Il giorno della memoria

Solo da qualche tempo (me ne vergogno e non poco) sono venuta a conoscenza di una notizia che mi ha riempito d’orgoglio, e non poteva esserci giorno migliore per parlarne.

E’ la storia di un mio corregionale, una storia poco conosciuta, persa tra i tanti altri bellissimi atti di eroismo. Ma è giusto che in momenti particolari come questi, dove non solo il passato ma anche l’attualità disgraziatamente si macchia di episodi poco edificanti, si ricordi e si spenda qualche pensiero in più per chi ha salvato una vita.

 Non ci dovrebbe essere niente di eccezionale nell’aiutare il prossimo. Dovrebbe essere la normalità.

In ricordo di Salvatore Corrias e di tutti gli altri Eroi comuni.

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Salvatore Corrias nacque a San Nicolò Gerrei (CA) il 18 novembre 1909.
Arruolatosi nella Regia Guardia di Finanza il 27 giugno 1929, il 1° dicembre dello stesso anno, al termine del corso di formazione, fu destinato alla Compagnia di Cernobbio.
Dopo aver prestato servizio in alcune Brigate di frontiera della Legione di Milano, il 1° settembre 1934 fu trasferito alla Legione di Genova, ove rimase alcuni anni, operando presso varie Brigate. Il 1° maggio 1939 fu trasferito alla Legione di Torino, destinato alla locale Brigata volante. Il 9 ottobre 1940, in seguito all’occupazione militare della Francia da parte dell’Italia, il CORRIAS fu mobilitato nell’ambito della Compagnia Comando della stessa Legione, messo a disposizione della Commissione Italiana d’Armistizio con la Francia (C.I.A.F.), destinato a Marignane, in Provenza, addetto alla vigilanza doganale presso il locale idroscalo.
Il 27 giugno 1942, smobilitato e, di conseguenza, trasferito alla Compagnia di Domodossola, destinato al servizio di frontiera.

Il 3 aprile 1943, con l’incalzare degli eventi militari ed a causa della sempre più pressante richiesta di rimpiazzi (i cosiddetti “complementi”), il CORRIAS fu nuovamente mobilitato ed assegnato al X Battaglione R. Guardia di Finanza, più precisamente alla 3^ Compagnia, che in quel contesto operava nella provincia di Lubiana, di stanza nella località di Ribnica. Vi rimase fino al fatidico armistizio dell’8 settembre 1943, data in cui il suo reparto si salvò a stento dalle ire dei tedeschi, riuscendo appena in tempo ad abbandonare Ribnica ed a ripiegare, assieme ai fanti del 52° Reggimento, in direzione di Trieste. Da questa città, grazie all’aiuto del Comandante della Legione (Col. Persirio Marini), i superstiti raggiunsero il Centro di Mobilitazione di Milano.

Giunto a Milano il 15 settembre 1943, il CORRIAS fu destinato al servizio operativo, raggiungendo, quattro giorni dopo, la Brigata volante di Uggiate, dipendente dalla Compagnia di Olgiate Comasco. Il 15 ottobre 1943, ad appena un mese dal suo arrivo ad Uggiate, Salvatore CORRIAS decise di schierarsi con il movimento resistenziale.

Entrò, quindi, a far parte della Brigata partigiana Giustizia e Libertà “Emanuele Artom”, operante in diverse località del comasco e soprattutto sul “Monte Bugone”. All’attività di “partigiano combattente”, il CORRIAS seppe eroicamente associare anche quella umanitaria, diventando presto uno dei principali responsabili dei cosiddetti “viaggi della salvezza”, ovvero gli espatri clandestini verso la Svizzera: attività, questa, che portò avanti con grande sacrificio, ma anche con grande dimestichezza, grazie anche al fatto che conosceva molto bene i sentieri d’alta montagna ed i valichi meno vigilati dai tedeschi e dai fascisti.

Sul ruolo svolto da tutta la Compagnia di Olgiate Comasco vi è un’importante riferimento sul libro “Gli aiuti ai profughi ebrei e ad perseguitati: il ruolo della Guardia di Finanza (1943-1945)”, edito dal Museo Storico del Corpo nel gennaio 2005. Continuò su tale strada anche in seguito al trasferimento alla Brigata di Bugone di Moltrasio (gennaio 1944), reparto che già dal settembre 1943 si era distinto in favore dei profughi ebrei e dei militari sbandati ricercati dalla polizia della Repubblica Sociale Italiana, così come emerge dalla dichiarazione rilasciata dalla signora Lucia Roditi in data 22 dicembre 2005, con la quale ha testimoniato l’aiuto ricevuto, da lei e dalla sua famiglia, da parte di un finanziere in servizio sul Monte Bisbino.

Comandata dal Brigadiere Francesco PISANO, anch’egli membro della Brigata “Artom”, il piccolo reparto, soprattutto grazie al CORRIAS, continuò a favorire gli espatri clandestini, soprattutto attraverso il citato passo del Monte Bisbino, anche nel corso del 1944. Fra i numerosi sconfinamenti verificatisi già agli inizi del ’44, vi fu l’espatrio, avvenuto in data 21 febbraio 1944, dei fratelli Vittore e Riccardo Veneziani, uno Direttore dei Cori del Teatro della Scala di Milano e l’altro Professore di Ferrara, deposti entrambi nel 1938 con il varo delle leggi razziali.
Ospitati inizialmente nella Caserma di Bugone allo scopo di sottrarli alla cattura dei tedeschi, i fratelli Veneziani furono in seguito accompagnati al confine con la Svizzera, nei pressi di Bruzella, con al seguito tutti gli oggetti personali ed i preziosi che avevano salvato dalle razzie teutoniche.

Le “Fiamme Gialle” di Bugone salvarono, inoltre, gli avvocati Francesco Daverio e Carlo Cantù di Piacenza, sulle cui teste gravava la condanna a morte, ma anche militari sbandati, come il Ten. Italo Zandei.
Il 28 agosto 1944, in seguito all’arretramento dal confine dei reparti del Corpo, così come ordinato dalle autorità germaniche, il Brigadiere PISANO, nel frattempo nominato tenente partigiano della Brigata “Giustizia e Libertà-Artom”, con alcuni dei suoi uomini, preferì darsi alla macchia, continuando così la propria opera in seno al Corpo Volontari della Libertà.

Fra di essi non vi fu, però, Salvatore CORRIAS, il quale mantenne le Fiamme Gialle sul bavero, continuando così a prestare servizio in Bugone. Ciò gli avrebbe consentito una maggiore facilità di movimento lungo la frontiera, potendo reggere i contatti con i tedeschi che, ormai, avevano preso pieno possesso del confine. Tale evenienza è stata recentemente confermata con apposita testimonianza scritta, rilasciata in data 23 gennaio 2006 dalla Signora Valeria ANCONA di Milano.
Nella sua toccante dichiarazione, nel testimoniare l’aiuto ricevuto, nel febbraio 1944, da lei e dalla sua famiglia di ebrei da parte del Fin. Salvatore CORRIAS, la Signora ANCONA aggiunge: “Il finanziere Corrias nottetempo aveva ubriacato i soldati tedeschi che controllavano la rete che noi avremmo dovuto attraversare e aveva aperto un varco per consentire il nostro passaggio”.
Accusato di aver messo in salvo nella neutrale e vicina Svizzera centinaia di famiglie di ebrei in fuga dalla sterminio, ma anche tanti politici e perseguitati dal regime fascista e dai tedeschi, il Fin. CORRIAS fu catturato il 28 gennaio 1945, al rientro dalla frontiera, dove aveva appena messo in salvo un ex prigioniero inglese.
Fu fucilato sommariamente dalla polizia speciale delle Brigate Nere “Banda Tucci”, di stanza a Como, nel recinto della stessa caserma della Brigata di Bugone, pagando così con la vita il suo generoso impegno a favore dei profughi ebrei e dei perseguitati di ogni genere.

La sua salma fu tumulata nel Cimitero di Moltrasio, ove una lapide riporta la frase: “Ancor giovane, generosamente donò la vita per l’ideale supremo della Patria”. Sul conto del CORRIAS è stata recentemente formulata, da parte dell’Ambasciata d’Israele in Italia, la proposta di conferimento della “Medaglia dei Giusti tra le Nazioni”.

Di Gerardo Severino, tratto dal sito www.gdf.it

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3 pensieri riguardo “Il giorno della memoria

  1. Il finanziere Corrias è stato effettivamente proclamato "Giusto tra le Nazioni" nel corso del 2007 e su di lui vi è un libro biografico scritto da me, dal titolo "Un anno dul Monte Bisbino. Salvatore Corrias un finanziere nel giardino dei Giusti", che è stato pubblicato, fuori commercio, dal Museo che diriggo, in quanto non interessava a nessun editore. Posso solo aggiungere che la figura del Corrias è stata scoperta e rivalutata da me, che ho anche firmato la proposta di conferimento della Medaglia d’Oro al Merito Civile, oltre a quella di giusta, anche se poi alcuni "pseudo" giormalisti si sono accaparrati di meriti inesistenti per i soliti scoop.
    Grazie per aver citato la fonte dalla quale è stata tratta questa splendida storia di coraggio ed eroismo. Altri, pur attingendo dal mio libro e dai miei articoli su Salvatore, ne hanno fatto a meno.
    Saluti,

    Cap. Gerardo Severino, Direttore Museo Storico G.di F.
    Severino.Gerardo@gdf.it

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  2. E’ con immenso piacere che ho letto il suo commento con queste utili precisazioni.

    Per quel che possono valere le mie parole, mi sento in dovere di ringraziarla per aver portato alla ribalta questa storia che senza le sue ricerche rischiava di andar persa. Rimango sorpresa dal fatto che nessun editore abbia mostrato interesse per il suo lavoro, ma probabilmente oggi il grande pubblico è più attratto da delle semplici storielle superficiali che dalla riscoperta degli Eroi del nostro passato in cui la gente, purtroppo, non riesce più a riconoscersi.
    Le auguro che il suo libro riesca ad avere il giusto successo, per lei ma soprattutto per Salvatore.

    Saluti
     

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