1915-18: Caduti di Villaputzu dalla O alla P

Museo di Caporetto -Kobarid-
(foto di Silvia Seu)

.

Articoli correlati:

.

Cognomi dalla O alla P

Estratto atto di morte di Orrù

Orrù Eugenio, figlio di Domenico (contadino) e Defenza Carrus (massaia), nacque a Villaputzu il 25 marzo 1890. Celibe.
Soldato del 221° Reggimento Fanteria (Brigata Ionio), 5^ Compagnia.
Come certificato dall’estratto dell’atto di morte inviato al Comune di Villaputzu, morì il 17 giugno 1916 alle ore 14.00, a Pieve Tesino (in prov. di Trento) nell’ospedale da campo N. 085, in seguito a “peritonite da ferita d’arma da fuoco all’addome”. Aveva 26 anni. Nel documento viene indicato come sepolto a Pieve Tesino. La gran parte dei caduti noti e non noti esumati dai cimiteri di questo altipiano vennero successivamente spostati nel sacrario di Trento (il suo nome, però, non risulta tra queste sepolture).
Non conoscendo la data del ricovero, non possiamo sapere in che contesto Orrù rimase gravemente ferito. Sappiamo però che nell’aprile del 1916, la brigata Ionio fu dislocata nella zona di guerra del Trentino. Qui, a partire dal 15 maggio, gli austriaci diedero avvio alla Strafexpedition raggiungendo il loro punto di massima estensione ad Arsiero (in prov. di Vicenza). I due Reggimenti furono coinvolti nei combattimenti e, tra il 16 e il 17 giugno, cercarono di attaccare la linea del torrente Maso. Tra il 22 aprile e l’8 agosto, il 221° Reggimento registrò 1 morto e 19 feriti tra gli ufficiali e 61 morti, 416 feriti e 40 dispersi tra gli uomini di truppa.


Maurizio Pilia

Pilia Maurizio, figlio di Giovanni (muratore) ed Efisia Spanu (massaia), nacque a Villaputzu il 4 gennaio 1891 (secondo l’atto di nascita, la data sull’Albo d’oro è errata). Celibe.
Soldato dell’82° Reggimento Fanteria (Brigata Torino), 1° Reparto Zappatori.
Morì il 1° dicembre 1916, alle ore 17.20, come certificato dall’atto di morte trasmesso dal Ministero della Guerra, in località Rio Castello, sul monte Col di Lana (prov. di Belluno). Aveva 25 anni. Come causa del decesso è indicata una “frattura del cranio con fuoriuscita di materia cerebrale“.
Il corpo di Pilia, inizialmente tumulato a Buchenstein (in italiano Livinallongo del Col di Lana), nel 1935 venne traslato insieme a quelli dei suoi commilitoni nel Sacrario Militare di Pocol, dove riposa tuttora nella tomba N. 3593. Il sacrario è situato a 1.535 m. di quota, a pochi chilometri da Cortina d’Ampezzo, e raccoglie i resti di caduti italiani, noti ed ignoti, provenienti dai vari cimiteri di guerra del Cadore e dell’Ampezzano.
La Brigata Torino per tutto il 1916 fu dislocata nel settore dell’Alto Cordevole, nel Bellunese. Non è chiaro in che contesto Pilia sia stato ferito mortalmente, anche perchè negli ultimi mesi dell’anno la Brigata Torino non registrò episodi di particolare importanza.
Bisogna però rilevare che nel settembre 1916, due battaglioni della Brigata furono trasferiti nel settore tra il monte Marmolada e il monte Costabella per dare avvio ai preparativi di un’azione bellica che si sarebbe svolta agli inizi del 1917. Non è dunque da escludere che Pilia, facendo parte del reparto Zappatori, possa essere stato ferito mortalmente in una di queste operazioni che, normalmente, prevedevano la costruzione o lo scavo di trincee e gallerie.


Iscrizione sulla lapide di Piludu
(tratto dal libro di Chirra*)

Piludu Giuseppe, figlio di Francesco (minatore) e Angelina Melis (massaia), nacque a Villaputzu il 7 novembre 1896. Celibe.
Soldato elettrotecnico del 125° Reggimento Fanteria (Brigata Spezia), 5^ Compagnia.
Morì in prigionia, per malattia, il 14 febbraio 1918 alle ore 8.00, a Regensburg (Ratisbona) nel lazzaretto della Caserma di via Greflinger n.4. Aveva 21 anni.
Sepolto inizialmente a Regensburg, le sue spoglie furono poi traslate nel “Cimitero militare italiano d’onore” all’interno del cimitero di Waldfriedhof, a Monaco di Baviera, e tumulato nel 237° reparto, tomba N. 582. In quest’area riposano 1790 militari italiani della Grande guerra, prigionieri nei dintorni della città di Monaco.
Non sappiamo con certezza quando Piludu venne catturato, ma scorrendo gli elenchi delle perdite del 125° Reggimento si è potuto appurare che tra il 24 ottobre e l’8 novembre 1917, tra i dispersi si segnalarono 48 ufficiali e ben 1786 uomini di truppa, a testimonianza dell’alto numero di soldati caduti in mano del nemico. Il 24 ottobre aveva inizio la Battaglia di Caporetto con lo sfondamento degli austro-tedeschi nelle linee italiane tra Plezzo e Tolmino, dove era schierata anche la Brigata Spezia. I due Reggimenti cercarono di arginare l’offensiva nemica, ma finirono con l’essere travolti e quasi completamente distrutti. Probabilmente è in questo contesto che Piludu venne fatto prigioniero.


Piras Emanuele, figlio di Marco (pastore) e Giuseppina Seu (massaia), nacque a Villaputzu il 12 dicembre 1881. Coniugato il 1° agosto 1909 con Giovanna Bonu nel Comune di Iglesias e qui residente. Prima della mobilitazione militare esercitava la professione di agricoltore.
Soldato del 45° Reggimento Fanteria (Brigata Reggio).
Morì il 4 luglio 1918 alle ore 04.30, nell’Ospedale militare Carlo Alberto di Cagliari, come certificato dall’atto di morte trasmesso dall’ufficiale di stato civile del Comune di Cagliari al Comune di Iglesias. Nell’Albo d’Oro risulta essere deceduto causa malattia. Aveva 36 anni. Le sue spoglie riposano nel Cimitero di Bonaria, a Cagliari.
Il suo nome non compare sul monumento ai caduti del Comune di Villaputzu.


Estratto atto di morte di Pisanu (errore Pisani)

Pisanu Eugenio, figlio di Daniele (minatore) e Marietta Pisanu (massaia), nacque a Villaputzu il 9 novembre 1882. Coniugato con Francesca Atzeni il 16 gennaio 1913. Prima della mobilitazione militare esercitava la professione di bracciante.
Soldato della 620^ Compagnia Mitraglieri, matricola 11941.
Come indicato nell’estratto dell’atto di morte, mancò ai vivi il 10 febbraio 1917 alle ore 21.15 a Cervignano del Friuli (prov. Udine), nell’Ospedale da campo N. 037. Aveva 34 anni. Nel documento è descritto in dettaglio il motivo del decesso: “morto in seguito a embolia consecutiva a ferite multiple estese in tutto il corpo con esportazione delle mani e spappolamento O. S. da scoppio bomba a mano“.
Il corpo di Pisanu, inizialmente tumulato nel cimitero di San Giorgio di Nogaro, venne traslato insieme a quelli dei suoi commilitoni nell’Ossario di Udine, dove riposa tuttora nella tomba N. 13.590. Da sottolineare come, anche in questo caso, il nominativo riportato sul loculo presenta errori di trascrizione: “Pisani” al posto di Pisanu. Lo stesso errore è riportato anche nell’atto di morte inviato dal Ministero della Guerra.
Non avendo dati riguardanti la dislocazione della 620^ Compagnia, non possiamo ipotizzare in quale contesto Pisanu venne ferito.


Pisu Emanuele, figlio di Giuseppe e di Chiara Porcu, nacque a Villaputzu probabilmente nel 1861. Coniugato con Angelina Mullanu il 14 maggio 1885. Tra le sue professioni passate ci fu anche quella di minatore.
Operaio borghese del Genio militare di Grosio (prov. di Sondrio).
Morì il 1° agosto 1917, nell’Ospizio Visconti Venosta, alle ore 19.20, in seguito a polmonite bilaterale, come indicato nell’estratto dell’atto di morte inviato dal Ministero della Guerra al Comune di Villaputzu. Aveva 56 anni.
Sepolto inizialmente a Grosio, oggi riposa nella Cappella Ossario di Sondrio.
Questo sacrario, completato nel 1927, raccoglie le spoglie dei caduti provenienti da sepolture provvisorie all’interno del cimitero comunale di Sondrio (soprattutto soldati deceduti negli ospedali militari) e dai vari cimiteri civili e militari sparsi in tutta la provincia.
Con l’inizio del conflitto fu necessario inviare manodopera nei cantieri del fronte e, a questo scopo, vennero arruolati muratori, minatori, contadini e anche piccoli artigiani tra i 17 e i 65 anni. Gran parte dei lavoratori vennero assegnati ai reparti del genio militare con il compito di allestire linee difensive, ricoveri e strade a ridosso delle prime linee; contingenti minori furono invece affidati al genio civile e alle intendenze d’armata per costruire infrastrutture logistiche e curare la manutenzione stradale. L’impiego degli operai tra fronte e retrovie, si contraddistinse per condizioni di lavoro particolarmente difficili. La vicinanza delle linee di combattimento, i lavori eseguiti sotto la costante minaccia delle artiglierie nemiche, i disagi ambientali, la pessima condizione degli alloggi, le razioni alimentari insufficienti e spesso immangiabili, resero questa esperienza particolarmente dura e sofferta. Tantissimi morirono colpiti da granate, asfissiati dai gas utilizzati dalle truppe, dagli infortuni e dalle malattie che, a causa delle difficili situazioni igieniche e alimentari, imperversavano anche nelle retrovie.
Pisu era un lavoratore civile militarizzato, non un militare, e probabilmente è per questo motivo che il suo nome non compare nè sull’Albo d’oro, nè sul monumento ai caduti del Comune di Villaputzu.


Estratto atto di morte di Podda

Podda Efisio, figlio di Pietro (contadino) e Giuseppina Cossu (massaia), nacque a Villaputzu il 1° maggio 1890. Coniugato con Felicita Pintori il 13 febbraio 1913, nel Comune di San Vito. Prima della mobilitazione militare esercitava la professione di contadino.
Soldato del 240° Reggimento Fanteria (Brigata Pesaro), 1° Reparto zappatori.
Morì il 2 maggio 1917 alle ore 14.15, presso Enego (provincia di Vicenza), durante il trasporto all’ospedale da campo n. 31. Come riportato nell’estratto dell’atto di morte, causa del decesso fu “ferita penetrante da mitragliatrice, regione pettorale destra“. Aveva 27 anni.
Anche nell’altopiano di Asiago si decise di costruire un cimitero monumentale che raccogliesse le spoglie dei caduti provenienti dalle sepolture sparse nei vari campi di guerra della zona. Il corpo di Podda, inizialmente tumulato nel cimitero comunale di Enego, venne così traslato nel grande sacrario militare di Asiago, dove riposa tuttora nella tomba N. 9.529.
La Brigata Pesaro venne formata tra gli ultimi giorni di gennaio e i primi di febbraio 1917, nella zona del Trevigiano. Dopo una serie di trasferimenti, a maggio venne dislocata sull’altipiano di Asiago e il 240° Reggimento inviato in linea. Fu in questa prima fase operativa della Brigata che Podda perse la vita.


Podda Vittorio, figlio di Salvatore (pastore) e Greca Cabras (massaia), nacque a Villaputzu l’8 ottobre 1887. Coniugato con Mariannica Atzori il 14 novembre 1912, vedovo. Prima della mobilitazione militare esercitava la professione di bracciante.
Soldato del 45° Reggimento Fanteria (Brigata Reggio).
Morì il 20 dicembre 1918 alle ore 22.00 a Livorno, nel lazzaretto degli “Spedali Riuniti” della città, per malattia, come certificato dall’atto di morte inviato al Comune di Villaputzu nell’aprile del 1919. Aveva 31 anni.
I militari deceduti negli ospedali venivano generalmente sepolti nei cimiteri comunali della città. Nel caso di Livorno, i caduti trovarono riposo nel cimitero “La Cigna”, conosciuto anche con il nome di camposanto “I Lupi”, e qui, con molta probabilità, sono state tumulate anche le spoglie di Podda.
Il suo nome non è presente nel monumento ai caduti di Villaputzu.


Porcu Domenico, figlio di Agostino (minatore) e Raimonda Marongiu (massaia), nacque a Villaputzu il 4 ottobre 1879.
Soldato del 220° Reggimento Fanteria (Brigata Sele).
Morì il 10 gennaio 1919 in prigionia, per malattia. Aveva 39 anni. Purtroppo, in mancanza dell’estratto dell’atto di morte e del foglio matricolare, non possiamo indicare il luogo e la causa del decesso, e neanche avere la certezza del momento in cui Porcu venne catturato. Tuttavia, scorrendo gli elenchi delle perdite della Brigata Sele, si è potuto notare che il maggior numero di dispersi venne registrato in due occasioni. La prima, nel corso della Strafexpedition (15 maggio – 27 giugno 1916), quando il 220° Reggimento schierato sul fronte della Val Pòsina riportò 783 dispersi e un altissimo numero di morti e feriti. La seconda, durante il ripiegamento causato dall’offensiva nemica a Caporetto, con il 220° Regg. (inizialmente dislocato nell’isontino) che segnalò 516 dispersi tra gli uomini di truppa, a dimostrazione dell’alto numero di soldati catturati dagli austro-ungarici. Arrivata nella zona di Padova con soli 800 uomini, il 22 novembre 1917 la Brigata venne sciolta.
Il nome di Porcu non è stato inserito nel monumento dedicato ai caduti di Villaputzu.


Porcu Eugenio, figlio di Tommaso (proprietario) e Maria Efisia Todde (massaia), nacque a Villaputzu il 18 settembre 1888.
Soldato del 128° Reggimento Fanteria (Brigata Firenze).
Scomparve in prigionia; in mancanza del foglio matricolare, queste sono le uniche informazioni che abbiamo.
Anche in questo caso però, per ipotizzare la data della cattura, possono esserci d’aiuto le schede riguardanti le perdite della Brigata Firenze. Dal 4 maggio al 10 luglio 1917, periodo in cui la Brigata partecipò alle operazioni della Decima battaglia dell’Isonzo riuscendo a conquistare i Monti Kuk e Vodice, il 128° Reggimento registrò 285 dispersi. Il numero delle perdite fu ancora più alto tra il 24 ottobre e il 7 novembre, giorni della disfatta di Caporetto. In questo periodo la Brigata era dislocata nella zona di Cividale del Friuli dove diede inizio a una forte resistenza che si infranse contro l’offensiva austro-tedesca. Nel lungo movimento di ripiegamento concluso con l’arrivo nel piacentino, il 128° Reggimento riportò ben 1177 dispersi, soldati evidentemente caduti nelle mani del nemico. Potrebbe essere in una di queste fasi della guerra che Porcu venne fatto prigioniero.


Porcu Giovanni, -Giovannico nell’atto di nascita- figlio di Bernardo (contadino) e Paola Chiriu (massaia), nacque a Villaputzu il 24 febbraio 1898. Celibe.
Soldato del 73° Reggimento Fanteria (Brigata Lombardia), 4^ Compagnia.
Come indicato nell’estratto dell’atto di morte, mancò ai vivi il 20 giugno 1918 sul Montello (rilievo montuoso della prov. di Treviso). Aveva 20 anni. Nel documento è descritto il motivo del decesso: “colpito da pallottola nemica per fatto di guerra“, e il luogo di prima sepoltura: “nei pressi di Casa Serena -Montello-“, nel Comune di Nervesa della Battaglia.
Oggi le spoglie di Porcu riposano nel Sacrario del Montello, nella tomba N. 4588.
Il Sacrario, ultimato nel 1935, raccoglie i resti di 9.325 soldati italiani precedentemente sepolti in circa centoventi cimiteri sparsi lungo il fronte del Piave.
Durante la Seconda battaglia del Piave, conosciuta anche come Battaglia del solstizio (15 – 24 giugno 1918), la Brigata Lombardia fu schierata sul Montello e il 19 giugno entrò in azione verso Casa Serena, una casa colonica a tre piani divenuta caposaldo italiano, riuscendo a respingere i violenti contrattacchi del nemico che il 23 giugno iniziò il ripiegamento oltre il Piave. Nelle giornate dal 19 al 24 giugno, il 73° Reggimento registrò 7 morti, 12 feriti e 1 disperso tra gli ufficiali e 102 morti, 297 feriti e 94 dispersi tra gli uomini di truppa. Tra questi morti vi era anche Porcu.
Il suo nome non compare nel monumento ai caduti di Villaputzu.


Giuseppe Porcu

Porcu Giuseppe, figlio di Efisio (pastore) e Francesca Tramatzu (massaia), nacque a Villaputzu il 25 gennaio 1895. Celibe.
Soldato del 153° Reggimento Fanteria (Brigata Novara).
Morì il 30 novembre 1918, alle ore 8 pomeridiane, all’Ospedale militare Mantegna di Milano in seguito a “tubercolosi polmonare“, come certificato dall’atto di morte inviato dal Municipio di Milano al Comune di Villaputzu. Aveva 23 anni.
I resti di Porcu oggi riposano nel Cimitero Monumentale di Milano, precisamente nel Sacrario di Sant’Ambrogio, ossario N. 2734. Nello stesso cimitero riposa anche il suo compaesano e commilitone Efisio Sirigu.
Non conoscendo la data del ricovero nell’ospedale lombardo, in mancanza di altre informazioni non possiamo neanche ipotizzare il luogo in cui il soldato contrasse la malattia e tantomeno le ultime battaglie a cui partecipò.


Dettaglio Sacrario Redipuglia
(foto di Silvia Seu)

Porcu Giuseppe -Giuseppino nell’atto di nascita-, figlio di Giovanni (minatore) e Caterina Deidda (massaia), nacque a Villaputzu il 24 marzo 1882. Celibe. Prima della mobilitazione militare esercitava la professione di minatore.
Caporale del 152° Reggimento Fanteria (Brigata Sassari), 7^ Compagnia.
Morì il 7 febbraio 1916, all’età di 33 anni, nell’infermeria avanzata della Sezione di Sanità 25^ Divisione (situata nell’isontino), in seguito “alle ferite riportate in combattimento”. Nell’estratto di morte è indicato anche il luogo di prima sepoltura, “il cimitero di San Pietro”, ovvero San Pier d’Isonzo (comune in prov. di Gorizia).
Oggi le spoglie di Porcu riposano nel grande sacrario militare Redipuglia, nella tomba N. 29.923, gradone 16, la cui lapide è sistemata fuori dall’ordine alfabetico.
Dal 21 gennaio al 10 febbraio 1916, la Sassari venne schierata in linea nelle trincee “delle Frasche”, “dei Razzi”, “Rocciose” e “dei Sacchetti” (sotto il monte San Michele) registrando, nei i due reggimenti, un totale di 6 feriti tra gli ufficiali e di 30 morti, 187 feriti e 2 dispersi tra gli uomini di truppa.


Porcu Salvatore, figlio di Emanuele (contadino) e Felicita Follesa (massaia), nacque a Villaputzu il 24 maggio 1893.
Soldato del 151° Reggimento Fanteria (Brigata Sassari), 8^ Compagnia, matricola N. 42191.
Dalle informazioni contenute nell’estratto dell’atto di morte, si evince che Porcu si spense il 12 luglio 1916, alle ore 13.00, nei pressi di Croce Sant’Antonio, sull’altopiano di Asiago. Aveva 23 anni. Nel documento è descritto in dettaglio il motivo del decesso: “morto in seguito a ferita trasfossa torace addome con foro d’entrata regione epatica per fatto di guerra“. Come primo luogo di sepoltura è indicato il cimitero improvvisato presso Croce Sant’Antonio. La gran parte dei caduti noti e non noti esumati dai piccoli cimiteri di questo altipiano vennero successivamente spostati nel Sacrario militare di Asiago (il suo nome, però, non risulta tra queste sepolture).
Dal 5 giugno al 1 settembre 1916, la Brigata Sassari fu dislocata sul fronte di guerra dell’Altopiano dei Sette Comuni, sulla linea Monte Fior-Castelgomberto. Raggiunti i due obiettivi alla fine di giugno, nel mese successivo gli attacchi furono indirizzati contro il Monte Mosciagh che, però, non venne conquistato a causa della tenace resistenza dell’avversario. Gli austriaci respinsero per tutta l’estate i quotidiani assalti delle fanterie italiane e il campo di battaglia si riempì di morti, come testimoniarono poi gli ufficiali Lussu, Bellieni, Tommasi e Motzo. Fu in questa fase del conflitto che Porcu perse la vita.


Estratto atto di morte di Porcu Severino

Porcu Severino, figlio di Giovanni (minatore) e Barbara Seu (massaia), nacque a Villaputzu il 20 marzo 1887. Coniugato con Caterina Podda il 17 settembre 1910 a Kalaat Senan, comune della Tunisia. Prima della mobilitazione militare esercitava la professione di minatore.
Caporal maggiore del 51° Reggimento Fanteria (Brigata Alpi), 2^ Compagnia, matricola 24528.
Morì il 25 giugno 1917, alle ore 4.00, nell’Ospedaletto da campo N. 60, situato nella frazione di Falcade Alto (in provincia di Belluno). Aveva 30 anni. L’estratto dell’atto di morte indica con precisione il motivo del decesso: “vastissima ferita lacera della coscia sinistra con asportazione subtotale dell’arto – anemia – shock”. Luogo della sua prima sepoltura fu il cimitero di Falcade, come testimoniato da vari commilitoni.
Oggi le sue spoglie mortali riposano nel Sacrario Militare di Pocol, nella tomba N. 3702 (indicato erroneamente con il cognome Porcù) a poca distanza dalla tomba del suo compaesano Maurizio Pilia.
Porcu fu decorato di Medaglia d’Argento al Valor Militare con la seguente motivazione: “Costante esempio di valore, quale addetto al telefono, durante un intenso bombardamento nemico, benchè ferito una prima volta, rimaneva al suo posto, dando prova di mirabile coraggio e fermezza, finchè un secondo proiettile avversario lo feriva gravemente. Decedeva nella notte successiva. – Busa D’Orso, 24 giugno 1917”.
La Brigata Alpi, dal 1° gennaio al 23 ottobre 1917, fu dislocata nell’Alto Cordevole, nella zona di Belluno. Obiettivo dei due reggimenti era presidiare quelle importanti posizioni, rafforzare le difese e arginare eventuali offensive del nemico. In questo arco di tempo il 51° Reggimento registrò, tra gli ufficiali, 3 morti e 3 feriti, e tra gli uomini di truppa, 5 morti, 41 feriti e 2 dispersi.


Fonti principali:

  • Brigate di fanteria: riassunti storici dei corpi e comandi nella guerra 1915-1918;
  • Atti di nascita, atti di morte e certificati di matrimonio;
  • Le foto dei combattenti sono tratte dall’immagine “Gruppo d’onore dei Caduti per la Patria ed ex combattenti” del Comune di Villaputzu;
  • Elenco nomi: L’Unione sarda, Eroi e Caduti Sardi 1915 – 1918;
  • Albo d’Oro, Ministero della Difesa;
  • “Statistica dei caduti, Albo d’Oro della Sardegna”, di Guido Rombi;
  • Info sul sacrario di Sondrio: sito web Pietri Grande Guerra;
  • Per maggiori informazioni sugli operai borghesi: “Cantieri di guerra. Il lavoro dei civili nelle retrovie del fronte italiano (1915-1918)”, di Matteo Ermacora.
  • Info sul cimitero di Livorno: sito web del Comune;
  • Info sul Sacrario del Montello: Sacrari militari della Guerra 1915-1918;
  • Info sul Sacrario militare di Pocol: sito web Ministero della Difesa;
  • Sulla battaglia dell’estate 1916 svolta sull’altopiano di Asiago: Il cavaliere dei Rossomori di Giuseppe Fiori;
  • La foto della tomba di Piludu è stata tratta dal libro: “Mortos in terra anzena” di Giuliano Chirra.

Lascia un commento