1915-18: Caduti di Villaputzu dalla A alla F

Intestazione comunicazioni Caduti

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Cognomi dalla A alla F:

Lapide commemorativa ai caduti
(foto di Silvia Seu)

Agus Emanuele, figlio di Serafino e Giuseppina Faa (massaia), nacque a Villaputzu il 1° dicembre 1897.
Soldato del 268° Reggimento fanteria (Brigata Caserta).
Morì il 4 settembre 1917 sul Carso, per ferite riportate in combattimento. Aveva 19 anni. Non sono state trovate informazioni circa la sua sepoltura.
Dalla metà di agosto e fino al 10 settembre 1917, la Brigata Caserta era dislocata nel settore compreso tra Kostanjevica (in italiano Castagnevizza) e Pod Korite. Il 4 settembre, giorno del decesso di Agus, il 268° Reggimento subì un durissimo attacco da parte degli austriaci riuscendo però a mantenere le posizioni. In questa sola giornata la Caserta perse 18 ufficiali e 435 uomini di truppa.


Airi Pietro -Pietrino nell’atto di nascita-, figlio di Giuseppe (contadino) e Francesca Cannas (massaia), nacque a Villaputzu il 12 settembre 1893. Celibe. Prima della mobilitazione militare esercitava la professione di minatore.
Soldato del 152° Reggimento fanteria (Brigata Sassari).
Dichiarato disperso il 18 giugno 1916 sull’altipiano di Asiago, precisamente sul monte Castelgomberto, a seguito di un combattimento. Aveva 22 anni.
Dal 16 giugno al 2 luglio 1916 la Brigata Sassari fu impegnata nella riconquista del monte Fior (affidata al 151° Regg.) e di monte Castelgomberto (152° Regg.) passati sotto il controllo degli austriaci con la Strafexpedition. Il 18 giugno, giorno in cui Airi venne dichiarato disperso, gli attacchi della Sassari portarono alla conquista della linea q. 1548, vetta sud del Bosco Batta. Per le operazioni sul Carso nel luglio 1915, e sull’altopiano dei Sette Comuni nel giugno 1916, le bandiere dei due Reggimenti furono decorate di medaglia d’oro al valor militare. Dal 5 giugno al 1° settembre 1916, il 152° Reggimento registrò tra gli ufficiali 19 morti e 3 dispersi, e tra gli uomini di truppa 240 morti e 48 dispersi.


Atzeni Emanuele, figlio di Giuseppino (minatore) e Angelina Porcu (massaia), nacque a Villaputzu l’8 maggio 1896. Celibe.
Soldato della 656^ Compagnia mitraglieri Fiat, matricola 54707.
Morì il 21 agosto 1917 alle ore 14.10, come certificato dall’atto di morte, sul Dosso Faiti, nel Carso sloveno, precisamente nel luogo indicato come “dolina Milano” (durante il conflitto a ogni dolina veniva assegnato un nome specifico per distinguerla dalle altre). Causa della morte fu lo scoppio di una granata nemica di grosso calibro. Aveva 21 anni. Luogo della prima sepoltura fu “la dolina successiva a quella denominata Milano“, come attestato dal Cap. Magg. Vargiu.
Durante il conflitto, i reparti mitraglieri vennero integrati nei vari Reggimenti di fanteria. Nell’agosto del 1917 la 656^ Compagnia si trovava nel settore del dosso Faiti dove, assieme a varie brigate come la Tevere, la Perugia e la Piacenza, cercò di conquistare le trincee nemiche con una serie di violenti attacchi. Nonostante i progressi, le quote del Faiti non passarono mai saldamente sotto il controllo italiano. Gli uomini schierati su questa area vivevano in una situazione di costante pericolo: le doline carsiche erano sotto la continua osservazione degli austriaci che dominavano la zona dall’alto e il dosso Faiti era uno dei punti più avanzati del fronte, con molte quote circostanti controllate dal nemico.


Giuseppe Atzori

Atzori Giuseppe, figlio di Giovanni (minatore) e Regina Lussu (massaia), nacque a Villaputzu l’11 settembre 1890. Sposato il 30 aprile 1914 con Pietrina Massessi, vedovo. Prima della mobilitazione militare esercitava la professione di pastore.
Caporale maggiore del 234° Reggimento fanteria (Brigata Lario), matricola 34831.
Morì il 2 ottobre 1917 alle ore 22.00, come certificato dall’atto di morte trasmesso dal Ministero della Guerra, nell’ospedale di guerra n. 5 (nel Comune di Schio, prov. di Vicenza), deceduto in seguito a “ferite riportate in combattimento“. Aveva 27 anni. Come luogo della prima sepoltura è indicato “Rocchi”, località del comune di Castelgomberto (VI).
Non conoscendo la data del ricovero, non possiamo sapere in che contesto Atzori rimase gravemente ferito. Sappiamo però che nei primi mesi del 1917, la Brigata Lario era schierata nella zona tra Gazzo, Gillalta, Marola e Camisano Vicentino (comuni vicini all’ospedale in cui avvenne il decesso) e che, dalla fine di marzo, i due reggimenti vennero prima trasferiti nel bresciano per poi essere dislocati, a partire da maggio, sul fronte carsico.


Estratto atto di morte di Cabras

Cabras Tomaso, figlio di Giorgio (contadino) e Agnete Porcu (massaia), nacque a Villaputzu il 26 maggio 1895. Celibe.
Caporale del 152° Reggimento fanteria (Brigata Sassari), 11^ Compagnia, matricola 20311.
Morì il 4 giugno 1916 alle ore 17.00 circa, come indicato nell’estratto dell’atto di morte trasmesso dal Ministero della Guerra, nella località Molino in Fontaniva (prov. Padova) “in seguito a ferita da proiettile con foro d’entrata nella regione temporo-mascellare destra e d’uscita nella regione temporo-auricolare sinistra con fuoriuscita massa cerebrale, -a scopo suicida-“. Aveva 21 anni. Come luogo di prima sepoltura viene indicato il cimitero comunale di Fontaniva.
Dalla lettura delle movimentazioni della Brigata Sassari, scopriamo che il 4 giugno era l’ultimo giorno di riposo dei due reggimenti che, a partire dal 5, sarebbero stati schierati in linea sul fronte di combattimento nell’altipiano dei Sette Comuni. Cabras si tolse la vita la sera prima di far ritorno in trincea. Due settimane dopo la sua morte, nello stesso altipiano sarebbe morto Pietro Airi, suo commilitone e compaesano.
Il nome di Cabras non compare nè sul monumento ai caduti del Comune di Villaputzu, nè sull’Albo d’Oro.


Camboni Antonio, figlio di Pietro (pastore) e Giuseppina Mocci (massaia), nacque a Villaputzu il 15 ottobre 1888 (secondo l’atto di nascita, la data sull’Albo d’oro è errata). Coniugato con Cesarina Seu il 20 aprile 1916. Prima della mobilitazione militare esercitava la professione di minatore.
Soldato del 231° Reggimento fanteria (Brigata Avellino).
Come indicato nell’atto di morte, la sua salma venne rinvenuta il 27 giugno 1917 nella località di Zagomila (oggi territorio sloveno), decesso avvenuto in seguito a “ferite per fatto d’armi“. Il 20 maggio venne erroneamente segnalato come ferito. Nella documentazione non viene comunicato il luogo della sua prima sepoltura. Aveva 28 anni.
La Brigata Avellino, a partire dal 14 maggio, iniziò l’offensiva sull’Isonzo con la scalata alla rocca di Zagomila riuscendo a occupare le trincee di Zagora e i fortini della rocca. I furiosi scontri per la conquista delle nuove posizioni e i continui contrattacchi da parte degli austriaci fecero registrare, in queste lunghe giornate di maggio, la perdita di 115 ufficiali e 2331 uomini di truppa. Tra questi vi era anche Camboni, il cui corpo venne recuperato solo un mese dopo.


Emanuele Casula

Casula Emanuele, figlio di Antonio (bracciante) e Marianna Marongiu (massaia), nacque a Villaputzu il 29 settembre 1883. Coniugato il 14 ottobre 1904 con Francesca Cara. Rimasto vedovo, contrasse matrimonio con Gesuina Barberis il 16 ottobre 1916 in Tunisia.
Soldato del 31° Reggimento fanteria (Brigata Siena), matricola 8708.
Morì a 33 anni, il 15 febbraio 1917 a seguito dell’affondamento del piroscafo “Minas” colpito da due siluri lanciati dal sommergibile tedesco SM U-39 durante il tragitto Napoli – Salonicco. La nave, impiegata durante il conflitto per trasportare armi e truppe italiane, francesi e serbe in Macedonia, si inabissò a circa 160 miglia da Capo Matapan causando la morte di circa 870 passeggeri (numero approssimativo). Tra i 366 militari italiani deceduti, 76 erano sardi (di questi, 33 soldati del 31° Reggimento e 36 del 39° Reggimento). Nell’affondamento del “Minas”, morì anche un soldato di Muravera, Scalas Salvatore, appartenente al 39° Reggimento Brigata Bologna.
L’atto di scomparizione in mare, redatto dalla Capitaneria di porto del compartimento marittimo di Siracusa, venne trasmesso al Comune di Villaputzu solo nel 1926.


Estratto atto di morte di Codonesu

Codonesu Emanuele, figlio di Giovanni Efisio (calzolaio) e Giuseppina Murgioni (massaia), nacque a Villaputzu il 20 settembre 1886. Residente a Villasalto, celibe.
Caporale del 152° Reggimento fanteria (Brigata Sassari), 5^ Compagnia, matricola 26751.
L’estratto dell’atto di morte trasmesso al Comune di Villasalto indica che Codonesu mancò ai vivi l’11 novembre 1915 alle ore 21.20, nell’Ospedale di guerra n. 40 della C.R.I. -dislocato a San Giorgio di Nogaro (prov. Udine)-, morto in seguito a “ferite di guerra“. Luogo della prima sepoltura fu l’omonima cittadina. Oggi Codonesu riposa nel Tempio – Ossario di Udine, nella tomba N. 10.111 che riporta il cognome in modo errato, “Codomfi”. Aveva 29 anni. Il suo nome non compare nel monumento ai caduti del Comune di Villaputzu.
La Brigata Sassari ebbe il suo battesimo del fuoco il 25 aprile 1915, in quella che fu definita la “Seconda battaglia dell’Isonzo”. Obiettivo dei Reggimenti era l’occupazione di Bosco Cappuccio, in mano austriaca, al fine di poter conquistare il vicino paese di San Martino del Carso. In questa prima fase la Brigata registrò la perdita di 32 ufficiali e 922 uomini di truppa. Dopo un periodo di riposo passato a Villa Vicentina (tra il 27 agosto e il 4 novembre), la Sassari rientrò in linea e il 10 novembre iniziò l’offensiva per la conquista delle trincee nella zona a Est di Castelnuovo del Carso e del monte San Michele (la “Quarta battaglia dell’Isonzo”). L’11 novembre venne avviato l’assalto per l’occupazione delle trincee “delle Frasche” e “dei Razzi”, che vennero conquistate rispettivamente il 13 e il 14 novembre. Nei feroci combattimenti avvenuti tra il 10 e il 16 novembre la Brigata perse 66 ufficiali e 1777 uomini di truppa. Anche se non conosciamo la data esatta del ricovero di Codonesu, possiamo però dedurre che sia stato ferito durante queste operazioni di guerra.


Comida Pietro, figlio di Agostino (bracciante) e Barbara Fanni (massaia), nacque a Villaputzu il 3 novembre 1898. Celibe.
Soldato del 256° Reggimento fanteria (Brigata Veneto).
Morì il 13 luglio 1919 alle ore 15.30 nella sua casa, in via San Giorgio a Villaputzu, per malattia contratta in trincea. Aveva 20 anni.
Il suo nome non compare nel monumento ai caduti del Comune di Villaputzu.
Costituita solo nel 1917, la Brigata Veneto venne decorata della Medaglia d’argento per le operazioni di guerra svolte sul monte Zebio e a Brestovizza, e per aver contribuito alla vittoriosa avanzata seguita al ripiegamento sul Piave. Il 256° Reggimento registrò in totale 12 morti, 34 feriti e 6 dispersi tra gli ufficiali, e 325 morti, 839 feriti e 497 dispersi tra gli uomini di truppa.


Aurelio Congiu

Congiu Aurelio, figlio di Giacomo e Giovanna Tamponi, nacque a San Vito il 28 ottobre 1883, residente a Villaputzu. Coniugato il 18 aprile 1914 con Chiarina Sanna, vedovo. Conseguì la laurea nella Facoltà di Medicina e Chirurgia di Cagliari nel novembre del 1910.
Tenente medico di complemento direzione di sanità militare del IX corpo d’armata, 6° Reggimento Alpini, Battaglione Alpini Bassano, 62^ Compagnia.
Morì il 10 giugno 1917 alle ore 16.40, nel primo giorno della “Battaglia del monte Ortigara”, sul monte omonimo nel comune di Enego (prov. di Vicenza), in seguito allo “scoppio di una bomba al ventre“. Aveva 33 anni. Nell’estratto di morte viene indicato come sepolto nelle pendici dell’Ortigara (luogo di prima sepoltura).
Congiu fu decorato di Medaglia d’Argento al Valor Militare con la seguente motivazione: “Con calma e fermezza mirabili, di propria iniziativa si recava, col suo posto di medicazione, in una nuova località, nonostante che l’unica strada da percorrere per raggiungerla fosse violentemente battuta dall’artiglieria nemica. Conscio del grave pericolo cui si esponeva, e animato soltanto da alto sentimento del dovere, mentre adempiva il proprio compito cadeva colpito a morte da una granata avversaria. -Passo dell’Agnella (monte Ortigara), 10 giugno 1917”.
Il Comune di Villaputzu gli ha intitolato una via.
Il Battaglione Alpini Bassano fu tra i protagonisti dell’offensiva sul monte Ortigara, situato nella zona dei Sette Comuni sull’altopiano di Asiago. La 62^ e 63^ Compagnia avviarono il primo sanguinoso assalto il 10 giugno 1917, con l’obiettivo di riconquistare i vasti territori persi durante l’offensiva austro-ungarica del maggio 1916. In questa sola giornata rimasero feriti o uccisi il comandante di battaglione e tutti i comandanti di compagnia.
Le perdite italiane registrate in questa azione di guerra, terminata il 29 giugno 1917, furono altissime: tra gli ufficiali si contarono 169 morti, 716 feriti, 98 dispersi e tra gli uomini di truppa 2.696 morti, 16.018 feriti e 5.502 dispersi.
La battaglia del monte Ortigara viene raccontata anche da Emilio Lussu nel suo capolavoro “Un anno sull’altipiano”.


Estratto atto di morte di Faa A.

Faa Antonio, figlio di Giovanni Efisio (minatore) e Giuseppina Pisanu (massaia), nacque a Villaputzu il 29 gennaio 1883. Coniugato il 16 novembre 1907 con Adelaide Boi. Prima della mobilitazione militare esercitava la professione di pastore.
Soldato del 151° Reggimento fanteria (Brigata Sassari), 7^ Compagnia, matricola 14881.
Come indicato nell’atto di morte, morì il 16 giugno 1916 nel combattimento avvenuto a monte Fior (sull’altopiano di Asiago), in seguito a “ferite riportate in diverse parti del corpo per fatto di guerra“. Aveva 33 anni. Come luogo di prima sepoltura è indicato il monte omonimo. Due giorni prima era scomparso un altro suo compaesano, Pietro Airi, anch’egli appartenente alla Brigata Sassari e impegnato negli stessi fatti d’arme.


Sacrario militare Redipuglia (foto di Silvia Seu)

Follesa Genesio, figlio di Giovanni (proprietario) e Angelina Agus (massaia), nacque a Villaputzu il 30 maggio 1891. Celibe.
Caporale del 151° Reggimento fanteria (Brigata Sassari), 8^ Compagnia, matricola 35257.
L’estratto dell’atto di morte inviato dal Ministero della Guerra al Comune di Villaputzu riporta che Follesa morì il 25 dicembre 1915 alle ore 17.00 presso le case popolari di Perteole. Aveva 24 anni.
Nelle prime fasi del conflitto, un’epidemia di colera si diffuse rapidamente sul fronte isontino, favorita dalle condizioni di vita disumane e dalle precarie condizioni igieniche delle trincee. Divorati dalla dissenteria, dalla sete e dalla febbre, i più fortunati raggiungevano le vicine infermerie, gli altri morivano nelle trincee in mezzo ai compagni non ancora contagiati, bevendo acqua mista a fango e sporcizia.
Follesa fu ricoverato a Perteole, frazione di Ruda in provincia di Udine, in un ospedale ricavato da una fabbrica di amido, dove morì a causa della “gastroenterite colerica” contratta in trincea.
Il cimitero militare di Perteole, primo luogo di sepoltura di Follesa, venne dismesso nel 1935 quando tutte le salme furono traslate nel cimitero monumentale di Redipuglia, il più grande sacrario militare italiano che contiene le spoglie di 100.000 caduti della Grande Guerra.
Il cognome Follesa, però, a un primo sguardo sembrerebbe non essere presente nell’elenco delle vittime qui sepolte. Facendo ricerche più approfondite si è trovato invece il nominativo “Folese Giosuè”, caporale del 151° Reggimento, deceduto il 26.12.1915 e sepolto inizialmente nel cimitero militare di Perteole. Con tutta probabilità, tenendo conto delle informazioni presenti e dei frequenti errori di trascrizione, potrebbe trattarsi proprio di Genesio Follesa, che quindi, oggi, riposerebbe nel grande sacrario di Redipuglia, nella tomba N. 15.605 al gradone 8.

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Fonti principali:

  • Brigate di fanteria : riassunti storici dei corpi e comandi nella guerra 1915-1918;
  • Atti di nascita, atti di morte e certificati di matrimonio;
  • Le foto dei combattenti sono tratte dall’immagine “Gruppo d’onore dei Caduti per la Patria ed ex combattenti” del Comune di Villaputzu;
  • Elenco nomi: L’Unione sarda, Eroi e Caduti Sardi 1915 – 1918;
  • Albo d’Oro, Ministero della Difesa;
  • “Statistica dei caduti, Albo d’Oro della Sardegna”, di Guido Rombi;
  • Info sul Dosso Faiti: sito web Storia e memoria di Bologna, di Giacomo Bollini.

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