^ Compagnia, matricola 35257.
L’estratto dell’atto di morte inviato dal Ministero della Guerra al Comune di Villaputzu riporta che Follesa morì il 25 dicembre 1915 alle ore 17.00 presso le case popolari di Perteole. Aveva 24 anni.
Nelle prime fasi del conflitto, un’epidemia di colera si diffuse rapidamente sul fronte isontino, favorita dalle condizioni di vita disumane e dalle precarie condizioni igieniche delle trincee. Divorati dalla dissenteria, dalla sete e dalla febbre, i più fortunati raggiungevano le vicine infermerie, gli altri morivano nelle trincee in mezzo ai compagni non ancora contagiati, bevendo acqua mista a fango e sporcizia.
Follesa fu ricoverato a Perteole, frazione di Ruda in provincia di Udine, in un ospedale ricavato da una fabbrica di amido, dove morì a causa della “gastroenterite colerica” contratta in trincea.
Il cimitero militare di Perteole, primo luogo di sepoltura di Follesa, venne dismesso nel 1935 quando tutte le salme furono traslate nel cimitero monumentale di Redipuglia, il più grande sacrario militare italiano che contiene le spoglie di 100.000 caduti della Grande Guerra.
Il cognome Follesa, però, a un primo sguardo sembrerebbe non essere presente nell’elenco delle vittime qui sepolte. Facendo ricerche più approfondite si è trovato invece il nominativo “Folese Giosuè”, caporale del 151° Reggimento, deceduto il 26.12.1915 e sepolto inizialmente nel cimitero militare di Perteole. Con tutta probabilità, tenendo conto delle informazioni presenti e dei frequenti errori di trascrizione, potrebbe trattarsi proprio di Genesio Follesa, che quindi, oggi, riposerebbe nel grande sacrario di Redipuglia, nella tomba N. 15.605 al gradone 8.

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Fonti principali:

  • Brigate di fanteria : riassunti storici dei corpi e comandi nella guerra 1915-1918;
  • Atti di nascita, atti di morte e certificati di matrimonio;
  • Le foto dei combattenti sono tratte dall’immagine “Gruppo d’onore dei Caduti per la Patria ed ex combattenti” del Comune di Villaputzu;
  • Elenco nomi: L’Unione sarda, Eroi e Caduti Sardi 1915 – 1918;
  • Albo d’Oro, Ministero della Difesa;
  • “Statistica dei caduti, Albo d’Oro della Sardegna”, di Guido Rombi;
  • Info sul Dosso Faiti: sito web Storia e memoria di Bologna, di Giacomo Bollini.

Introduzione: i Caduti di Villaputzu nella Grande Guerra

Monumento ai Caduti di Villaputzu
(foto di Silvia Seu)

Con una serie di articoli che verranno pubblicati successivamente, si proverà a far luce sulle storie dei soldati nativi o residenti a Villaputzu deceduti durante la Prima guerra mondiale.

Il monumento del Comune dedicato ai caduti riporta un elenco di nomi incompleto, per questo motivo si è tenuto conto principalmente dei nominativi pubblicati dal quotidiano l’Unione Sarda. Fondamentali per questa ricerca sono stati gli atti di nascita, di morte e i certificati di matrimonio che ci hanno permesso non solo di confermare l’esistenza di questi uomini ma anche di conoscere ulteriori dettagli della loro vita. Purtroppo per alcuni soldati non si è riusciti a trovare l’estratto di morte, documento utilissimo in quanto consente di avere informazioni sul motivo del decesso e sul luogo della prima sepoltura.
A questo proposito è necessario fare una premessa.
Al momento del decesso, i soldati venivano inumati sul campo di battaglia o nei cimiteri dei comuni più vicini, e l’indicazione di questa prima sepoltura è generalmente presente nell’estratto di morte nel caso in cui, ovviamente, il soldato fosse stato identificato. Negli anni, gran parte delle salme furono traslate e raccolte in sacrari più grandi, costruiti appositamente per rendere onore ai militari caduti in guerra. Durante questi spostamenti però, moltissimi soldati inizialmente riconosciuti sono diventati ignoti per la mancanza di elementi distintivi.
Accadeva anche che i caduti fossero registrati con errori di trascrizione nel nome e nel cognome, e tanti sono i cimiteri che tuttora riportano nominativi inesatti.
Tutto questo ci fa capire quanto sia difficile individuare la loro collocazione attuale.

Le brevi schede che seguiranno comprendono, di norma, oltre i dati biografici essenziali, l’indicazione di una eventuale residenza diversa dal comune di nascita, i nominativi e la professione dei genitori del milite. La data di nascita e di morte di ciascun soldato è stata reperita dai relativi atti comunali, l’Albo d’oro in alcuni casi presenta delle informazioni inesatte. Oltre al luogo di prima tumulazione, per alcuni soldati è stato possibile segnalare anche il luogo della sepoltura attuale che però, per i motivi già evidenziati, potrebbe non essere corretto. Per conoscerne l’esatta ubicazione, i discendenti possono rivolgersi all’Onorcaduti.

Nello schema seguente vengono pubblicati in ordine alfabetico i caduti di Villaputzu. Come ogni studio del genere, esso può presentare qualche lacuna o errore oggettivo. Nel caso il lettore sia a conoscenza di ulteriori informazioni, nei commenti all’articolo potrà integrare o chiedere di modificare eventuali inesattezze che, sicuramente, non mancheranno.

Cognomenomedata di morte
AgusEmanuele04-09-1917268° Regg. fanteria
AiriPietro18-06-1916152° Regg. fanteria
AtzeniEmanuele21-08-1917656^ Compagnia mitraglieri
AtzoriGiuseppe02-10-1917234° Regg. fanteria
CabrasTomaso04-06-1916152° Regg. fanteria
CamboniAntonio27-06-1917231° Regg. fanteria
CasulaEmanuele15-02-191731° Regg. fanteria
CodonesuEmanuele11-11-1915152° Regg. fanteria
ComidaPietro13-07-1919256° Regg. fanteria
CongiuAurelio10-06-19176° Regg. alpini
FaaAntonio16-06-1916151° Regg. fanteria
FollesaGenesio25-12-1915151° Regg. fanteria
LeccaMaurizio08-07-19156° Regg. fanteria
LoiPonziano02-03-19171° Battaglione complemento
MaccioniEmanuele27-12-191764° Regg. fanteria
MadedduBeniamino12-08-191546° Regg. artiglieria
MadedduVittorio16-07-191731° Regg. fanteria
Maga(r)iAngelo07-06-19172° Regg. Genio Guastatori
Maga(r)iPriamo13-12-191763° Regg. fanteria
MarongiuEfisio19-01-191945° Regg. fanteria
MelisSalvatore31-01-191815° Regg. bersaglieri
MulasFelice01-09-1917151° Regg. fanteria
MullanuEmanuele11-09-191847° Regg. fanteria
MullanuRaffaele24-10-1915142° Regg. fanteria
MuraGiuseppe05-05-1917Operaio militarizzato
MurrauLuigi30-08-191767° Regg. fanteria
OrrùEugenio17-06-1916221° Regg. fanteria
PiliaMaurizio01-12-191682° Regg. fanteria
PiluduGiuseppe14-02-1918125° Regg. fanteria
PirasEmanuele04-07-191845° Regg. fanteria
PisanuEugenio10-02-1917620^ Compagnia mitraglieri
PisuEmanuele01-08-1917Operaio militarizzato
PoddaEfisio02-05-1917240° Regg. fanteria
PoddaVittorio20-12-191845° Regg. fanteria
PorcuDomenico10-01-1919220° Regg. fanteria
PorcuEugenio128° Regg. fanteria
PorcuGiovanni20-06-191873° Regg. fanteria
PorcuGiuseppe30-11-1918153° Regg. fanteria
PorcuGiuseppe (Giuseppino)07-02-1916152° Regg. fanteria
PorcuSalvatore12-07-1916151° Regg. fanteria
PorcuSeverino25-06-191751° Regg. fanteria
SannaDomenico01-12-1917316° Battaglione milizie territoriali
SchirruGiovanni09-06-1916210° Regg. fanteria
SecciEugenio07-01-1916152° Regg. fanteria
SeuEugenio30-10-1915148° Regg. fanteria
SeuSerafino02-09-191814° Regg. bersaglieri
SiriguEfisio27-07-1916152° Regg. fanteria
SiriguFerdinando11-11-191576° Regg. fanteria
SulisMaurizio04-11-1916132° Regg. fanteria
TramatzuLazzaro26-09-1920152° Regg. fanteria
UsaiEmanuele03-02-1916Operaio militarizzato
UsaiEugenio10-06-191786° Regg. fanteria
ZuccaPietro24-10-191585° Regg. fanteria

Per conoscere le singole storie, cliccare sui link sottostanti:


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Antifascisti sardi nella guerra civile spagnola -2-

La vicinanza geografica tra la Sardegna e la Corsica favorì l’emigrazione politica degli antifascisti sardi verso l’isola francese. Molti riuscirono a stabilirsi a Portovecchio, Ajaccio, Bastia, diversi furono arrestati mentre tentavano la traversata; per altri la Corsica rappresentò un passaggio obbligato per raggiungere la Francia o per combattere la guerra civile in Spagna. Buona parte di coloro che decisero di raggiungere la Spagna erano contadini, pastori, artigiani, minatori, molti di essi comunisti, diversi anarchici, altri profondamente legati al pensiero sardista di Emilio Lussu con il movimento “Giustizia e Libertà”. 
Per capire il contributo della Sardegna alla causa spagnola prendiamo come riferimento l’indice demografico. L’isola rappresenta circa il 2,3-2,4% della popolazione italiana. Gli internazionali sardi che decisero di partecipare al conflitto sono calcolati in 140-150, ovvero, prendendo come riferimento il numero di 3354 volontari italiani stimati da Togliatti, il 3,6-4,1% della partecipazione italiana. Anche i 20 caduti sono il 3% dei 600 italiani.
Ricordiamo inoltre che i sardi furono l’8,3% dei caduti del CTV, cioè dell’esercito inviato da Mussolini in aiuto a Franco, e il 4% dei caduti della Milizia fascista.

Ecco le storie note degli antifascisti sardi che pagarono con la vita il proprio appoggio alla causa repubblicana:

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G. Massessi -Villaputzu-

Giovannico Massessi, di Pietro e Boy Giuseppina, nato il 09/09/1909 a Villaputzu (CA).
Arrivò in terra  spagnola nel novembre 1936. Proveniente da St. Etienne, in Francia, inizialmente fece parte della formazione Picelli, poi passò nel battaglione Garibaldi.
Perse la vita nel settembre 1938 sul fronte dell’Ebro.

Paolo Comida, classe 1899, di Ozieri (SS), elettricista e comunista, espatriato clandestinamente dalla Corsica nel 1932, visse anche ad Orano e Algeri. Corrispondente de “Il grido del popolo”, giornale antifascista in lingua italiana pubblicato in Francia, si trovava a Barcellona per assistere alle Olimpiadi proletarie (organizzate in opposizione a quelle “naziste” di Berlino) quando decise di correre al fronte prima ancora che Stalin desse il via libera al Cominter. Cadde sul fronte di Tardienta, in Aragona, così come Zuddas e Franchi, componenti della colonna “Ascaso-Rosselli”, caduti nella battaglia di Monte Pelato. La notizia si apprese da una lettera delle Milicias Antifascistas di Barcellona inviata, senza francobollo, direttamente a Ozieri, all’indirizzo della madre, con la quale si annunciava la morte del combattente sardo: “Con gran dolo ponemos en vuestro conoscimento de que el camerada Paolo Comida Campus ha muerto gloriosamente en el fronte de Aragòn”.

Stessa fine fece Sisinnio Dessi. Nato a Monserrato (CA), l’8/09/1892, fu condannato dal Tribunale Speciale in periodo imprecisato. Segnalato con le milizie repubblicane ad Irùn, rimase ferito in combattimento. Morirà il 6 ottobre 1938 a Champigny, in Francia, per le conseguenze delle ferite riportate in Spagna.

La sola notizia al momento esistente riguardo Erminio Fanni, nato nel 1899 a Cagliari, è la denuncia della sua scomparsa durante la guerra di Spagna fatta da parte di suoi familiari, i quali hanno richiesto alla Presidenza del Consiglio dei Ministri il relativo atto di morte. Non è escluso che abbia appartenuto a formazioni anarchiche.

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Beniamino Mudadu (2° in piedi da sinistra)

Beniamino Mudadu, classe 1904, contadino di Sorso (SS), lasciò la Corsica per arruolarsi nelle file rosse. Inquadrato nella sezione telefonista della brigata Garibaldi, e già firmatario della lettera intestata “Caro grido del popolo” dell’omonima rivista, morì a Tardienta, sul fronte di Aragona, nel 1936 (altre fonti datano la morte nel 1937 a Guadalajara).

Cornelio Martis, nato il 12/09/1905 a Guspini (CA), faceva parte del movimento “Giustizia e Libertà”. Tenente dell’esercito italiano, fuggì dalla Sardegna in Tunisia su una barca a vela. Raggiunse l’ingegnere Dino Giacobbe in Spagna nell’ottobre del 1937. Arruolato nelle Brigate Internazionali, perse la vita il 21 dicembre dello stesso anno: fu giustiziato da un commissario politico comunista dopo la sfortunata battaglia dell’Ebro, sotto il pretesto di appartenere alla fantomatica quinta colonna (elementi nazionalisti infiltrati).

Contadino, comunista, era Bertorio Sanna, nato il 6/05/1900 a Serrenti (CA). Emigrato in Francia per motivi di lavoro nel 1924, il 16 novembre 1936 si trova in Spagna. Fece parte prima del battaglione Garibaldi, viene poi segnalato nel 2º battaglione della XIVª Brigata e nel 15 settembre 1937 in forze alla brigata Garibaldi. Caporale, si presume sia caduto in combattimento, ma non si hanno notizie specifiche del fronte.

Anche Giuseppe Zuddas era emigrato in Francia per motivi di lavoro, quando scelse di partire alla volta della Spagna. Nato nel 1898 a Monserrato (CA), piccolo coltivatore in Sardegna e muratore in Francia, aderì al Partito Sardo d’Azione diventandone segretario regionale, prendendo contatto con le organizzazioni di Giustizia e Libertà dove sarà molto attivo. Allo scoppio della sollevazione franchista, decise di arruolarsi nella Colonna Italiana, perdendo la vita il 28 agosto 1936 sul Monte Pelato.

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Tommaso Congiu -Escalaplano-

Tommaso Congiu, nato a Escalaplano (NU) nel 1901, comunista, minatore, partì per la Francia nel 1925 e fu uno dei fondatori dell’Upi, settore dell’Est (Unione Popolare Italiana, organizzazione delle correnti politiche in esilio). Arrivato in Spagna nel maggio del 1937, si arruolò  nella 1ª compagnia del 2º battaglione della brigata Garibaldi, diventando delegato politico di sezione. Morì il 9 settembre 1938 sul fronte dell’Ebro.

Giovanni Maria Puggioni, nato a Sorso (SS) il 26/07/1907 era repubblicano, professione manovale. Emigrato assieme alla madre per la Corsica nel 1925, fu segnalato come appartenente a Giustizia e Libertà. Condannato nel 1936 per infrazione a un decreto di espulsione dalla Corsica, raggiunse la Spagna e, arruolato nel battaglione Garibaldi, combattè sul fronte di Madrid. Ferito a Guadalajara, morirà nell’ospedale di Benicasim  il 24 marzo 1937.

Raffaele Puddu, classe 1899, di Gairo (NU) era anarchico, professione operaio. Emigrato in Francia nel 1921, si stabilì a Langleville e qui prese parte a tutte le iniziative del Fronte Popolare. Venne indicato dalla Prefettura di Nuoro come presente all’aggressione subita dal fascista Vincenzo Montini a Langleville; nell’autunno del 1936 si trova in Spagna. Inquadrato nel battaglione Garibaldi, morirà l’11 febbraio sul fronte dello Jarama.

Paolo Santandrea, nato a La Maddalena (SS) il 13/03/1907, impiegato, venne iscritto dalla polizia italiana nel Bollettino delle Ricerche come antifascista. Riuscì ad espatriare clandestinamente in Corsica nel maggio del 1931, per poi arrivare in Algeria e infine in Spagna. Rimpatriato da Barcellona, tornò in Italia ma nel maggio del 1937 riuscì nuovamente  ad espatriare in Spagna, dove si arruolerà nella brigata Garibaldi. Ferito sul fronte dell’Ebro in data imprecisata, morì il 29 aprile 1938 all’ospedale di Matarò.

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Giovanni Dettori -Orgosolo-

Anarchico, molto attivo già nel dopoguerra, Giovanni Dettori classe 1899 di Orgosolo (NU), si trasferì in Tunisia, dove subì l’amputazione di una mano in seguito ad un attentato compiuto contro il consolato italiano. Rimpatriato, fu condannato a tre anni di confino ma riuscì a emigrare clandestinamente nel 1935, arrivando poi in Spagna nell’agosto del 1936. Probabilmente fece parte della XIIª Brigata Internazionale, perdendo la vita in combattimento il 15 gennaio 1937 a Teruel.

Anche Pompeo Franchi era un anarchico. Nato a Nuoro il 1º febbraio 1905, pittore decoratore, si trasferì in Francia, dove subì una condanna per violenze ai carabinieri. Nel 1925 venne espulso per “propaganda comunista” e il 22 ottobre fu segnalato alle Prefetture italiane come individuo da perquisire in caso di rimpatrio. Riuscì a rifugiarsi a Parigi, presso il fratello Ferdinando, e fu denunciato per renitenza alla leva. Cercò, senza successo, di entrare in Svizzera e nell’ottobre del 1932 venne arrestato a Fontenay-sous-Bois insieme a Bruno Gualandi, Ulisse Merli, Ruggero Cingolani e Emilio Predieri, durante una riunione di attivisti anarchici. Condannato a due mesi di carcere per violazione del bando di espulsione, venne accusato dall’Ovra di preparare un atto terroristico in Italia. Nell’ottobre 1935 fu accusato di preparare un altro attentato a Mussolini, insieme a Eugenia Lina Simonetti, ma anche questa volta la “soffiata” si rivelò falsa. Ai primi di agosto del 1936 valicò i Pirenei per arruolarsi, insieme al fratello Ferdinando, nella Colonna Italiana a maggioranza anarchica, comandata dal repubblicano Mario Angeloni. Il 28 agosto rimase ferito nella battaglia di Monte Pelato, sul fronte di Aragona, e all’inizio di settembre si spense nell’ospedale di Lérida, dopo una dolorosa agonia, in presenza del fratello.

Antonio Sanna, nato il 19/05/1906 a Meana Sardo (NU), minatore, fuggì in Francia in quanto ricercato dalla polizia per il suo impegno politico. Il 28 ottobre 1936 si trovava in Spagna, arruolato nel battaglione Garibaldi. Disperso il 23 novembre a Casa de Campo, sul fronte di Madrid.

Di Quirico Canu, anch’egli minatore, nato a Buddusò (SS) il 30/11/1900, si hanno poche notizie. Sconosciuta è la data di emigrazione. Una nota del generale Pozas nomina Canu caporale della XIIª Brigata Internazionale; ferito al braccio destro a Majadahonda, cadde sul fronte di Argallen nel febbraio del 1938.

Scarne anche le informazioni che riguardano Lucio Melis. Nato a Sassari nel 1902, raggiunse la Spagna  nel luglio del 1937, proveniente dall’Algeria. Perse la vita il 28 agosto dello stesso anno a Farlete.

Secondo la testimonianza del combattente Giovanni Caria, anche Gianmaria Nuvoli (SS) morì nel conflitto. Arruolato nel battaglione Garibaldi, rimase ferito a Guadalajara nel marzo del 1937.

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Per approfondire, si consiglia la lettura:

– “La Spagna nel nostro cuore”, edito a cura dell’AICVAS, Associazione Italiana Combattenti Volontari Antifascisti di Spagna.

– “L’ombra lunga dell’esilio: ebraismo e memoria” a cura di Maria Sechi, Giovanna Santoro, Maria Antonietta Santoro.

– Centro Studi Sea.  Ammentu, Bollettino storico, archivistico e consolare del Mediterraneo. N. 1 gennaio – dicembre 2011

Antifascisti sardi nella guerra civile spagnola -1-

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Tra il 1936 e il 1939 la Spagna fu teatro di una sanguinosa guerra civile che, caricandosi di un importante significato ideologico, diventò ben presto uno scontro tra democrazia e fascismo. Numerosi furono gli antifascisti che da tutto il mondo arrivarono in Spagna per sostenere i propri ideali, molti provenivano dalla Sardegna.

Dopo la fine della dittatura di Primo de Rivera e la caduta della monarchia, la Spagna aveva vissuto una forte instabilità economica e sociale, che aveva visto succedersi un fallito colpo di Stato militare e una insurrezione anarchica sanguinosamente repressa.
Quando, nel 1936, le sinistre unite nel Fronte Popolare (comunisti, socialisti e repubblicani schierati assieme per la prima volta) vinsero le elezioni e salirono al governo, la tensione esplose.
Le masse proletarie vittoriose si scagliarono contro i grandi proprietari e il clero cattolico, mentre la vecchia classe dominante reagì dando sfogo alla violenza squadristica della Falange (organizzazione fascista) e tentando un nuovo colpo di Stato per mano militare.
Iniziata nel luglio del 1936, la ribellione ebbe il suo punto di forza nelle truppe coloniani di stanza nel Marocco spagnolo, guidate dal generale Francisco Franco.
A modificare lo stato della situazione che inizialmente vide in vantaggio il governo repubblicano, fu il comportamento delle potenze europee. Mussolini aiutò i franchisti inviando almeno 50.000 volontari (in realtà reparti regolari) e ingente materiale bellico, mentre Hitler potè sperimentare l’aviazione tedesca contro gli obiettivi del governo.
Nessun aiuto arrivò alla Repubblica dalle potenze democratiche.
L’unico sostegno ai repubblicani venne dall’Unione Sovietica che non solo fornì materiale bellico, ma favorì la promozione di Brigate Internazionali: reparti di volontari composti da comunisti ma aperti ad antifascisti di tutte le tendenze e di tutto il mondo (ricordiamo la partecipazione dell’americano Hemingway e dell’inglese Orwell).
Molto numerosi furono gli italiani e i tedeschi che trovarono nella guerra l’occasione per combattere quella battaglia che ancora non potevano affrontare in patria. “Oggi in Spagna, domani in Italia” fu lo slogan degli antifascisti italiani presenti soprattutto nella Brigata Garibaldi.

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Discorso pronunciato da Carlo Rosselli alla radio di Barcellona il 13 novembre 1936

Compagni, fratelli, italiani, ascoltate.
Un volontario italiano vi parla dalla Radio di Barcellona per portarvi il saluto delle migliaia di antifascisti italiani esuli che si battono nelle file dell’armata rivoluzionaria.
Una colonna italiana combatte da tre mesi sul fronte di Aragona. Undici morti, venti feriti, la stima dei compagni spagnuoli : ecco la testimonianza del suo sacrificio.
Una seconda colonna italiana, formatasi in questi giorni, difende eroicamente Madrid. In tutti i reparti si trovano volontari italiani, uomini che avendo perduto la libertà nella propria terra, cominciano col riconquistarla in Ispagna, fucile alla mano.
Giornalmente arrivano volontari italiani: dalla Francia, dal Belgio, dalla Svizzera, dalle lontane Americhe. Dovunque sono comunità italiane, si formano comitati per la Spagna proletaria. Anche dall’Italia oppressa partono volontari. 
Nelle nostre file contiamo a decine i compagni che, a prezzo di mille pericoli, hanno varcato clandestinamente la frontiera. Accanto ai veterani dell’antifascismo lottano i Giovanissimi che hanno abbandonato l’università, la fabbrica e perfino la caserma. Hanno disertato la guerra borghese per partecipare alla guerra rivoluzionaria. […] Sappiamo che le dittature passano e che i popoli restano. La Spagna ce ne fornisce la palpitante riprova. Nessuno parla più di de Rivera. Nessuno parlerà più domani di Mussolini. E’ come nel Risorgimento, nell’epoca più buia, quando quasi nessuno osava sperare, dall’estero vennero l’esempio e l’incitamento, cosi oggi noi siamo convinti che da questo sforzo modesto, ma virile dei volontari italiani, troverà alimento domani una possente volontà di riscatto.
E’ con questa speranza segreta che siamo accorsi in Ispagna.
Oggi qui, domani in Italia.

Tanti i sardi che risposero a questo appello. Molti non sono tutt’ora conosciuti, altri dopo il conflitto preferirono rimanere nell’anonimato, di alcuni si hanno avuto notizie solo recentemente, come il caso di un antifascista di Villaputzu.
Questi i volontari di cui si hanno maggiori informazioni:

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Per la provincia di Cagliari:

ALEDDA ANTONIO -Villaputzu-
ARRIU ANTONIO -Gussilis ?-
CONGIU FRANCESCO – Ballao-
CONI EFISIO -Terralba-
CORDA ERNESTO -Selargius-
DEGIOANNIS ANTONIO -Cagliari-
DESSI SISINNIO -Monserrato- caduto in guerra
FANNI ERMINIO -Cagliari- caduto in guerra
FRAU GIUSEPPE -Quartu S.Elena-
LUSSO RAFFAELE -Villasalto-
LUSSU EMILIO -Armungia-
MARTIS CORNELIO -Guspini- caduto in guerra
MARTIS GIUSEPPE -Terralba-
MASSESSI GIOVANNICO -Villaputzu- caduto in guerra
MELIS ANTONIO -San Basilio-
MOCCI SISINNO -Villacidro-
MORI BENEDETTO -Fluminimaggiore-
MULLIRI OLINDO -Cagliari-
MURA EMANUELE -San Vito-
NIOI RAIMONDI -Assemini-
ORTU FRANCESCO -Iglesias-
PERRA ANGELO -Quartu S.Elena-
PULIGA ANTONIO -San Vito-
SANNA BERTORIO -Serrenti- caduto in guerra
SECCI GIOVANNI -San Vito-
SERPI GIOVANNI -Serrenti-
SESTU EUGENIO -San Vito-
SPANO VELIO -Teulada-
TROSSERO MARIO -Guspini-
ZUDDAS GIUSEPPE -Monserrato- caduto in guerra
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Per la provincia di Nuoro:
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BERRINA GIOVANNI -Mamoiada-
BRAU STEFANO -Oniferi-
BURRAI FRANCESCO -Bitti-
CARIA GIOVANNI -Jerzu-
CASULA SALVATORE -Desulo-
CONGIU TOMMASO -Escalaplano- caduto in guerra
DEIANA ANTONIO -Tertenia-
DETTORI GIOVANNI -Orgosolo- caduto in guerra
DORE ETTORE -Olzai-
FRANCHI FERDINANDO -Nuoro-
FRANCHI POMPEO -Nuoro- caduto in guerra
GIACOBBE FELICE -Dorgali-
GOLOSIO DOMENICO -Mamoiada-
GOLOSIO PIETRO -Mamoiada-
LECIS AGOSTINO -Esterzili-
MARCELLO SALVATORE -Sarule-
MELIS PAOLO -Gairo-
MORO SALVATORE -Lula-
PISANO VITTORIO -Gairo-
PORCHERI GIUSEPPE -Nuoro-
PUDDU ANGELO -Gairo-
PUDDU EMILIO -Villagrande-
PUDDU ENRICO -Gairo-
PUDDU RAFFAELE -Gairo- caduto in guerra
PUGGIONI ANTONIO -Orotelli-
DEROSAS BACHISIO -Cuglieri-
SANNA ANTONIO -Meana Sardo- caduto in guerra
SERRA FABIO -Dorgali-
SERRA TOMMASO -Lanusei-
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Per la provincia di Oristano:
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PIRAS POLANO MARIA -Oristano-
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Per la provincia di Sassari:
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BIANCU FRANCESCO -Ozieri-
BIFFA SERAFINO -Bono-
BRUNDU ANTONIO -Ozieri-
CANU QUIRICO -Buddusò- caduto in guerra
CARIA GIOVANNI AMEDEO -Sassari-
COMIDA PAOLO -Ozieri- caduto in guerra
COROSU GIOVANNI -Ozieri-
CORUSO GIOVANNI -Ozieri-
COSSU ANTONIO -La Maddalena-
DAPELLO GIOVANNI -Alghero-
DE CREO ANTONIO -Pozzomaggiore-
DEIANA PIETRO -Terranova Pausania (Olbia)-
FANAL FRANCESCO -Sassari-
FARA MASSIMO -Sassari-
FERINU FRANCESCO -Ozieri-
FRAGHI ANTONIO -Ozieri-
JACOD ENRICO -Sassari-
LUPINO SALVATORE -Ittiri-
MARIANI ANTONIO -Mara-
MELIS LUCIO -Sassari- caduto in guerra
MUDADU BENIAMINO -Sorso- caduto in guerra
NUVOLI GIANMARIA -Sargo?-caduto in guerra
PIRAS GIOVANNI -Nulvi-
PUGGIONI GIOVANNI MARIA -Sorso- caduto in guerra
SALE PIETRINO -Mara-
SANTANDREA PAOLO -La Maddalena- caduto in guerra
SCANO ANDREA -S. Teresa di Gallura-
SERRA DOMENICO -S. Teresa di Gallura-
SIMULA LORENZO -Ittiri-
SOLINAS ANTONIO -Nughedu S. Nicolò-
VIRGILIO GIOVANNI -Cossoine-
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Pochi monumenti ricordano le gesta di questi combattenti.
Eppure il loro contributo fu importantissimo. Terminato il conflitto, quasi tutti questi volontari continueranno la loro lotta al fascismo, diventeranno comandanti e dirigenti politici negli anni della Resistenza Italiana. La guerra civile spagnola, benchè abbia visto la vittoria finale dei franchisti, ha permesso di creare quell’importante unità antifascista che, espressa nella Resistenza, porterà al trionfo della democrazia.
 
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Elenco dei nomi tratto da:
“La Spagna nel nostro cuore”, edito a cura dell’AICVAS, Associazione Italiana Combattenti Volontari Antifascisti di Spagna.
 
 
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