Elenco sardi nelle foibe (G-M)

Foiba di Vines

Link delle vittime sarde nelle foibe:

Si ricorda che, laddove nel nome non siano presenti delle indicazioni specifiche, per le fonti si dovrà fare riferimento alle note presenti a fondo pagina. Nel caso il lettore sia a conoscenza di ulteriori informazioni, nei commenti all’articolo potrà integrare o chiedere di modificare eventuali inesattezze che, sicuramente, non mancheranno.

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Cognomi dalla G alla M

Gai Guerino (o Guerrino), nato nel 1908, civile. Arrestato a Gorizia e deportato il 9 maggio 1945.

Gaspa Giovanni, nato a Sassari il 22 gennaio 1904, maresciallo dei Carabinieri nella zona di Trieste. Arrestato a Monfalcone il 5 maggio 1945, il 20 maggio risulta essere ancora in carcere. Deportato ad Aidussina (Slovenia). Scomparso.

Nell’elenco dell’Unione Sarda è stato inserito anche il nome di Gaspa Michele ma, molto probabilmente, si tratta di una ripetizione. Michele sarebbe il secondo nome di Gaspa Giovanni.

Ghi Andrea, nato a Sassari nel 1915, insegnante elementare (forse di educazione fisica). Arrestato a Gorizia il 1° maggio 1945, viene deportato per ignota destinazione (le date dell’arresto sono discordanti, si parla anche del 1 gennaio 1945 o del 5 gennaio 1944).

Grauso Ernesto, nato a Cagliari il 28 marzo 1879, residente a Gorizia, civile (operaio alle ferrovie, pensionato). Indicato anche come squadrista, venne arrestato a Gorizia il 14 maggio 1945 e deportato per ignota destinazione.

Gutierrez Stefano, nato a Sassari il 23 agosto 1916, residente a Gorizia. Viene indicato come studente ma anche come militare dell’esercito. Venne deportato il 9 febbraio 1945 da Ranziano (GO) e costretto ai lavori forzati. Disperso.
Nome non presente nell’elenco dell’Unione Sarda.

Lai Orazio, nato a Teulada (CA) il 23 gennaio 1921, militare della Guardia di Finanza in forza al IV Battaglione mobilitato di stanza a Spalato. Prelevato a Traù (Croazia) da partigiani titini dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943. Nell’elenco dell’Unione Sarda risulta deceduto nel 1944 (morte attribuita a una particolare condizione della detenzione).

Lampis Giovanni, nato a Sanluri (CA) il 1 giugno 1917. Militare della Guardia di Finanza (o civile?), risulta scomparso da Borgo Erizzo (Zara), il 30 settembre 1943.

Lampis Raimondo, residente a Pinguente (Pola), deportato in località sconosciuta il 9 maggio 1945. Scomparso.

Linaldeddu Pietro, nato a Tempio Pausania (SS) il 19 settembre 1924. Sottotenente del 2° Reggimento Milizia Difesa Territoriale “Istria”, fu tradotto a Villa Decani, località Diex, e fucilato il 2 maggio 1945.

Lissia Giuseppe, maresciallo 1° Reggimento Milizia Difesa Territoriale (o civile?). Arrestato e deportato nel maggio del 1945, risulta deceduto il 18 febbraio 1948 nel carcere di Maribor in Slovenia (dati contrastanti).

Lobina Alfredo, nato a Cagliari il 30 settembre 1908 (originario di Sadali), residente a Fiume. Militare della Guardia di Finanza a Fiume 11° Battaglione. Sul destino del finanziere le fonti sono discordanti: potrebbe essere stato catturato il 3 maggio 1945 e successivamente deportato in treno a Lubiana; durante il trasporto, il mezzo sarebbe deragliato a Buccari (Fiume), provocandone la morte accidentale. Secondo L’Unione Sarda potrebbe essere deceduto in un campo di concentramento sloveno. In ambedue i casi, il decesso viene registrato il 24 luglio 1945.

Egidio Loi

Loi Egidio, nato a Terralba (OR) il 17 Novembre 1921 da Raimondo e Battistina Putzolu. Contadino di professione, frequentò la scuola fino alla quinta elementare. Dopo l’entrata in guerra dell’Italia, il 12 gennaio 1941 venne chiamato alle armi come allievo carabiniere ausiliario nell’Arma dei Carabinieri Reali -Legione Allievi di Roma-, con la ferma ordinaria di 18 mesi. Il 14 Aprile 1941 prestò giuramento di fedeltà a Torino. Il 23 dicembre 1941 venne chiamato a far parte del 23° Battaglione Carabinieri Mobilitato e dall’8 febbraio 1942 partecipò con il suo battaglione alle operazioni di guerra nei Balcani. Successivamente, a seguito dello scioglimento delle 23° Battaglione, venne aggregato alla Legione Carabinieri di Trieste e quindi al Gruppo Carabinieri di Pola in Istria. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, Egidio rimase al suo posto e continuò a prestare servizio presso la Questura di Pola. Il 20 dicembre 1944, si sposò con una giovane ragazza polese, Giulia Giovannini. Ai primi di maggio del 1945, la moglie di Egidio era incinta di 4 mesi e Pola veniva occupata dalle truppe jugoslave del Maresciallo Tito che, dopo aver preso possesso della città, invitarono tutti i militari italiani a consegnarsi promettendo loro l’impunità. Temendo sanguinose rappresaglie e vessazioni contro la moglie e i familiari, l’8 maggio 1945 a guerra finita, Egidio si consegnò spontaneamente alle truppe jugoslave e venne trasferito nelle carceri di Pola. Qui, rinchiuso in cella ammassato con gli altri prigionieri, subì pesanti interrogatori che duravano ore, il patimento della fame con il pensiero per il domani, per la moglie e per i parenti. La sera del 20 maggio verso le 23.30, i prigionieri vennero fatti uscire dalle celle con i polsi legati e, formando una lunga colonna, attraversarono la città imboccando poi la strada per Fasana. Arrivati al porto di Fasana, vennero traferiti a bordo della nave cisterna “Lina Campanella”. La nave si mosse prima dell’alba e viaggiò sempre in vista della costa mantenendo la rotta verso Fiume. Tra i prigionieri iniziò a circolare di bocca in bocca un’idea di fuga e fu così che, coprendosi e aiutandosi l’un l’altro, iniziarono ad allentare i lacci ai polsi. A fine mattinata, all’altezza della costa sotto l’altura di Carnizza, la nave urtò contro una mina. L’impatto fu tremendo: la nave si impennò con la prua verso l’alto per poi ricadere e inclinarsi, un mare d’acqua investì quasi tutti, fu una tragedia. Nel frattempo un peschereccio si avvicinò sul luogo del naufragio e raccolse a bordo diversi superstiti. Egidio scampò miracolosamente alla tremenda esplosione e, liberatosi di scarpe ed indumenti, riuscì a raggiungere la riva a nuoto. Da qualche distaccamento vicino arrivarono subito altre truppe slave che incominciarono ad incolonnare i prigionieri per condurli a nuova destinazione, mentre molti feriti rimasero sulla spiaggia. La colonna si allontanò dal luogo del disastro e, percorrendo un sentiero in salita, si inoltrò in un boschetto; è a quel punto che si sentirono delle raffiche di mitra provenire dalla riva che non lasciarono dubbi sulla sorte riservata ai feriti rimasti sulla spiaggia. Egidio durante il cammino, eludendo la sorveglianza, riuscì a comunicare con un civile che transitava con un camion, mandando così notizie alla moglie. Nel tardo pomeriggio, i prigionieri arrivarono nella zona di Vareschi e furono portati in una scuola che si suppose fosse quella di Carnizza. Nelle aule completamente vuote restarono sei giorni. Molti parenti li raggiunsero in questa scuola: anche Giulia raggiunse Egidio, portando con sé indumenti e scarpe. Dovette fare decine di chilometri a piedi, faceva molto caldo, aveva sete e fame, durante il cammino chiedeva acqua e cibo agli abitanti del posto ma, per paura di ritorsioni dei militari slavi, nessuno si avvicinava per dare soccorso. Ai parenti non era permesso comunicare con i prigionieri, ma Giulia riuscì comunque a intravedere Egidio in lontananza: aveva i capelli completamente rasati, gli fece solo qualche breve cenno dalla finestra e lasciò ai carcerieri il pacco di indumenti destinato al marito. Fu l’ultima volta che lo vide. Nei giorni successivi, Giulia tornò alla scuola ma la trovò completamente vuota. Ebbe poi notizia che i prigionieri furono incolonnati e divisi in due gruppi: un gruppo fu portato a Dignano mentre un altro più numeroso, composto anche da civili, da agenti della Questura (tra cui Egidio) e qualche altro militare, fu trasferito verso una destinazione che rimase ignota.
Di Egidio Loi non si seppe più nulla.
Una storia mai dimenticata, una fine di cui non si è mai avuto notizia e che i parenti non hanno mai dimenticato. Il 4 ottobre 1945 nacque il figlio di Egidio, Giancarlo Loi, ma il destino volle che anche lui a soli 23 anni come il padre, perdesse la vita a causa di un incidente sul lavoro in una imbarcazione sul fiume Po.
[Foto e informazioni aggiornate grazie al gentile contributo del nipote Giampaolo Diana]

Loria Claudio, nato a Gorizia il 3 giugno 1922, geniere della 32^ Compagnia. Arrestato a Gorizia l’8 giugno 1945, viene tradotto nelle carceri per poi essere internato a Vipacco il 12 maggio. Disperso.

Maccioni Salvatore, marò della Base Est di Brioni della Decima Mas. Il 3 maggio 1945, risulta essere a Pola, nella caserma Bafile, quando i militari accettarono la resa e consegnarono la città ai partigiani titini (seguì la prigionia dei soldati italiani). Scomparso (o ucciso) nel maggio dello stesso anno.

Manca Augusto, nato a Uta (CA) l’11 maggio 1916. Finanziere, era in servizio ad Abbazia (Fiume), scomparso il 2 maggio 1945.

Manno Barnaba, nato l’11 febbraio 1908 a Mistretta (ME). Vicebrigadiere della Polizia di Stato a Fiume (servizio Prefettura, Organico 3/6/44 in AMSF), arrestato il 14 maggio 1945 dai partigiani jugoslavi. Viene indicato come prigioniero a Grobnico, probabilmente fucilato il 14 (o 16) giugno 1945 (dati contrastanti).

Mannoni Ambrogio, agente di custodia (Arsenale Pola), risulta scomparso (probabilmente deportato) da Pola il 1° giugno 1945.

Manos Francesco, nato a Romana (SS) il 3 ottobre 1909, residente a Monfalcone (GO). Vicebrigadiere della Guardia di Finanza in servizio presso la caserma di Campo Marzio a Trieste, venne catturato il 2 maggio 1945 da truppe titine (O.Z.N.A ?) e deportato verso ignota destinazione. Giustiziato probabilmente i giorni successivi alla cattura.

Marra Francesco, nato a Marano (NA) il 1 aprile 1909, residente a Gorizia. Appuntato della Guardia di Finanza, venne arrestato a Gorizia il 2 (o 3) maggio 1945, prelevato dalla caserma di via Favetti (dall’albergo Angelo d’oro) e, probabilmente, deportato in Jugoslavia. Scomparso.

– ? – Marteddu Sergio, nato a Trieste il 22 gennaio 1926. Marinaio, ucciso il 27 aprile 1945.
L’unica fonte che riporta il suo nome in riferimento all’eccidio delle foibe è L’Unione Sarda. Compare nella Rivista Militare della Jugoslavia centro-settentrionale, ma la sua morte è associata a un’operazione bellica della Brigata Mameli (sfondamento verso Novska e Brezovac).

Marzeddu Costantino, nato il 12 febbraio 1906 a Pozzomaggiore (SS). Appuntato della Guardia di Finanza, scomparve a Rovigno (Pola) il 20 aprile (o gennaio) 1944.

Masala Pietro, nato il 4 giugno 1917 a Nule (SS). Brigadiere della Guardia di Finanza a Gorizia, venne prelevato il 2 maggio 1945. Detenuto nel campo di Vipacco assieme a Giuseppe Fae (che si salvò), morì in prigionia il 29 aprile 1946.

Mastinu Giovanni, nato a Tresnuraghes, il 25 febbraio 1922, tenente colonnello del battaglione bersaglieri Mameli, di stanza ai confini orientali tra il 1943 ed il 1945. L’intero contingente, circa cinquecento uomini, il 6 maggio 1945 si consegnò con la promessa di liberazione, anche se Mastinu e altri graduati erano contrari e temevano che la parola non sarebbe stata rispettata. Mentre la colonna era in viaggio verso un campo della Slovenia, un gruppo di soldati tentò la fuga per sfuggire alle percosse e alla prigionia. Presi dai partigiani di Tito furono fucilati il 13 (o 15) maggio e i loro corpi, tra cui quello di Giovanni Mastinu, gettati in una foiba (probabilmente nella fossa di Ustje).

Melis Giovanni, nato il 9 gennaio 1906 a Tortolì (NU), residente a Trieste. Carabiniere, risulta scomparso a Gargaro (GO) dal 1° agosto 1944.

Melosu Ignazio, nato il 7 gennaio 1913 a Laconi (NU). Agente di pubblica sicurezza nella questura di Fiume. Il 7 ottobre 1943 riuscì a inviare un telegramma ai familiari, residenti in Sardegna, informandoli di essere ancora in vita. E’ l’ultima notizia certa che si ha di lui. Nel 1946, la famiglia ricevette una lettera inviata da una cittadina croata, conoscente il militare, la quale li informava di avere appreso da un partigiano jugoslavo che Melosu era stato catturato dalla resistenza croata nel 1944 e deportato a Belgrado (liberata il 20 ottobre di quell’anno). Il nome dell’agente Melosu viene citato in una interpellanza parlamentare del 18 febbraio 1999 da parte dell’onorevole Menia, inserito tra gli agenti di Polizia fucilati nel campo di Grobnico, dalle truppe jugoslave, nel giugno 1945.

Moi Rinaldo, nato il 25 dicembre 1924 a Vigevano (PV). Geniere della Brigata “Artieri Stradali”, scomparve a Pola il 9 maggio 1945. *

Moj Rinaldo, nato a Genova il 4 luglio 1892, residente a Pola. Militare dell’Esercito Nazionale Repubblicano, risulta scomparso a Pola il 3 giugno 1945. *

* Nell’Unione Sarda risultano due nominativi Moi/Moi Rinaldo, ma negli altri elenchi viene registrato un Moi oppure un Moj. Potrebbe trattarsi di una errata ripetizione, anche se c’è da segnalare che data e luogo di nascita non coincidono.

Mongiu Pietro, nato a Osidda (NU) il 16 luglio 1915. Agente della Guardia di Finanza, venne assassinato per rapina insieme a Salvatore Lembo-Luscari il mattino del 3 maggio 1945 in via Udine n. 37, da partigiani slavocomunisti in divisa di vigili del fuoco con stella rossa sul berretto.

Morittu Giovanni Battista, già carabiniere e milite della Milizia Difesa Territoriale 4° Reggimento Gorizia, deportato da Gorizia il 2 maggio 1945. Scomparso.

Motzo Edoardo, di anni 41. Agente di Pubblica Sicurezza nella Questura di Spalato, venne ucciso in settembre a Spalato (data imprecisata) dai partigiani jugoslavi che erano entrati in città pochi giorni prima.

Mulargia Antonio Pietro, nato a Bulzi (SS) il 1° aprile 1918. Sottocapo della Decima Mas, risulta catturato a Pola nel maggio 1945. Secondo il Comune di nascita “si presume che il Mulargia sia disperso in guerra, le sue ultime notizie risalgono al 1945. Secondo quanto riferito da un prigioniero, fu catturato dagli slavi il 2 maggio 1945 e sbarcato a Sebenico il 6 giugno dello stesso anno”. Disperso assieme al fratello Leonardo Antonio.

Mulargia Giuseppe, sottocapo furiere della Decima Mas a Pola, Base Est dei CB (mini sommergibili). Catturato alla fine della guerra e deportato a Cattaro, risulta ucciso nei pressi di Zara il 28 maggio 1945.

Mulargia Leonardo Antonio, nato a Bulzi (SS) il 1° luglio 1924. Marò della Decima Mas alla Base Est. Risulta catturato a Pola nel maggio 1945. Secondo il Comune di nascita “si presume che il Mulargia sia disperso in guerra, le sue ultime notizie risalgono al 1945. Secondo quanto riferito da un prigioniero, fu catturato dagli slavi il 2 maggio 1945 e sbarcato a Sebenico il 6 giugno dello stesso anno”. Disperso assieme al fratello Antonio Pietro.

Mulas Sebastiano, appuntato della Guardia di Finanza 5^ Leg. Udine, venne arrestato a Gorizia il 3 maggio 1945. L’8 Giugno risultava prigioniero a Vipacco. Scomparso.

Mura Mario, nato l’11 dicembre 1909 a Sassari, residente a Fiume. Già carabiniere e milite della Milizia Difesa Territoriale 3° Reggimento, viene ucciso a Drenova (Fiume) da jugoslavi, l’8 maggio 1945.
Nome non presente nell’elenco dell’Unione Sarda.

Mura Pietro, nato a Macomer (NU) il 20 marzo 1897, residente ad Albona (PL). Ex carabiniere e Ispettore guardie giurate della Società Anonima Carbonifera di Arsia (Pola), venne infoibato a Vines nel comune di Albona (Pola) nell’ottobre del 1943. La salma fu recuperata alla fine del 1943.

Murgia Giovanni, nato il 16 ottobre 1900 a Sorgono (NU), residente a Trieste. Vicebrigadiere della Guardia di Finanza. In servizio presso la caserma di Campo Marzio a Trieste, venne catturato il 2 maggio 1945 da truppe titine (O.Z.N.A ?) e deportato verso ignota destinazione. Giustiziato probabilmente i giorni successivi alla cattura.

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