Vittime delle Fosse Ardeatine

Conosciamo tutti, o almeno dovremmo, il terribile eccidio delle Fosse Ardeatine.

Meno note, o in certi casi sconosciute, sono le storie personali delle vittime della strage, le accuse che portarono all’arresto, il loro contributo alla lotta antifascista. A parte qualche eccezione, il percorso di vita di questi martiri non è stato ancora ricostruito del tutto.

Tra le 335 vittime dell’eccedio compiuto il 24 marzo 1944, sono presenti anche nove ragazzi sardi.
Grazie a internet sono riuscita a scovare qualche informazione sulla vita dei miei corregionali condotti al massacro da assassini senza scrupoli. Di alcuni si hanno più dettagli, di altri meno, perchè la tendenza è sempre stata quella di leggere il fatto generale senza soffermarsi sull’individuo, facendo così annebbiare i ricordi sull’uomo. Chi erano questi ragazzi? Cosa facevano? Da dove venivano? La morte di massa altro non è che la morte dei singoli, e anche come tali, questi martiri, andrebbero ricordati.
Ecco le vittime sarde:

  • Salvatore Canalis nato a Tula nel 1908, professore di latino e greco;
  • Pasquale Cocco nato a Sedilo nel 1920, sergente pilota;
  • Gavino Luna nato a Padria nel 1895, poeta-cantore;
  • Candido Manca nato a Dolianova nel 1907, brigadiere dei Regi Carabinieri;
  • Giuseppe Medas nato a Narbolia nel 1908, avvocato;
  • Sisinnio Mocci nato a Villacidro nel 1903, operaio, appartenente al PCI;
  • Agostino Napoleone nato a Cagliari nel 1918, sottotenente di vascello;
  • Ignazio Piras nato a Illorai nel 1879, contadino, legato al movimento comunista;
  • Gerardo Sergi nato a Portoscuso nel 1918, brigadiere dei Regi Carabinieri.

Salvatore Canalis, 36 anni, professore di lettere, si rifiutò di aderire al governo repubblichino per poter continuare ad insegnare. Già militante del Partito d’Azione, dopo aver risposto ai fascisti “Meglio la morte che aderire a questo governo” venne arrestato dalla famosa Banda Koch (reparto specializzato in torture) il 14 marzo 1944. Torturato e accusato di connivenza con i partigiani, detenuto prima a San Gregorio al Celio e poi a Regina Coeli, non rivelò i nomi dei suoi compagni. Fu 39mo dei cinquanta della lista di italiani che i nazisti avevano richiesto al questore Caruso per essere trucidati alle Cave Ardeatine.

Pasquale Cocco, 24 anni, sergente pilota a Foligno, dopo l’occupazione dell’aeroporto si rifiutò di collaborare con i tedeschi e tentò di ritornare in Sardegna. Ciò si rivelò impossibile, tantissimi erano i sardi allo sbando che affollavano Civitavecchia e il Lazio per tentare di imbarcarsi per l’isola. Da questo momento la famiglia perse i contatti con Pasquale; si sa per certo che venne ospitato da una famiglia sarda a Tivoli e divenne amico di Gavino Luna, un’altra vittima dell’eccidio. Sospettato di appoggiare la lotta clandestina venne arrestato probabilmente a febbraio finendo nella cella numero 5 della prigione di Via Tasso.

Gavino Luna, 49 anni, iscritto nei registri delle vittime col nome di Cavino Luna, era stato un combattente nella Grande Guerra e prestava servizio di ufficiale postelegrafonico in Sardegna. Rifiutato il tesseramento al Partito Fascista, venne trasferito dapprima all’Aquila e infine a Roma. Nonostante fosse inquadrato nel Battaglione Volontari di Sardegna “Giovanni Maria Angioj”, formazione della Repubblica Sociale Italiana, collaborò con la resistenza romana e venne recluso nelle prigioni di Via Tasso dalle SS il 26 febbraio 1944 con l’accusa di appartenere al Comitato di Liberazione Nazionale e di aver effettuato atti di sabotaggio nei confronti delle truppe di occupazione tedesca.
Gavino Luna è stato uno dei massimi rappresentanti del canto sardo a chitarra. Compositore e poeta si esibì di fronte al re Vittorio Emanuele III, raggiungendo grande notorietà negli anni Trenta grazie alla pubblicazione di diversi dischi con una nota casa discografica milanese.

038_039-immagine-di-candido-mancaCandido Manca, 37 anni, l’8 settembre 1943 si trovava a Roma come brigadiere dei Regi Carabinieri. Riuscito a fuggire mentre i tedeschi iniziavano l’occupazione delle caserme, entrò nella banda partigiana Caruso partecipando a numerose azioni militari contro l’occupante. Arrestato dalla Gestapo il 10 dicembre 1943, finì nella prigione di Via Tasso assieme a due compagni. Torturato, non diede nessuna informazione e venne ucciso nelle Fosse Ardeatine tre mesi dopo la cattura.

Giuseppe Medas, 36 anni, intellettuale e antifascista, dopo la laurea in legge a Roma decise di rimanere nella Capitale. Aderì al gruppo romano di Giustizia e Libertà e, dopo la caduta di Mussolini, entrò nel Partito d’Azione. Il 3 marzo 1944 andò a casa dell’amico Donato Bendicenti proprio mentre i tedeschi lo stavano prelevando e subì la stessa sorte, finendo a Regina Coeli. Non gli fu contestato nessun illecito ma i tedeschi non lo scarcerarono e finì nella lista dei condannati a morte.

Sisinnio Mocci, 41 anni, operaio, comunista e militante del PCI, emigrò prima in Francia, poi in Argentina e nell’ex URSS dove volle conoscere la realtà socialista. Partecipò alla Rivoluzione Spagnola nelle Brigate Internazionali, arrestato venne deportato nel famigerato campo francese di Vernet e poi a Ventotene. Dopo l’8 settembre 1943 partecipò alla resistenza romana come comandante di una formazione partigiana e, ricercato, si nascose nella villa romana del regista Luchino Visconti in qualità di finto maggiordomo. Venne catturato dalla Banda Koch il 28 febbraio 1944, fu torturato e in seguito fucilato nelle Fosse Ardeatine.

Agostino Napoleone, 26 anni, si diploma all’istituto Nautico di Cagliari, nel 1939 è ammesso a frequentare il corso Allievi Ufficiale di Complemento e, come sottotenente di vascello è imbarcato sulla Regia Torpediniera “Polluce” fino al 4 settembre 1942, giorno in cui venne affondata da un siluro. Dopo l’8 settembre si diresse a Voltri dove partecipò a uno scontro a fuoco contro i tedeschi che stavano bloccando gli accessi ai porti liguri. Unitosi ad altri colleghi si recò a Roma e collaborò con il Fronte Clandestino di Resistenza della Marina. Il 19 marzo 1944 venne arrestato dalle SS e rinchiuso nelle carceri di Via Tasso per essere interrogato e torturato.

Ignazio Piras, 65 anni, probabilmente faceva parte della Banda Partigiana Maroncelli che operava nel Lazio. Il suo nome di battaglia era Antonio.

Gerardo Sergi, 26 anni, aveva combattuto nella Seconda Guerra Mondiale, impegnato nella campagna di Grecia. Rientrato in Italia era stato assegnato, a Roma, al Battaglione Carabinieri. Dopo l’8 settembre 1943 era riuscito a sottrarsi alla cattura da parte dei tedeschi e si era impegnato nel Fronte della resistenza militare, attivo nella Capitale. Caduto nelle mani dei nazifascisti fu sottoposto a tortura, condotto nelle carceri di Via Tasso e fucilato alle Fosse Ardeatine.

Nella speranza che il ricordo del loro sacrificio rimanga vivo per sempre.

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2 pensieri riguardo “Vittime delle Fosse Ardeatine

  1. Ho conosciuto il professor Canalis che abitava a Roma in piazza Strozzi perché, rimandato in latino (frequentavo il primo liceo al Mamiani)prendevo da lui lezioni per prepararmi agli esami autunnali di riparazione. Fui promosso ma soprattutto devo a lui se ho imparato ad amare la lingua di Virgilio ed Orazio. Oggi ho novantatre anni e lo ricordo con riconoscenza ed affetto. Più volte, negli anni sessanta, portai i miei figli alle Fosse Ardeatine per mettere un fiore sulla sua tomba e dire ai miei bambini: “Quì c’è il professore di vostro padre che a me ha insegnato il latino e a tutti noi ha indicato la retta vita di una convivenza libera e giusta”.

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  2. La ringrazio tanto per questa toccante testimonianza: commenti come questo rafforzano in me la volontà di continuare a ripercorrere, nel mio piccolo, le pagine della nostra storia.
    Grazie di cuore.

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